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Rassegna Stampa
18.12.2012 'Primavera araba': la donna continua a non avere diritti
persino l'Unità apre gli occhi

Testata:
Autore: Anna Tito
Titolo: «La primavera araba non è per ledonne»

Riportiamo dall'UNITA' di oggi, 18/12/2012, a pag. 19, l'intervista di Anna Tito alla femminista e giornalista tunisina Souhayr Belhassen dal titolo " La primavera araba non è per le donne ".

 
Souhayr Belhassen


Donne protestano contro gli islamisti di Ennahda

«Da militante femminista e per i diritti di tutti lancio un appello per combattere senza trgua contro il ritorno indietro»: Souhayr Belhassen è dal 2007 Presidente della Federazione Internazionale per i Diritti umani, (Fidh) con sede a Parigi. Nel 1993, rea di avere denunciato il «silenzio colpevole » del governo tunisino sulla repressione delle donne algerine, fu espulsa per cinque anni dal suo Paese. Su twitter ora la accusano di screditare l’immagine del Paese all’estero. «Sì, propongono di processarmi per alto tradimento, esattamente come sarebbe avvenuto sotto il regime di Ben Alì», spiega a l’Unità di ritorno dal Bahrein dove ha preso parte all’ennesima missione umanitaria. Sulla recente vicenda della donna violentata dalle forze dell’ordine e imputata invece a sua volta di «attentato alla morale», tiene a sgombrare il campo dagli equivoci: «Escluderei quanto è accaduto una conseguenza diretta dell’ascesa al potere di Ennhada. Nondimeno questo episodio mi appare a dir poco scandaloso: non soltanto la violenza è stata commessa nei confronti di una donna, maper giunta da parte di poliziotti, rappresentanti dell’autorità pubblica e la si è poi anche”criminalizzata” ». Con le istituzioni inevitabilmente scosse in seguito alla rivoluzione, polizia compresa, è tutto quindi rimastocomeprima? «Non direi. Assistiamo a una vera e propria esplosione della libertà di espressione, da cui sono conseguite elezioni democratiche, che hanno nel nostro caso portato al potere il Partito di Ennhada, che ci piaccia o meno. Ora le istituzioni sono in via di cambiamento, ed Ennhada sta tentando di fare piazza pulita delle acquisizioni “moderniste” del Paese: basti pensare al tentativo di introdurre nella Costituzione il reato di attentato al sacro e la complementarietà della donna in rapporto all’uomo. La nuova Tunisia deve inoltre affrontare la questione della sicurezza del Paese e delle persone, ed Ennadha non è stato in grado di far fronte all’attacco, avvenuto in settembre, all’ambasciata degli Stati Uniti a Tunisi: siamo tutti al corrente del contributo dato dagli Usa per l’ascesa al potere degli islamici, e l’attacco ci ha quindi sorpresi». La rivoluzione non ha dunque apportato alcun cambiamento nella condizione delle donne e dei diritti umani in generale? «Per quanto concerne in particolare le donne, il partito di Ennhada è arrivato al potere sponsorizzando i principi islamici, con un progetto “regressivo” nei confronti delle donne. Per il resto, la rivoluzione ha apportato molto: l’approvazione della legge contro la tortura, il multipartitismo, l’indipendenza e la libertà della stampa e delle televisioni, tutti elementi irreversibili. I tunisini non hanno più paura, scioperano e manifestano, e in difesa della ragazza violentata sono scese in piazza duemila e più persone». Contro l’articolo 28 della nuova Costituzione, sulla «complementarietà della donna rispetto all’uomo »,laFederazionecheleipresiedehalanciatouna battaglia per l’eguaglianza. il governo è stato costretto a fare un passo indietro. «Abbiamo combattuto il regime di Ben Alì e non ci arrendiamo adesso: viviamo in una società diversificata, con le sue inevitabili forze regressive, in quanto non tutti hanno studiato o viaggiato in Occidente, né tantomeno conoscono davvero i diritti umani. Prendiamo atto che buona parte dei cittadini ha voluto Ennhada, che intanto sull’articolo 28 ha poi fatto un passo indietro. Però appare chiara l’intenzione di frenare l’emancipazione delle donne, in tutti i campi. Il leader El Ghannouchi all’Occidente ribadisce determinati principi, e quando si rivolge ai compatrioti afferma tutto il contrario.E a mio avviso la ragazza violentata viene accusata dalle autorità per far sì che tutte le donne se ne stiano a casa». Condividelasensazionecheilgovernosiafortemente condizionato dai salafiti, rappresentanti dell’ala più radicale dell’Islam? «Certamente: i salatiti perpetrano violenze ovunque nel Paese, ed Ennhada non ha né la volontà, né la capacità, di proteggere i tunisini. I salafiti arrestati, anche i criminali veri e propri, vengono subito liberati. Adesso anche l’essere laici è diventato pericoloso. Il governo attuale ha vinto democraticamente le elezioni,manon fa prova di oggettività e di neutralità, concedendo ai salatiti uno spazio sempre maggiore nella gestione dello Stato ».

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