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Rassegna Stampa
01.11.2012 Udg non vede il pericolo nucleare iraniano
e allora sotto con le interviste a chi si oppone a Bibi

Testata:
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: «Le destre alleate un pericolo per Israele»

Il quotidiano del PD non ha mai dimostrato una particolare attenzione al pericolo rappresentato dall'Iran nucleare, l'interesse è sempre puntato su Israele, soprattutto con la critica alla politica del governo, poco importa quale partito ci sia alla guida. Certo, se c'è Bibi, Ugd ci inzuppa il pane, ecco allora un articolo come quello di oggi, 01/11/2012, sull'UNITA' con il titolo " Le destre alleate un pericolo per Israele".
Nel quale Shelly Yachimovich fa soltanto il suo mestiere, essendo alla guida di un partito d'opposizione, e cioè attaccare il governo. Sull'Iran è cauta, ma non può fare altrimenti, anche se siamo convinti che la pensa esattamente come Bibi, solo che non può dirlo, altrimenti come farà ad acchiappare voti alle elezioni del prossimo gennaio ? Che poi non abbia una visione del tutto chiara sul Medio Oriente e dei pericoli che corre Israele, questo fa parte della cecità che la sinistra, non solo israeliana, ha sempre dimostrato, nel secolo scorso e in questo.

Shelly Yachimovich

«L’unione tra Netanyahu e Lieberman dovrebbe preoccupare chiunque abbia ancora a cuore quei principi di solidarietà sociale e di convivenza che sono stati a fondamento della nascita dello Stato d’Israele. Quello a cui Netanyahu e Lieberman hanno dato vita è un’alleanza che alimenta la divisione e lo scontro sociale, che discrimina le minoranze. Un’alleanza dal profilo razzista».Èun j’accuse possente quello lanciato da Shelly Yachimovich, 52 anni, dal settembre 2011 alla guida del Partito laburista israeliano, dopo aver battuto nelle primarie l’ex segretario generale del Labour ed ministro della Difesa Amir Peretz. Yachimovich è la seconda donna alla guida del Partito laburista israeliano dopo Golda Meir (1969-1974). Israele verso il voto. Un voto anticipato al 22 gennaio 2013. Molti analisti prevedono una netta affermazione della destra, al punto da prefigurare già la spartizione di potere e poltrone: al falco Lieberman andrebbe il ministero della Difesa. Una prospettiva che Amir Oren, analista militare del quotidiano di Tel Aviv Haaretz,ha così valutato: «Il dato agghiacciante è sotto gli occhi di tutti. Lieberman sarà ministro della Difesa, avrà accesso a tutti i segreti nucleari e di intelligence, autorizzerà operazioni ed incursioni, sarà l’uomo chiave di ogni guerra necessaria o superflua». «È uno scenario da incubo!» ha concluso Oren. «Condivido il grido d’allarme di Oren - dice a l’Unità la leader laburista, un passato di giornalista di successo della Tv israeliana Canale 2, “colomba” pacifista e sostenitrice delle istanze sociali che sono state alla base del movimento degli “indignados” israeliani - e so bene che la nostra strada è in salita.Mala partita è ancora aperta. Il mio obiettivo oggi è di unire le forze democratiche e progressiste per creare un’alternativa di governo alle destre, partendo dalla devastazione sociale provocata dall’attuale governo. Netanyahu non è un monarca assoluto, unto da Dio. Può essere sconfitto». Quanto al processo di pace, Yachimovich afferma: «Credo in due Stati e in due popoli, e ritengo che i contenuti di un accordo di pace sostenibile da ambedue le parti siano quelli delineati dall’allora presidente degli Stati Uniti Bill Clinton a Camp David. Se sarò primo ministro, ridarò slancio al dialogo con i palestinesi ».
In vista delle elezioni anticipate,Benjamin Netanyahu e Avigdor Lieberman hanno deciso di unire i loro partiti, Likud e Israel Beitenu. Cosa pensa di questo patto d’azione?
«Il peggio possibile. Il loro è uno spregiudicato patto di potere che s’innesta su una ideologia reazionaria che si nutre del peggior nazionalismo e di un liberismo selvaggio che sta trasformando Israele in una “giungla” in cui i più deboli, gli anziani, le madri single, i giovani, rischiano di finire ai margini della società, senza diritti e senza futuro, condannati alla povertà assoluta o a un precariato a vita. In Israele esiste una grande questione sociale che la sinistra deve saper affrontare e risolvere puntando su un mercato che va regolato e indirizzato alla costruzione di opportunità di lavoro. Equità, solidarietà, giustizia sociale sono i pilastri di una politica che ridia speranza e ossigeno ad un Paese che la destra sta trasformando in una “giungla” sfrenata. La destra sta distruggendo lo Stato sociale. Noi dobbiamo impedirglielo».
Un tema centrale nel dibattito politico riguarda  l’Iran e come garantire la sicurezza d’Israele.
«Vede, all’ordine del giorno nella vita d’Israele c’è sempre stato il problema della sicurezza. Il mio Paese vive in una sorta di trincea permanente. Lungi damesottovalutare la minaccia iraniana - la comunità internazionale deve rafforzare ulteriormente le sanzioni contro il regime di Teheran e isolarlo sul piano diplomatico - ma oggi la gente ha compreso che la sicurezza contro una minaccia esterna non è più sufficiente, perché è necessario anche rendere più sicura la nostra vita quotidiana, avere un tetto sulle nostre teste e cibo sulle nostre tavole, e una buona istruzione per i nostri figli e sicurezza nelle nostre strade. È questa idea di “sicurezza” sociale che la destra ha pesantemente incrinato. La sinistra deve costruire su questo una forte, credibile alternativa, chiamando i partiti di centro ad un fronte comune. La scelta in queste elezioni sarà tra uno Stato radicale isolato e uno Stato sionista sano. Sono convinta che giustizia sociale e pace siano due facce della stessa medaglia: quella di un Paese che vuole investire nel futuro e non chiede altro che di essere un Paese “normale”, non più in trincea ma profondamente integrato in un Medio Oriente che le “primavere arabe”, nel bene o nel male, hanno comunque ridisegnato».
Negli ultimi tempi si sono moltiplicati in Israeleepisodi d’intolleranza da parte di un insorgente estremismo religioso. Qual è in proposito il suo punto di vista? «La battaglia contro l’estremismo religioso non è una battaglia di destra o di sinistra ma è una battaglia di civiltà dell’intero popolo ebraico».

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