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Rassegna Stampa
27.08.2012 Rachel Corrie, domani i risultati dell'inchiesta israeliana
Udg inizia a sguazzare prima ancora di conoscere il verdetto

Testata:
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: «Rachel Corrie, 9 anni dopo il verdetto domani ad Haifa. Usa: inchiesta non credibile»

Riportiamo dall'UNITA' di oggi, 27/08/2012, a pag. 12, l'articolo di Umberto De Giovannangeli dal titolo "Rachel Corrie, 9 anni dopo il verdetto domani ad Haifa. Usa: inchiesta non credibile".


Rachel Corrie

Attendiamo che la sentenza sia emessa prima di fare valutazioni di alcun genere.
Rachel Corrie, studentessa universitaria americana, uccisa a Gaza da un bulldozer israeliano, nel tentativo di bloccare la demolizione di una casa di terroristi. Il guidatore, dal suo seggiolino sul bulldozer, non era riuscito a vederla, e lei, per sua scelta, si era inserita sul percorso di manovra, in un punto da dove non poteva essere vista. Per chi volesse maggiori informazioni, cliccare sui link sottostanti:
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=43713
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999920&sez=110&id=8812

Nove anni per cercare di ottenere verità e giustizia. Nove anni per giungere ad un verdetto. Verità e giustizia per Rachel Corrie, 23 anni, statunitense di Olympia, attivista dell'International Solidarity Movement (Ism) , morta il 16 marzo 2003, schiacciata da un bulldozer militare israeliano. Un Caterpillar D9-R guidato da un soldato israeliano l'ha uccisa mentre manifestava pacificamente contro la demolizione di case palestinesi a Rafah, nella Striscia di Gaza. Domani alle 9 la Corte distrettuale di Haifa dovrebbe emettere il verdetto finale, a nove anni dall'omicidio di Rachel. «Le numerose prove presentate in tribunale - rimarca il padre della ragazza uccisa, Craig Corrie - mostrano un sistema malato di responsabilità tollerato dagli Stati Uniti nonostante la conclusione che l'indagine militare israeliana non sia stata né credibile né trasparente.. SPERANZA E PESSIMISMO
«Gaza nel 2003 era una zona di guerra e il comportamento degli attivisti internazionali è stato «irresponsabile. Questa la linea di difesa israeliana che, nelle parole del colonnello Pinhas Zuaretz, comandante della Divisione Brigata Sud presente a Gaza nel 2003, spiega: «Gli attivisti non dovevano trovarsi li», e se c'erano «aiutavano i terroristi». «La nostra supposizione - gli fa eco il comandante S.H.R, il primo testimone di Tsahal ascoltato dai giudici di Haifa in un processo durato 2 anni e 15 udienze - era che i civili venissero utilizzati come scudi per costringerci a portare via i nostri mezzi. E che poi (i terroristi) ci avrebbero colpito. Se percepisci qualcuno come terrorista, devi sparare per uccidere.. Cosa era Gaza in quei giorni terribili, a raccontarlo è la stessa Rachel Corrie, in una delle sue ultime lettere prima di essere uccisa (28 febbraio 2003): «Sento altre forti esplosioni fuori, lontane, da qualche parte. Quando tornerò dalla Palestina, probabilmente soffrirò di incubi e mi sentirò in colpa per il fatto di non essere qui, ma posso incanalare tutto questo in altro lavoro. Venire qui è stata una delle cose migliori che io abbia mai fatto. E quindi, se sembro impazzita, o se l'esercito israeliano dovesse porre fine alla sua tradizione razzista di non far male ai bianchi, attribuite il motivo semplicemente al fatto che io mi trovo in mezzo a un genocidio che io anch'io sostengo in maniera indiretta, e del quale il mio governo è in larga misura responsabile.. Gli Usa, rassicurati attraverso l'allora presidente George W.Bush, si sono affidati all'inchiesta indipendente israeliana. Ora, però, l'ambasciatore statunitense a Tel Aviv, Daniel Shapiro, ha sostenuto che l'inchiesta e le indagini condotte dalla magistratura israeliana sono insoddisfacenti, non credibili e non trasparenti come avrebbero dovuto essere. Di conseguenza, aggiunge Shapiro, il processo iniziato nel marzo 2010 alla Corte di Haifa non è attendibile. L'attesa per il verdetto è febbrile. Tra i compagni di Rachel, tra i pacifisti israeliani, tra la gente palestinese che aveva conosciuto e amato Rachel. Ed è profondamente vero quanto affermato da Cindy Corrie, la madre di Rachel: «La nostra battaglia per la giustizia è per tutti quei palestinesi che vivono lo stesso dolore e che non hanno la possibilità di entrare in un tribunale. Questo processo non è solo per Rachel, è per tutta Gaza».

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