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Rassegna Stampa
27.04.2012 Turchia, il negazionismo del genocidio armeno è ancora ben radicato e diffuso
Alberto Tetta intervista Robert Koptas, direttore del settimanale bilingue turco-armeno Agos

Testata:
Autore: Alberto Tetta
Titolo: «Del genocidio armeno ora si può parlare di più Ma, confesso, ho paura»

Riportiamo dall'UNITA' di oggi, 27/04/2012, a pag. 33, l'intervista di Alberto Tetta a Robert Koptas, direttore del settimanale bilingue turco-armeno Agos, dal titolo " Del genocidio armeno ora si può parlare di più. Ma, confesso, ho paura ".


Robert Koptas

Robert Koptas è molto cauto nelle risposte che dà alle domande di Alberto Tetta, non è difficile immaginare il motivo. La tensione fra turchi e armeni non si è affievolita. La Turchia continua a rifiutare di riconoscere di aver perpetrato il genocidio armeno e i rapporti con l'Armenia sono piuttosto tesi.
Quando Tetta gli chiede se si sente in pericolo, Koptas risponde : "
Sono una persona normale. Se dicessi che non ho mai paura mentirei. Conosco bene la Turchia e anche il livello di violenza che la retorica nazionalista puo produrre, ma non permetto a questa paura di influire sul mio lavoro", una risposta che lascia intendere quale sia il clima per gli armeni in Turchia.
Ecco l'intervista:

Ci sono ferite che nonguariscono, è scritto sul poster al centro di Piazza Taksim a Istanbul. Intorno, migliaia di persone sedute in silenzio, con tra le mani fotografie degli intellettuali armeni deportati il 24 aprile 1915. Cosi anche Istanbul ha ricordato il MedzYeghern cioe il Grande Male, in armeno. La deportazione e l'eliminazione dell'elite fu solo la prima tappa del piano sistematico delle autorita ottomane per eliminare la minoranza armena. Piu di un milione le vittime del primo genocidio del ventunesimosecolo. Oltre che a Yerevan, capitale dell'Armenia, in molti Paesi sonostati organizzati sit-in e manifestazioni nel 97° anniversario dal genocidio. Secondo Robert Koptas, direttore del settimanale bilingue turco-armeno Agos, intervistato da l'Unita, la commemorazione di Istanbul, tuttavia, ha un significato particolare.
Solo da tre anni il 24 aprile anche in Turchia viene ricordato il genocidio armeno, perche?
La Turchia e il luogo dove il genocidio e stato commesso, ma anche la terra d'origine delle persone che di quel genocidio sono state vittima, gli armeni. In tutta l'Anatolia rimangono evidenti segni della loro presenza come antiche chiese, cimiteri e monumenti. Lo stato turco, pero, per anni ha adottato una politica di negazione e rimozione sia del genocidio che del'identita culturale armena. Politica che tuttavia e ora contestata da un numero crescente di persone.Unaparte della societa turca ora sa cosa è successo nel 1915 e un'altra, forse piu piccola, ma non meno importante, lotta perche si conosca, si parli, e venga accettata la verita storica. La commemorazione in Piazza Taksim e una tappa di questa lotta.
La comunita armena di Turchia ha da sempre un approccio diverso rispetto a quello della diaspora, perche? 
I membri della diaspora sono molto piu radicali rispetto ai 70mila armeni che vivono in Turchia riguardo al rapporto da tenere con la Repubblica turca. Secondo me è comprensibile visto che, da esuli, sono quelli che hanno sofferto di più, tuttavia non credo che questo tipo di approccio sia utile per trovare una soluzione al conflitto tra turchi e armeni. Enecessario cercare altre strade che non siano, il muro contro muro o l'odio anti-turco. La chiave per superare il conflitto tra i due popoli è il dialogo, dobbiamo dare vita a progetti comuni. In Turchia la stragrande maggioranza della popolazione oggi nega che ci sia stato un genocidio perche non sa cosa e davvero successo nel 1915. Per esempio se cambiassero i libri di storia, allora sarebbe possibile per le future generazioni crescere con una percezione diversa degli armeni. Urlando e pretendendo non si ottiene niente, i turchi e gli armeni devono sedersi assieme attorno a un tavolo e parlarsi, non c'è altra soluzione.
Nel 2007 uno degli esponenti più importanti della vostra comunità e il precedente direttore del vostro giornale è stato assassinato da un giovane nazionalista, a cinque anni dalla morte di Hrant Dink come vivono armeni di Turchia?
La morte di Hrant Dink e stata una grandissima perdita. La sua scomparsa ha lasciato un vuoto incolmabile. Nessuno e stato capace di produrre idee in grado di mettere in crisi il discorso ufficiale come ha fatto lui. Tuttavia dopo il suo omicidio si e cominciato a parlare piu apertamente di temi prima tabu, la sua morte inoltre ha spinto molti intellettuali turchi ha schierarsi con maggior coraggio. La società urca ha cominciato ad assimilare i concetti che Hrant Dink era riuscito a fare entrare nel dibattito pubblico prima di morire. Nel 2008 piu di 30mila cittadini turchi hanno sottoscritto una lettera di scuse indirizzata agli armeni per i fatti del 1915. La comunità curda è molto sensibile a questo tema, ma ci sono anche intellettuali musulmani che hanno preso posizione sulla questione genocidio. Insomma, nella società turca e in atto come un risveglio, sta diventando giorno dopo giorno piu consapevole del suo passato.
Qual è l'approccio del governo?
E innegabile che siano stati fatti dei passi avanti negli ultimi anni soprattutto rispetto ai diritti delle comunita non-musulmane, come gli armeni e i greci. Per quanto riguarda gli armeni di Turchia la situazione e migliorata, non ci sono stati invece progressi nel dialogo per risolvere la crisi con l'Armenia e la tensione con la diaspora rimane altissima.
Il suo predecessore e stato assassinato per aver espresso idee scomode, anche lei si sente in pericolo?
Sono una persona normale. Se dicessi che non ho mai paura mentirei. Conosco bene la Turchia e anche il livello di violenza che la retorica nazionalista puo produrre, ma non permetto a questa paura di influire sul mio lavoro. Vivo la mia vita e visto che credo in quello che faccio continuo a scrivere.

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