sabato 18 maggio 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Rassegna Stampa
20.04.2012 Tunisia: la favola dell'islam democratico
ci crede Roberto Brunelli sull'Unità

Testata:
Autore: Roberto Brunelli
Titolo: «Nostalgia dei turisti. La Tunisia di Ennahda proclama l’islam soft»

Riportiamo dall'UNITA' di oggi, 20/04/2012, a pag. 34, l'articolo di Roberto Brunelli dal titolo " Nostalgia dei turisti. La Tunisia di Ennahda proclama l’islam soft".


Hamadi Jebali                      Moncef Marzouki

Brunelli riporta le dichiarazioni di Hamadi Jebali (capo del governo provvisorio e segretario generale del partito islamico Ennahda) e Moncef Marzouki (presidente della Repubblica) senza contraddirle mai, senza un minimo di spirito critico.
Brunelli scrive : "
Il Paese, con la vittoria alle elezioni del partito confessionale Ennahda, agli occhi occidentali sembra aver imboccato la via dell’islamizzazione ". Non 'sembra' aver imboccato la via dell'islamizzazione. L'ha imboccata e basta. Per il momento la sharia non c'è ancora, ma è solo questione di tempo. Il fatto che, dopo la vittoria elettorale di Ennahda, le donne tunisine siano scese in piazza a protestare è un segnale forte di quanto sta succedendo. Come si può prendere sul serio ciò che dice un leader islamista? Si può credere a un islamista quando parla di uguaglianza dei sessi e democrazia ? Esiste uno Stato islamico e democratico?
Moncef Marzouki dichiara : "
Non è anche il Vaticano la meta privilegiata dei cristiani? Eppure, a nessuno verrebbe in mente di escludere Roma dalle destinazioni turistiche. Pure in Occidente vi sono estremismi religiosi. L’uso malvagio della religione è quando si cerca di imporre il proprio punto di vista agli altri attraverso il ricorso alla forza e alla violenza. Ma non è quello che accade qui.". Gli estremisti religiosi sono ovunque, certo, ma a Roma non hanno vinto le elezioni, non chiedono di ispirarsi alla legge religiosa e il governo non li appoggia.
Marzouki continua : "
L'Islam dice di non fare male al prossimo.
In Tunisia ci sono 30mila persone di religione ebraica, e viviamo da fratelli. Io sono di quelli che pensano che la donna debba essere libera di portare o non portare il velo, e questo pensa la maggioranza dei tunisini.". Sarà per questo che la Tunisia è stato il primo Paese della 'primavera' a chiudere i rapporti con Israele. Sarà per questo che i salafiti inneggiano in piazza all'assassinio degli ebrei e il governo non prende le distanze ?
Ecco l'articolo:

Hamadi Jebali stringe gli occhi. Ci sono le telecamere, ci sono i flash, ci sono le giovani croniste tunisine, qualcuna con il velo e molte altre no. Sulla fronte ha la caratteristica macchia scura derivante da infinite ore passate a pregare l'Altissimo nel buio di una cella. Lui, il capo del governo provvisorio e segretario generale del partito islamico Ennahda, scandisce le parole una ad una, mentre risponde ad una domanda de l'Unità. «Ci sono quelli che descrivono la Tunisia come una giungla piena di bestie feroci, ma sono in torto. Ora, la Tunisia che si è affrancata dalla dittatura conta sul suo popolo affinché sia il garante della nuova democrazia. Ovviamente noi siamo per una democrazia sostenuta dalla legge, e chi infrangerà la legge sarà giudicato dalla legge ». A poco più di un anno dalla «rivoluzione del gelsomino» che ha fatto collassare il regime di Ben Alì dando il via alla primavera che inuna manciata di mesi ha cambiato (e sta continuando a cambiare) i connotati al mondo arabo, la Tunisia è ad un passaggio cruciale.
Il Paese, con la vittoria alle elezioni del partito confessionale Ennahda, agli occhi occidentali sembra aver imboccato la via dell’islamizzazione, e questo mentre ha un dannatissimo bisogno di aprirsi sempre di più al mondo. Il fatto è che è il denaro a mancare: l’economia stenta a riprendersi, la disoccupazione tocca percentuali a due cifre, il turismo ha subito un crollo delle presenze, nel 2011, del 30%, risultato di un combinato disposto dato dall’effetto-rivoluzione e dalla crisi economica europea, che ha ovviamente depresso la domanda. Per questo qui a Djerba è arrivata armi e bagagli l’organizzazione mondiale del turismo per una mega- conferenza internazionale sul turismo nel Mediterraneo messa in piedi dallo stesso governo tunisino, deciso a mostare il ritratto di un Paese laico e voglioso di dimostrare la propria laicità. Ma quelle che arrivano agli occidentali sono le scene di manifestazioni e scontri come quelli di qualche giorno fa a Tunisi, che hanno fatto una dozzina di feriti, oppure l’assedio di ieri l'altro alla facoltà di lettere dell’Università di La Manouba da parte degli studenti salafiti, o l’assalto e la sassaiola di centinaia di disoccupati ieri a Om Larayes. Non è questa l'immagine che la Tunisia governata da Ennahda vuole dare di sé.
La chiave di volta, manco a dirlo, è la religione. Il presidente della Repubblica, Moncef Marzouki, sabato scorso ha visitato la chiesa ortodossa della capitale, scagliandosi contro «l'intolleranza e la xenofobia». Tre giorni prima il capo dello Stato è venuto a Djerba per il decimo anniversario dell'attentato alla sinagoga El Ghriba (lo straniero): qui, l’11 aprile 2002, morirono 21 persone. L’attacco fu rivendicato da Al Qaeda. Marzouki ha voluto far arrivare la sua voce agli ebrei tunisini in quella che è una delle più antiche sinagoghe del mondo, meta ancora oggi di intensi pellegrinaggi. Pluralismo, tolleranza, stabilità. Sono le stesse parole d'ordine di Jebali.
Sempre rispondendo a l’Unità, il presidente del governo, che ha passato 15 anni nelle prigioni di Ben Ali, dieci in isolamento totale, ha voluto chiarire con precisione il concetto. «Gli occidentali non hanno alcun motivo di preoccuparsi. Non c'è da aver paura di persone che frequentano una moschea, né ha grande importanza il loro modo di vestire o come fanno crescere le loro barbe. Non è anche il Vaticano la meta privilegiata dei cristiani? Eppure, a nessuno verrebbe in mente di escludere Roma dalle destinazioni turistiche. Pure in Occidente vi sono estremismi religiosi. L’uso malvagio della religione è quando si cerca di imporre il proprio punto di vista agli altri attraverso il ricorso alla forza e alla violenza. Ma non è quello che accade qui. Nel popolo tunisino prevarranno la democrazia, la libertà e la legalità».
È quasi un mantra. Spiega il signor Bechìr, che «voi occidentali, voi europei, avete purtroppo una visione distorta dell’Islam. I tg veicolano un’immagine fatta di violenza, di confusione. Ma non è così». Bechìr, che a Djerba fa l’imprenditore, veste con un ampio caftano bianco e porta il fez. «L'Islam dice di non fare male al prossimo.
In Tunisia ci sono 30mila persone di religione ebraica, e viviamo da fratelli. Io sono di quelli che pensano che la donna debba essere libera di portare o non portare il velo, e questo pensa la maggioranza dei tunisini. Certo che ci sono problemi economici, e sono problemi immensi. Ma questo governo ha deciso di affrontarli aprendosi alle altre forze politiche, sapendo che la transizione bisogna gestirla tutti insieme. Però ora abbiamo la libertà, ed è un bene incomparabile. Dateci tempo, e vedrete». Intanto, la macchina del turismo tunisino cerca di rimettersi in moto lustrando i propri gioielli. Nei grandi alberghi – che oggi si gettano sul mercato a prezzi competitivi, per non dire stracciati – affluiscono i tour operator di tutta Europa, incoraggiati da cene pantagrueliche e da scenografici spettacoli di ballo. Momenti di danza tradizionale in riva al mare, intervallati da sfrenati balletti al ritmo di rap. L’Islam del nuovo millennio, almeno qui in Tunisia batte anche questo ritmo.

Per inviare la propria opinione all'Unita', cliccare sull'e-mail sottostante


lettere@unita.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT