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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Rassegna Stampa
03.11.2011 Si può credere al dittatore siriano quando sostiene di aver accettato un piano di pace?
ma i massacri continuano. Cronaca di Udg

Testata:
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: «'Sì al piano di pace'. La Siria cede alla Lega araba»

Riportiamo dall'UNITA' di oggi, 03/11/2011, a pag. 31, l'articolo di Umberto De Giovannangeli dal titolo " 'Sì al piano di pace'. La Siria cede alla Lega araba".


Bashar al Assad

La Siria avrebbe accettato il 'piano di pace' della Lega Araba. Come sia possibile dar credito alle parole di un dittatore che manda i carri armati contro la popolazione disarmata, è un mistero. La redazione dell'Unità c'è riuscita, a giudicare dal titolo.
Se non altro Udg, nel suo articolo, riporta le perplessità dei dissidenti siriani.
Ecco il pezzo:

La verifica scatta da subito. Ma, almeno sulla carta, la svolta èdi quelle che pesano. La Siria ha accettato la road map della Lega Araba per porre fine alle violenze conunpiano in quattro punti, approvato nella riunione di oggi pomeriggio, che prevede anche l'apertura del Paese a osservatori della Lega e media internazionali.
Nel documento diffuso dopo la riunione a porte chiuse dei 22 ministri degli esteri della Lega si afferma che il governo siriano accetta di mettere fine a tutti gli atti di violenza e agli aspetti militari per proteggere cittadini siriani, di liberare tutti i detenuti della rivolta, di evacuare i centri abitati dei carri armati e di aprire il Paese agli osservatori della Lega araba e ai media arabi e internazionali. Nelleprossimedue settimane, col progresso tangibile sul terreno degli impegni assunti dal governo siriano, il comitato ministeriale della Lega, afferma ancora il documento, procederà a contatti col governo di Damasco e le forze dell'opposizione siriana per preparareun congresso di dialogo nazionale. Il testo dell’intesa non indica dove si terrà questo confronto, un tema delicato, perchè la Siria vuole che sia a Damasco mentre le forze di opposizione chiedono che avvenga fuori dal Paese. «Spero che il piano della Lega araba per risolvere la crisi in Siria sarà implementato senza indugi». Ad affermarlo è il segretario generale delle Nazioni unite Ban Ki-moon, aggiungendo tuttavia che nel passato il presidente siriano Bashar Assad non ha mantenuto gli impegni. In una conferenza stampa ieri a Tripoli, in occasione della sua prima visita in Libiadopo il rovesciamento del regime diMuammarGheddafi, Ban ha aggiunto che il presidente Assad «deve applicare l'accordo il più rapidamente possibile e come convenuto.
La gente ha sofferto troppo a lungo, è una situazione inaccettabile». Al raggiungimento dell'accordo tra Damasco e la Lega araba non sembra però credere l'opposizione siriana. «L'escalation della repressione da parte del regime che ha provocato decine di vittime in pochi giorni è la sua risposta al piano proposto dalla Lega araba», afferma il Consiglio nazionale siriano, che raccoglie lamaggioranza delle correnti di opposizione. La proposta della Lega Araba per mettere fine alle violenze in Siria non fa cambiare la posizione della Casa Bianca, secondo cui il presidente Bashar al Assad deve dimettersi. Affermando che gli Usa «sostengono tutti gli sforzi internazionali per convincere il regime (siriano) a smetterla di attaccare il suo popolo», il portavoce della Casa Bianca Jay Carney ha detto che «la nostra posizione rimane la stessa, Assad ha perso la legittimità e dovrebbe dimettersi». Le consultazioni tra la Lega Araba, i rappresentanti del regime siriano e quelli delle opposizioni siriane cominceranno tra due settimane a Doha, in Qatar, Paese presidente di turno della Lega Araba. Lo ha detto in serata, in una conferenza stampa al Cairo trasmessa in diretta dalla tv panaraba al Jazira il premier e ministro degli esteri del Qatar lo sheikh Hamad ben Jassem Al Thani.
Nel frattempo, il sangue continua a scorrere. Almeno 20 civili sono rimasti uccisi in Siria nelle ultime 24 ore in due attacchi condotti nei pressi di Homs,nel centro del Paese. Lo riferiscono alcuni attivisti. Nel primo attacco, avvenuto l’altro ieri sera, uomini armati hanno attaccato un autobus che trasportava alcuni lavoratori, uccidendo nove passeggeri.Ariferirlo è stato Majd Amer, attivista di Homs. Nel secondo attacco invece, avvenuto ieri, uomini armati hanno attaccato i lavoratori di una fabbrica nel villaggio di Houla, uccidendo almeno 11 persone. I riflettori sono puntati sul Paese- chiave in questo braccio di ferro diplomatico: il Qatar, a sua volta catalizzatore dell’azione dei Paesi arabi del Golfo. Riflette in proposito Ghazi Dahman, analista politico siriano: «La posizione dei Paesi arabi del Golfo ha rappresentato l’avanguardia di una posizione araba lungamente desiderata e auspicata dalla piazza siriana. I primi segnali di una simile posizione sono emersi nell’espressione di fastidio manifestata dal Qatar per la spaventosa repressione compiuta dalle autorità di Damasco nei confronti della società siriana. Il Qatar trovò nell’attacco condotto da bande di “shabiha” (milizie irregolari armate dal governo siriano, ndr) all’ambasciata qatariota di Damasco - compiuto per “protestare” contro la copertura mediatica favorevole alla popolazione siriana data dal canale satellitare al Jazira - un pretesto per uscire dal lungo e imbarazzante silenzio arabo». Prosegue Dahman: «A coronare la posizione dei Paesi arabi del Golfo giunse poi l’appello rivolto dal re saudita Abdallah bin Abdel Aziz alle autorità siriane affinché ponessero fine allo spargimento di sangue e scegliessero fra il caos e la stabilità. Anche gli altri Paesi arabi del Golfo hanno esercitato pressioni nei confronti del regime siriano, richiamando i propri ambasciatori per consultazioni e dando il proprio appoggio all’invio di una commissione sui diritti umani che indagasse sulla situazione in Siria..». Una posizione rispecchiata in toto dalla roadmapdella Lega Araba accettata, o per meglio dire subita, dal regime siriano.

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