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Rassegna Stampa
12.07.2011 Boicottaggio, manifestazioni violente di protesta, isolamento politico
ecco i negoziati secondo l'Anp

Testata:
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: «'I piromani a Tel Aviv vanno isolati Al Pd chiedo coraggio'»

Riportiamo dall'UNITA' di oggi, 12/07/2011, a pag. 33, l'intervista di Umberto De Giovannangeli a Hanan Ashrawi dal titolo " 'I piromani a Tel Aviv vanno isolati Al Pd chiedo coraggio' ".


Hanan Ashrawi

Il titolo dell'intervista riesce a fare propaganda nella propaganda. Ashrawi dice parecchie cose, nel corso dell'intervista, ma parla sempre di governo israeliano, non di Tel Aviv. L'Unità ha usato a sproposito le virgolette, come se fossero state le esatte parole di Ashrawi. Niente di grave, comunque, siamo sicuri che le condividerebbe, visto ciò che dice di Israele e del suo governo : "quello israeliano è un governo di piromani. Sistematicamente hanno dato fuoco ad ogni possibilità di dialogo e hanno scelto la strada dello scontro frontale mascherandola a volte con la retorica delle buone intenzioni. ".
Ashrawi continua : "
I falchi israeliani si sentono al di sopra di tutto e di tutti. Hanno chiuso la porta in faccia a Obama, rifiutando anche la proposta di una mini moratoria di tre mesi nella costruzione degli insediamenti, fatto orecchie da mercante alle critiche dell'Unione Europea. ". Israele ha bloccato le costruzioni negli insediamenti per ben 10 mesi, l'anno scorso. 10 mesi durante i quali Abu Mazen non ha fatto nulla per iniziare i negoziati. Salvo pretendere che la moratoria venisse prorogata solo per sedersi al tavolo dei negoziati e senza offrire niente in cambio.
Per quanto riguarda la presunta porta chiusa in faccia a Obama, facciamo notare ad Ashrawi che a settembre gli Usa non appoggeranno l'autoproclamazione dello Stato palestinese, mentre il loro appoggio a Israele non è messo in discussione. Ashrawi dice anche che : "
È un delirio di onnipotenza che non prevede compromessi ma solo l’annientamento della controparte". Le stesse parole possono essere riferite al modo di negoziare inteso da Anp e Hamas.
Secondo Ashrawi la logica del governo israeliano è 
 militarista, colonizzatrice, impastata di nazionalismo e fondamentalismo religioso. La logica di chi non contempla il compromesso". Netanyahu ha dichiarato diverse volte (l'ultima l'altro ieri a Bersani) di essere pronto a fare concessioni e a raggiungere compromessi. E lo stesso hanno fatto tutti i governi israeliani precedenti. Sharon si è ritirato da Gaza, che cos'ha ottenuto, in cambio? Razzi qassam da Hamas e critiche per aver deciso il ritiro unilateralmente. Barak era pronto a offrire allo Stato palestinese la maggior parte dei territori contesi (contesi, non occupati) e Gerusalemme Est, che cos'ha ottenuto da Arafat ? L'Onu aveva offerto agli arabi uno Stato palestinese nel '47, che cos'ha ottenuto? Un rifiuto. Questo denota due cose soltanto: la totale incapacità di negoziare degli arabi e la loro volontà di cancellare Israele più che di ottenere uno Stato palestinese.
Udg chiede ad Ashrawi suggerimenti su come fermare questi terribili falchi israeliani e lei risponde : "
Isolandoli. Con i fatti, non a parole. (...) Quando parlo di fatti, penso agli accordi economici e militari che molti Paesi, l'America e non solo, hanno con Israele. Penso a pressioni diplomatiche, ad atti di grande valore politico come il sostegno al riconoscimento da parte delle Nazioni Unite di uno Stato di Palestina, a manifestazioni di protesta". Boicottaggio, manifestazioni di protesta, isolamento politico. Ecco la via per negoziare secondo i palestinesi.
Ashrawi continua : "
La via della rivolta popolare, non violenta, che recuperi lo spirito della prima Intifada, di quella “rivolta delle pietre” che riportò la questione palestinese al centro dell' interesse internazionale. La via della disobbedienza civile, quella del boicottaggio di tutti i prodotti israeliani che provengono dalle colonie. È la protesta non violenta che palestinesi e israeliani stanno portando avanti contro la costruzione di nuovi insediamenti ebraici a Gerusalemme Est.". Lo spirito della prima Intifada, quella delle pietre, non sarebbe stato violento?
Questi sono i palestinesi 'moderati', quelli coi quali Israele dovrebbe trattare, quelli che Bersani è pronto ad appoggiare, quelli ai quali Bersani concederebbe subito uno Stato, appoggiando l'autoproclamazione a settembre?
Ecco l'intervista:

Un vero amico della pace è chi non chiude gli occhi di fronte alla realtà. E oggi la realtà è che la pace è ostaggio diungoverno, quello israeliano, composto da oltranzisti che si sentono al di sopra di tutto e di tutti. Guardare in faccia la realtà, con coraggio e onestà intellettuale: è ciò che mi attendo da politici europei di primo piano, come il leader dei Democratici italiani».
A parlare, mentre è in corso la tappa palestinese della visita di Pier Luigi Bersani in Medio Oriente, è Hanan Ashrawi, parlamentare, più volte ministra dell’Anp, la primadonna portavoce della Lega Araba, oggi paladina dei diritti umani nei Territori palestinesi.
«Al leader del Pd – rimarca Ashrawi – chiedo anche di battersi perché l’Italia voti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite di settembre la risoluzione per il riconoscimento di uno Stato indipendente di Palestina a fianco d’Israele.Nonè una forzatura unilaterale, è un atto di giustizia e di legalità internazionale. E come tale va sostenuto».
Cosa si attende dalla sinistra italiana e dalla maggiore forza di opposizione ? «Coraggio politico e amore della verità. Coraggio nel guardare in faccia la realtà mediorientale e trarne le dovute conseguenze…».
Quali?
«Prendere atto che quello israeliano è un governo di piromani. Sistematicamente hanno dato fuoco ad ogni possibilità di dialogo e hanno scelto la strada dello scontro frontale mascherandola a volte con la retorica delle buone intenzioni. I falchi israeliani si sentono al di sopra di tutto e di tutti. Hanno chiuso la porta in faccia a Obama, rifiutando anche la proposta di una mini moratoria di tre mesi nella costruzione degli insediamenti, fatto orecchie da mercante alle critiche dell'Unione Europea. È un delirio di onnipotenza che nonprevede compromessi ma solo l’annientamento della controparte. Per costoro pace è solo sinonimo di resa incondizionata del nemico. Parlare di pace con l’attuale governo israeliano significa non voler fare i conti con la logica che sottende ogni loro azione…».
Di quale logica si tratta?
«Quella militarista, colonizzatrice, impastata di nazionalismo e fondamentalismo religioso. La logica di chi non contempla il compromesso, di chi sfida apertamente diritti e legalità, incurante delle critiche della comunità internazionale».
Come fermarli?
«Isolandoli. Con i fatti, non a parole. Facendo intendere loro, con i fatti, che il tempo dell'impunità è finito. Quando parlo di fatti, penso agli accordi economici e militari che molti Paesi, l'America e non solo, hanno con Israele. Penso a pressioni diplomatiche, ad atti di grande valore politico come il sostegno al riconoscimento da parte delle Nazioni Unite di uno Stato di Palestina, a manifestazioni di protesta...».
C'è il rischio che si ritorni ai tempi, tragici, della seconda Intifada?
«La rabbia è tanta e rischia di esplodere. Noi palestinesi dobbiamo riflettere sugli errori commessi ed evitare di cadere nella trappola dei falchi israeliani.Ho sempre ritenuto che la militarizzazione dell'Intifada sia stato un grave errore che non dobbiamo ripetere. Tra gli shahid e la rassegnazione esiste una terza via...».
Quale?
«La via della rivolta popolare, non violenta, che recuperi lo spirito della prima Intifada, di quella “rivolta delle pietre” che riportò la questione palestinese al centro dell' interesse internazionale. La via della disobbedienza civile, quella del boicottaggio di tutti i prodotti israeliani che provengono dalle colonie. È la protesta non violenta che palestinesi e israeliani stanno portando avanti contro la costruzione di nuovi insediamenti ebraici a Gerusalemme Est. Non è facile, lo so bene. Maè la strada giusta. Agli amici italiani chiedo di percorrerla con noi».

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