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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Rassegna Stampa
13.04.2011 Siria, la repressione di Bashar al Assad
Cronaca di Rachele Gonnelli

Testata:
Autore: Rachele Gonnelli
Titolo: «Siria, attivisti nel mirino. Nuovi scontri a Baida»

Riportiamo dall'UNITA' di oggi, 13/04/2011, a pag. 29, l'articolo di Rachele Gonnelli dal titolo "Siria, attivisti nel mirino. Nuovi scontri a Baida".


Bashar al Assad

Sono gli attivisti che parlano con i giornali occidentali nell’occhio dei cecchini e dei fucili della polizia siriana che anche ieri è tornata a sparare nella città di Baida, nel nord-ovest del Paese.Una città assediata dall’esercito da tre giorni, con luce elettrica e comunicazioni telefoniche a singhiozzo, agenti che controllano casa per casa. La cattura o l’eliminazione di Anas Al Shuhri, uno dei principali organizzatori della protesta, alimentata nel tam tam sui social network, sarebbe stato il vero obiettivo delle violenze di ieri. Così dicono i suoi sostenitori che da domenica denunciano 4 morti e 17 feriti nella zona, intorno al centro di Banias. Mentre l’agenzia di stampa governativa Sana parla di un assalto ad un convoglio militare con 9 morti.
HUMAN RIGHTSWATCH
L’associazione per i dirittiumaniHumanRights Watch ha rivisto a rialzo il bilancio delle vittime della repressione: dal 15 marzo quando sono esplosi i tumulti in contestazione del regime di Bashar al Assad i morti sarebbero saliti a 200. Human Rights Watch ha accusato le forze di sicurezza siriane anche di aver impedito al personale medico dell'organizzazione umanitaria di assicurare le cure ai manifestanti rimasti feriti durante le manifestazioni in almeno due città siriane. Londra da ieri consiglia ai cittadini britannici di evitare qualsiasi viaggio dinon stretta necessità in Siria. Mentre la Casa Bianca in serata ha condannato la repressione «rivoltante» delle manifestazioni in Siria e ribadito l'appello al presidente, Assad a rispettare «i diritti universali dei siriani».
TESTIMONE FAMOSO
Wissam Tarif, 36 anni, libanese scappato in America Latina durante la guerra a Beirut e ora direttore di una ong registrata in Spagna che si occupa di diritti umani nel mondo arabo - Insan - è il testimone più intervistato dai media occidentali, incluso Bbc e New York Times. Si muove usando mezzi pubblici in compagnia di persone del luogo in grado di indicargli strade secondarie, cambia continuamente cellulare, non frequenta giornalisti accreditati e quindi spiati dal regime. L’ordine, dice, negli ultimi giorni è proprio arrestare avvocati, attivisti, giornalisti. E prelevare i manifestanti feriti in ospedale per trasferirli al nosocomio militare Tashreen. «Finora il totale delle vittime è 211», afferma, la maggior parte a Daraa, Latakia, Banyas. Gli arresti «arbitrari» sarebbero 863, 106 negli ultimi due giorni. A questi va aggiunto Ghiayth Uyun Al Sud, anziano dirigente del partito comunista illegale, già detenuto dall’82 al ‘92, prelevato nella sua casa nel quartiere Sehnaya alla periferia di Damasco.

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