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Rassegna Stampa
31.12.2010 Udg intervista Hanan Ashrawi, un campionario di 'menzogne omissive'
La realtà è un'altra, è disinformazione nasconderla

Testata:
Autore: Umberto De Giovannageli
Titolo: «Il mio sogno per il 2011: Obama più forte con Israele»

Sull UNITA' di oggi, 31/12/2010, a pag. 28/29, con il titolo " Il mio sogno per il 2011: Obama più forte con Israele", Umberto De Giovannageli intervista Hanan Ashrawi, figura di spicco nell'Anp.
Consigliamo a Udg la lettura della Cartolina da Eurabia di Ugo Volli uscita oggi su IC. Si renderà conto di come le sue domande e le relative risposte non siano altro che aria fritta, che sia lui che l'intervistata continuano a friggere, essendo la realtà un'altra. Una realtà che Udg contribuisce a nascondere, attraverso quell'operazione che abbiamo definito "menzogna omissiva ".
Ecco l'intervista:


Hanan Ashrawi

Lei mi chiede cosa mi attendo per il 2011. Una svolta nel processo di pace sarebbe la risposta più facile, scontata. Ma oggi suonerebbe la più falsa. Ciò che mi auguro è di non smettere di sognare un futuro di libertà. Perché dopo la terra, è questo il furto più grande, atroce che noi palestinesi stiamo subendo. Smettere di sognare significa arrendersi definitivamente. Significa accettare che qualcosa sia morta dentro ognuno di noi: la speranza di poter vivere da donne e uomini liberi». Il 2011 dei palestinesi visto da una delle figure più nobili e rappresentative dei Territori:HananAshrawi, parlamentare, più volte ministra dell’Anp, la prima donna portavoce della Lega Araba, oggi paladina dei dirittiumani nei Territori palestinesi. Hanan Ashrawi non crede possibile portare avantiunserio negoziato di pace con l’attuale governo israeliano. «Quello israeliano – spiega - è un governo di piromani. Sistematicamente hanno dato fuoco ad ogni possibilità di dialogo e hanno scelto la strada dello scontro frontale mascherandola a volte con la retorica delle buone intenzioni. Con un' aggravante ulteriore rispetto al passato: stavolta hanno esaltato l'aspetto religioso, ideologico, nella loro logica militarista e colonizzatrice. I falchi israeliani si sentono al di sopra di tutto e di tutti. Hanno chiuso la porta in faccia a Obama, rifiutando anche la proposta di una mini moratoria di tre mesi nella costruzione degli insediamenti, fatto orecchie da mercante alle critiche dell'Unione Europea...È un delirio di onnipotenza che non prevede compromessi ma solo l’annientamento della controparte. Per costoro pace è solo sinonimo di resa incondizionata del nemico». Se deve indicare la grande delusione del 2010 che sta finendo, Hanan Ashrawi non ha dubbi: «La delusione si chiama Barack Obama. Con il suo discorso del “Nuovo Inizio” il presidente Usa aveva suscitato grandi speranze e aspettative tra i palestinesi e nel mondo arabo. Ad oggi queste aspettative sono del tutto inevase».
Il 2011 può essere l’anno della svolta nel negoziato di pace israelo-palestinese?
«La Terra Santa è terra di miracoli, ma questo mi sembra andare oltre ogni immaginazione e fervore religioso…Parlare di pace con l’attuale governo israeliano mi sembra un andare contro natura, significa non voler fare i conti con la logica che sottende ogni loro azione».
Di quale logica si tratta?
«Quella militarista, colonizzatrice, impastata di nazionalismo e fondamentalismo religioso. La logica di chi non contempla il compromesso, di chi sfida apertamente le leggi internazionali, incurante delle critiche dellacomunità internazionale.Apartire da Gerusalemme dove stanno conducendo una pulizia etnica».
Come fermarli?
«Isolandoli. Con i fatti, non a parole. Facendo intendere loro, con i fatti, che il tempo dell'impunità è finito. Quando parlo di fatti, penso agli accordi economici e militari che molti Paesi, l'America e non solo, hanno con Israele. Penso a pressioni diplomatiche, a manifestazioni di protesta Il silenzio è complicità con questi falchi animati da un delirio di onnipotenza ».
C'è il rischio che si ritorni ai tempi, tragici, della seconda Intifada?
«La rabbia è tanta e rischia di esplodere. Noi palestinesi dobbiamo riflettere sugli errori commessi ed evitare di cadere nella trappola dei falchi israeliani. Ho sempre ritenuto che la militarizzazione dell'Intifada sia stato un grave errore che non dobbiamo ripetere. Tra gli “shahid” e la rassegnazione esiste una terza via». Quale? «La via della rivolta popolare, non violenta, che recuperi lo spirito della prima Intifada, di quella “rivolta delle pietre” che riportò la questione palestinese al centro dell'interesse internazionale. La via della disobbedienza civile, quella del boicottaggio di tutti i prodotti israeliani che provengono dalle colonie. È la via che da tempo palestinesi e israeliani stanno praticando a Beilin (villaggio palestinese in Cisgiordania, ndr), opponendosi alla realizzazione delMuro dell'apartheid. È la protesta non violenta che palestinesi e israeliani stanno portando avanti contro la costruzione di nuovi insediamenti ebraici a Gerusalemme Est.Nonè facile, lo so bene. Ma è la strada giusta ». Stati Uniti, Europa, il Quartetto (Usa, Ue, Onu, Russia) ribadiscono che l'unica soluzione possibile è quella fondata sul principio “due popoli, dueStati”. È anche lei di questo avviso?
«Il principio è giustomala sua realizzazione si fa ogni giorno più problematica. Le basi di un accordo globale sono quelle delineate dalle risoluzioni Onu, indicate dalla Road Map...Non c'è nullada inventare. Occorre la volontà politica di puntare al compromesso. Una volontà che nonvedo in chi oggi governa Israele. Tra noi e loro c’è un Muro. E non solo fisico».
Due anni fa di questi giorni, Gaza era stretta in una morsa di fuoco. Due anni, dopo come leggere quegli eventi?
«A Gaza Israele ha perpetrato un crimine di guerra, contro l’umanità che non può essere giustificato in nome del diritto di difesa. Quel crimine è rimasto impunito. La Striscia resta una enorme prigione a cielo aperto, isolata dal mondo. La gente di Gaza chiede giustizia.Mailmondosi rifiuta di ascoltarla».
Tra i nodi più intricati da sciogliere c’è quello legato allo status di Gerusalemme. Lei in precedenza ha parlato di pulizia etnica in atto a GerusalemmeEstdaparte israeliana. Ilprimo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, haribaditopiùvoltechequalsiasi moratoria sugli insediamenti non riguarderebbe comunque Gerusalemme…
«È una posizione inaccettabile che contrasta peraltro con due risoluzioniOnue con la legalità internazionale. Escludere Gerusalemme dal negoziato è voler far saltare il “banco” prima ancora di aver messo le carte sul tavolo».
Qual è la forza su cui far leva per non smettere di sognareunfuturo di libertà? «La forza di un popolo oppresso sta nel mantenere viva la propria identità nazionale. È pensare, agire come una Nazione che rivendica il proprio Stato. È resistere all’occupazione e al tempo stesso gettare le basi di uno Stato che rispetti le diversità , politiche, religiose, di sesso, e faccia di questa pluralità la sua forza.È puntare sui giovani, e i giovani palestinesi, mi creda, sono ragazze e ragazzi straordinari, colti, determinati, parte di quella “generazione internet” che si apre almondononostanteMuri divisori. Possono limitare i loro spostamenti fisici ma non ingabbiare la loro mente. A loro dobbiamo una prospettiva di vita e non di mera sopravvivenza. Solo così potremo evitare che ciò che sta già avvenendo, l’emigrazione di migliaia di giovani, si trasformi in un esodo di massa. Questa sì sarebbe una sconfitta irrimediabile».
Ai giovani del mondo aveva parlato anche Barack Obama, suscitando grandi aspettative
«È vero, e ciò ha riguardato anche i giovani palestinesi. Nel risponderle ho usato un verbo al passato, perché in questo senso il 2010 è stato l’anno delle aspettative frustrate. Si lo so, Obama non ha la bacchetta magica per trasformare falchi in colombe, ma un leader che scatena emozioni, che suscita speranze è ancora più esposto alla valutazione dei fatti. E se guardo alla situazione del mio popolo i fatti sono carenti. Un Obama più decisionista, determinato a far valere il peso dell’America su Israele: è quello che mi auguro per l’anno che sta arrivando».

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