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Rassegna Stampa
22.11.2010 In stile 'soviet' le interviste del quotidiano PD
Udg super, suggerisce persino lui le risposte

Testata:
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: «A Israele diciamo: scegliere fra pace e insediamenti»

Sull'UNITA' di oggi, 22/11/2010, a pag.20-21, ci sono due articoli di Umberto De Giovannangeli. Il primo è una cronaca sui problemi del governo Netanyahu, nulla di nuovo rispetto a quanto già letto e scritto nelle ultime settimane, cronache ripetitive assenti su tutti i quotidiani negli ultimi giorni. Poco male se Udg le rilancia, anche se è aria fritta.
Più interessante l'intervista a Saeb Erekat, nella quale Udg dà il meglio di sè nel fare le domande più gradite all'intervistato, addirittura arriva a suggerire lui le risposte. Fantastico, era dai tempi dell'UNITA' trinariciuta che non ricordavamo tanto zelo.
Ecco l'intervista, dal titolo " A Israele diciamo: scegliere fra pace e insediamenti"


Ah, le interviste alla nomenklatura, che nostalgia...

Netanyahu deve scegliere se negoziare con i palestinesi o con i falchi del suo governo. Se vuol farlo con noi, allora deve essere chiaro che la moratoria degli insediamenti deve essere globale, includendo Gerusalemme Est». A ribadirlo a l’Unità è una delle figure più rappresentative della leadership palestinese: Saeb Erekat, capo negoziatore dell’Anp, consigliere politico del presidente Mahmud Abbas (Abu Mazen).
I coloni in piazza, l’ultradestra israeliana all’attacco. Obiettivo: condizionare la scelta di Netanyahu sulla proroga della moratoria degli insediamenti.
«Israele, e non solo il suo primo ministro, deve scegliere tra la pace e le colonie. E’ una scelta strategica dalla quale dipende il proseguo del negoziato di pace. Lo stop alla colonizzazione non è una pregiudiziale posta da noi palestinesi maè il vincolare la trattativa al rispetto di impegni sottoscritti da Israele. Un no al congelamento degli insediamenti è un “no” che il governo israeliano rivolgerebbe all’intera Comunità internazionale. La chiave del negoziato è nelle mani di Netanyahu. Lui conosce le nostre posizioni e sa della nostra determinazione a ricercare una pace giusta, duratura, con Israele. L’abbraccio mortale non è con i palestinesimacon personaggicomeil ministro degli Esteri (Avigdor Lieberman) che sostengono apertamente i coloni e non perdono occasione per ostacolare il dialogo».
Per poter avere il via libera dal Gabinetto di difesa, Netanyahu deve convincere quei ministri cheper dare il loro assenso chiedono che la moratoria non riguardi Gerusalemme Est.
«Se questo è il prezzo, per l’Anp è un prezzo inaccettabile. La moratoria deve essere globale e dunque riguardare anche Gerusalemme Est. Anche qui, si tratta di una scelta strategica. Escludere Gerusalemme Est significherebbe riconoscere che lo status della città non è materia negoziabile, significherebbe disconoscere ciò che è sancito da risoluzioni delle Nazioni Unite: Gerusalemme Est è parte dei territori occupati da Israele. Nessun dirigente palestinese, neanche il più moderato e disposto al compromesso, potrebbe mai negoziare un accordo di pace che escludesse Gerusalemme Est. Il presidente Obama ha ribadito più volte che la pace a cui tendere è quella fondata sul principio “due popoli, due Stati”. Questa è anche la nostra posizione. Conun’aggiunta fondamentale... ».
Quale?
«Gerusalemme Est capitale dello Stato di Palestina. Nessuno può chiederci di chiudere gli occhi di fronte al dramma dei nostri fratelli di Gerusalemme Est che ogni giorno devono fare i conti con l’arroganza delle autorità israeliane. Nè possiamo tacere quando a essere insidiati sono i luoghi sacri dell’Islam nella Città, ,comela Spianata delle moschee. Tagliar fuori Gerusalemmedalla moratoria, significa essere complici di chi cerca di realizzare con ogni mezzo il disegno della Grande Gerusalemme ebraica».
Nel migliore dei casi, lamoratoria sarà di 90 giorni. Non è troppo poco? «Dipende per cosa. Se c’è la volontà, tre mesi sono sufficienti per consolidare le fondamenta diunaccordo di pace. Tre mesi, ad esempio, possono essere sufficienti per definire i confini dei due Stati».
Dentro i confini dello Stato di Palestina potrebbero trovare spazio insediamenti ebraici?
«Uno Stato a sovranità territoriale limitata è un “non Stato”. Per questo, inaccettabile. Colonie e pace erano, sono e resteranno tra loro inconciliabili». Oggiinizia la visita ufficiale in Israele enei Territoridel ministrodegli Esteri italiano, Franco Frattini. Cosa chiede l’Anp all’Italia?
«Di sostenere con forza il negoziato e per questo di agire su Israele perché non faccia cadere anche questa chance di pace. Potrebbe essere l’ultima».

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lettere@unita.it

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