sabato 18 maggio 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Rassegna Stampa
08.10.2010 Quella di giurare fedeltà al proprio Stato è una richiesta razzista ?
Secondo Udg sì. Dato che la proposta è di Lieberman è facile immaginare perchè

Testata:
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: «Israele, nazionalità a chi giura fedeltà allo Stato ebraico»

Riportiamo dall'UNITA' di oggi, 08/10/2010, a pag. 28, l'articolo di Umberto De Giovannangeli dal titolo " Israele, nazionalità a chi giura fedeltà allo Stato ebraico ".


Avigdor Lieberman

Udg scrive : "Esulta Avigdor il falco per il progetto di legge del primo ministro Benjamin Netanyahu che obbligherà i candidati alla cittadinanza a prestare giuramento a «Israele, Stato ebraico e democratico ».". La proposta di legge di concedere la cittadinanza solo a chi giura fedeltà a Israele in quanto Stato ebraico e democratico è razzista e anti araba.
In realtà non si tratta di nulla di strano. Per quale motivo la cittadinanza dovrebbe essere concessa a persone che non condividono la natura di Israele e lavorano per la sua cancellazione?
La legge proposta da Lieberman non intacca le libertà dei cittadini, non implica la limitazione delle possibilità dei cittadini non ebrei. Semplicemente prevede che chi vuole essere cittadino di Israele giuri fedeltà e riconosca lo Stato nel quale vuole vivere. Una cosa che dovrebbe essere scontata. Dovrebbe, ma non è per tutti. Ne sa qualcosa Haneen Zoabi, deputata del partito nazionalista arabo israeliano Balad, che, di recente, è stata a bordo di una delle navi della flottiglia turca diretta a Gaza e bloccata da Israele.
Democrazia e libertà di espressione sono due valori da salvaguardare, ma non è possibile tutelare anche i boicottatori.
Ecco l'articolo:
 

Una vittoria della destra religiosa. Uno schiaffo in faccia all'Israele che prova a difendere ciò che resta della laicità statuale. In chiave politica, è il successo del ministro degli Esteri e leader di Yisrael Beitenu (destra nazionalista) Avigdor Lieberman, e l'ennesima debacle del ministro della Difesa e segretario generale del Labour, Ehud Barak. Esulta Avigdor il falco per il progetto di legge del primo ministro Benjamin Netanyahu che obbligherà i candidati alla cittadinanza a prestare giuramento a «Israele, Stato ebraico e democratico ». Il progetto, che sarà presentato domenica al Consiglio dei ministri, modifica l'attuale legge sulla cittadinanza e introduce il seguente paragrafo:«Giuro di rispettare le leggi dello Stato d'Israele come Stato ebraico e democratico», riferisce uncomunicato dell'ufficio di Netanyahu. L'emendamento è stato proposto dal ministro della Giustizia, Yaakov Neeman.
BUFERA POLITICA
Di segno opposto è la reazione di alcuni ministri laburisti. «Si tratta di una decisione scandalosa e irresponsabile », dichiara a l'Unità il titolare per gli Affari delle minoranze, Avishai Breverman. «Chiedo a EhudBarak – aggiunge –unariunione urgente del gruppo parlamentare e della direzione del partito per decidere come contrastare questa deriva fondamentalista». A fianco di Braverman si schiera un altro ministro laburista, Yitzhak Herzog, titolare del dicastero del Welfare. «Spero che il sostegno di Netanyahu sia il rimborso a Lieberman, così il primo ministro potrà estendere il congelamento (delle costruzioni) senza rompere la sua coalizione», azzarda un terzo ministro laburista parlando in condizione di anonimato. Ma a gelare le aspettative è il numero due di Yisrael Beiteiu, il ministro della Sicurezza interna, Yitzhak Aharanovitch: «Non c'è stato nessuno scambio – taglia corto Aharanovitch – la nostra posizione sulla moratoria non è cambiata: siamo contrari». Per Ehud Barak è un doppio affronto: Netanyahu ha deciso senza consultare i laburisti, e ora i partiti religiosi e ultranazionalisti cantano vittoria. In serata Barak convoca gli altri ministri del Labour. È una riunione tesissima. C'è chi chiede l'uscita da un Governo «ostaggio dei fondamentalisti». Barak propone di votare contro nella riunione di domenica dell'esecutivo. Ma Netanyahu insiste. E rilancia: «Israele – afferma il primo ministro – è la patria del popolo ebraico. Lo è nella sua essenza, nei suoi simboli, nelle sue feste, nel suo governo e ciò si deve riflettere nella legge sulla cittadinanza ». Secondo diversi commentatori in Israele, l'emendamento - che dopo il placet del Governo dovrà essere sottoposto al voto della Knesset - è rivolto soprattutto contro quei palestinesi che, avendo sposato arabi israeliani, mirano a ottenere la cittadinanza o almeno la residenza permanente nel Paese.
GRIDO D'ALLARME
«Il presente d'Israele è nelle mani di fanatici oltranzisti che stanno smantellando le fondamenta stesse di uno Stato plurale. Lo stravolgimento della legge sulla cittadinanza ne è una riprova», dice a l'Unità Yael Dayan, scrittrice, paladina dei diritti delle donne , più volte parlamentare laburista. «La logica che sottende questa decisione è la stessa che anima i coloni oltranzisti: è la logica del più forte che, come tale, considera l'altro da sé come un'anomalia da emarginare se non come una minaccia da estirpare. Questa logica si fa Stato e crea leggi che ipotecano il futuro d'Israele», aggiunge la figlia dell'eroe della Guerra dei Sei giorni, il generale Moshe Dayan. «Lieberman si muove come fosse il padrone d'Israele. Fosse per lui, noi arabi israeliani saremmodeportati a forza, ci considera razza inferiore, pensa e agisce come un razzista», denuncia il parlamentare arabo-israeliano Ahmed Tibi, raggiunto telefonicamente dall'Unità. E di razzismo parla anche il deputato Mohammed Barakeh, leader del partito Hadash( sinistra comunista, i cui elettori sono in prevalenza arabi) Non si mostra sorpreso Zeev Sternhell, tra i più autorevoli storici israeliani. «Da tempo – ci dice – ho espresso pubblicamente ciò che penso di Lieberman: si tratta dell'uomo politico più pericoloso della storia d'Israele perché rappresenta uninsieme di nazionalismo, autoritarismo e mentalità dittatoriale. La realtà ha confermato questo giudizio. E ciò non induce certo all'ottimismo sia per le nostre vicende interne che per il proseguo del negoziato con i palestinesi ». A protestare è anche Kadima, il partito centrista guidato da Tzipi Livni. Durissima è la presa di posizione dell'Associazione per i Diritti Civili in Israele, secondo cui l'emendamento «è' fondamentalmente antidemocratico, discrimina su basi religiose tra aspiranti cittadini e chiede a una minoranza etnica di aderire a un principio al quale si ancora la discriminazione nei suoi confronti».

Per inviare la propria opinione all'Unità, cliccare sull'e-mail sottostante


lettere@unita.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT