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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Rassegna Stampa
30.09.2010 10 anni dopo la seconda Intifada Udg diffonde la propaganda dell'Anp
Un 'dossier' zeppo di sfondoni e mistificazioni

Testata:
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: «Intifada 10 anni dopo: Oggi meglio resistere senza violenza»

Riportiamo dall'UNITA' di oggi, 30/09/2010, a pag. 26, l'articolo di Umberto De Giovannangeli dal titolo " Intifada 10 anni dopo: Oggi meglio resistere senza violenza ".


Marwan Barghouti

Udg fa un bilancio della situazione a 10 anni dallo scoppio della seconda intifada. Inizia con la bufala, da lui propinata per buona, che l'ondata di attentati terroristici suicidi sia iniziata in risposta alla passeggiata di Ariel Sharon sulla Spianata delle Moschee : "Quella “passeggiata” è benzina sul fuoco di una rabbia palestinese che covava da tempo. ". Udg si legga le dichiarazioni di Marwan Barghouti al riguardo. Scoprirà che l'intifada era stata progettata per mesi e che la passeggiata di Sharon è stato solo il pretesto scelto da Arafat per scatenare gli attentati. Il fatto che l'Intifada sia stata programmata, poi, denota che non è vero che sia stata spontanea.
Udg la definisce : "
L'”Intifada Al Aqsa” (Gerusalemme in arabo)". Il nome arabo di Gerusalemme è al Quds, non Al Aqsa.
Per difendersi dagli attentati, Israele ha eretto la barriera difensiva con i suoi checkpoint. Una misura efficace, dato che gli attentati sono diminuiti del 99,9%.
Ma Udg ama chiamarla 'muro' e scrive : "
Dalla Cisgiordania “murata” alla prigione a cielo aperto di nome Gaza.". Se non ci fosse terrorismo contro Israele non ci sarebbe nemmeno la barriera che, infatti, verrà smantellata quando non sarà più necessaria (l'abbattimento del tratto vicino a Gilo, a Gerusalemme, ne è una prova). Gaza non è una prigione a cielo aperto. Ma è evidente che il suo governo terrorista è un pericolo per la sicurezza degli israeliani. Per questo è necessario il blocco navale e il controllo delle merci dirette verso Gaza.
Nonostante le restrizioni continuano a venire lanciati razzi contro la popolazione israeliana, ma Udg non si impietosisce, le vittime israeliane non suscitano mai la compassione dell'Unità.
Segue una descrizione dei prigionieri arabi reclusi nelle carceri israeliane.
Una descrizione poco oggettiva, dal momento che li descrive in maniera patetica, come se fossero privi di diritti e maltrattati.
Facciamo notare che uno dei prigionieri più 'famosi', Marwan Barghouti, è stato incarcerato dopo essere stato regolarmente processato e condannato. Gli è permesso di ricevere visite e parlare con i media.
Non si può dire altrettando di Gilad Shalit, recluso in un luogo imprecisato, è un ostaggio e non ha diritto nemmeno a ricevere le visite della Croce Rossa Internazionale. Ma Udg questo non lo scrive, perchè, come sempre, le vittime israeliane non fanno pena.
Udg, comunque, cerca di convincere il lettore che la situazione è cambiata, che dagli arabi non ci saranno più violenze, e lo fa riportando le dichiarazioni dell'Anp sui negoziati : "
 «Abbiamo provato l'Intifada e ci ha causato molti danni», rimarca il presidente dell'Anp, Abu Mazen, in una intervista al quotidiano arabo stampato a Londra, Al Hayat. «Da tempo ritengo che tra terrorismo e rassegnazione, vi sia una terza via più efficace e coraggiosa: quella della resistenza non violenta», dice a l'Unità Hanan Ashrawi, più volte ministra dell'Anp, prima donna portavoce della Lega Araba, paladina dei diritti umani nei Territori. Una sfida non violenta che “parla” anche all' Israele del dialogo, ma deve fare i conti non solo con i falchi di Hamas, i coloni oltranzisti e i loro sostenitori nel Governo israeliano". Resistenza 'non violenta', ? In ogni caso, se la 'resistenza non violenta' non ci sarà, Udg  incolpa Hamas, i coloni, il governo israeliano, chiunque, tranne l'Anp. Facciamo notare che a progettare la seconda intifada non è stato Hamas, nè i coloni, nè il governo israeliano...
Ecco l'articolo:

Ventotto settembre 2000. Ariel Sharon, futuro primo ministro d'Israele, ricorda alla Comunità internazionale e al popolo ebraico che Gerusalemme era, è, e resterà per sempre capitale «unica, eterna, indivisibile» dello Stato d'Israele. E lo fa “invadendo” l'Haram al-Sharif, la Spianata delle moschee, il cuore della Gerusalemme araba, terzo luogo sacro dell'Islam. Le foto di Sharon circondato da un imponente servizio di polizia fanno il giro del mondo. Entrano nella Storia. Quella “passeggiata” è benzina sul fuoco di una rabbia palestinese che covava da tempo. Rabbia e delusione per il fallimento dei negoziati di Camp David (luglio 2000) che ebberocomeprotagonisti l'allora presidente Usa Bill Clinton, il premier israeliano Ehud Barak e il presidente dell'Autorità Palestinese, Yasser Arafat. Nei giorni successivi alla “passeggiata” di Sharon è un susseguirsi di scontri, sempre più violenti, che investono l'intera Cisgiordania e la Striscia di Gaza. Èl'inizio della seconda Intifada.
L'”Intifada Al Aqsa” (Gerusalemme in arabo). L'Intifada dei kamikaze. Sonotrascorsidieci anni. Dieci anni di sangue. Dal settembre 2000 a oggi, secondo le cifre pubblicate dalla Ong israeliana B'tselem, 6.374 palestinesi sono stati uccisi dal fuoco delle forze di sicurezza israeliane. Circa la metà di essi, al momento della morte, non erano coinvolti in attività violente. Le vittime di esecuzioni mirate sono state 240. Gli israeliani uccisi in attentati o dal fuoco palestinese sono stati 1.083, 741 dei quali civili, precisa B'tselem. Lo Shin Bet (servizio di sicurezza interno) stabilisce invece che i morti israeliani (fino alla fine del 2009) sono stati 1.178: 44 nei primi mesi di Intifada, poi 207 (2001), 452 (2002), 208 (2003), 117 (2004), 56 (2005), 30 (2006), 13 (2007), 36 (2008), 15 (2009). Se per gli israeliani gli “anni di piombo” sono stati fra il 2000 e il 2003 (anno in cui, con il completamento del primo tronco della Barriera di sicurezza (ilMurodell'apartheid per i palestinesi), gli attentati hanno cominciato a calare) i palestinesi hanno pagato un duro prezzo di sangue sia nei primi anni di rivolta e sia nelle settimane comprese fra il 27 dicembre 2008 e il 18 gennaio 2009 (Operazione Piombo Fuso) quando nella sola Gaza si registrarono secondo B'tselem 1.390 vittime. Sul terreno gli eventi fisici più evidenti di questi dieci anni sono la costruzione della Barriera di sicurezza e l'isolamento della Striscia di Gaza. Israele, spiega B'tselem, ha completato la costruzione di 413 chilometri, e altri 73 sono in fase di lavorazione. Per il completamento del lavoro ne restano altri 223, fra la Cisgiordania meridionale e il Neghev. Complessivamentela Barriera-Muro hasconvolto la vita di 411 mila palestinesi, 225 mila dei quali abitanti a Gerusalemme Est.
I 790 chilometri di barriera, di cui 413 già costruiti, inglobano circa l'8% della Cisgiordania. Una volta portato a termine, annettendo anche Gerusalemme e la zona della Jordan Valley (al confine della Giordania, e fertilissima), il Muro andrà a creare in Cisgiordania tre aree palestinesi non comunicanti fra loro e circondate dalla barriera. Dalla Cisgiordania “murata” alla prigione a cielo aperto di nome Gaza. Negli anni dell'Intifada gli abitanti della Striscia (oltre un milione e mezzo) hanno visto prima il ritiro delle forze israeliane e la demolizione delle colonie (2005), poi il putsch armato di Hamas contro l'Anp (2007). Da allora la Striscia è tenuta sotto stretto isolamento. «Sia i civili israeliani sia quelli palestinesi hanno pagato un prezzo terribile per via del conflitto» rimarca Jessica Montel, la direttrice di B'tselem. «Alla fine di questo decennio speriamo si apra un nuovo capitolo in cui ambo le parti facciano tutto il possibile per far fronte ai rispettivi obblighi e proteggere i civili dalle ripercussioni delle ostilità». A trarre un bilancio di questi 10 anni è anche il Comitato per i prigionieri palestinesi.
Dal 28 settembre ad oggi, secondo l'ultimo rapporto di cui l'Unità ha potuto prendere visione, sono 73mila i palestinesi arrestati dalle “forze di occupazione” israeliane. Le donne arrestate sono state 850 e 37 restano in carcere. I bambini (minori di sedici anni) arrestati da Israele sono stati 8700 e ad oggi ne restano in carcere 300. I deputati e i ministri palestinesi arrestati dal 2000 sono stati 56. Lo stesso presidente del Consiglio legislativo palestinese (Clp), è stato imprigionato da Israele. Gran parte è rimasta in prigione fino al termine della pena e, ad oggi, ne rimangono in prigione nove.
I prigionieri sofferenti e i malati palestinesi nelle prigioni di Israele sono 1500. Centosettanta sopravvivono in carcere in situazioni di particolare gravità. I decessi in prigione di detenuti palestinesi sono stati 76. Le morti sono avvenute in seguito a tortura e/o negligenza medica. L'ultimo decesso - denuncia Riyad al-Ashqar, responsabile dell'informazione del Comitato, è stato quello diMohammedAbdis-Salam Abedeen, morto nel carcere israeliano di ar-Ramle per tortura e pressioni psicologiche insostenibili.
Dieci anni dopo, e oltre settemila morti dopo, i negoziati ripartono. Tra mille difficoltà e nello scetticismo generale. Ma se anche questa volta si registrerà un fallimento, l'ennesimo, il popolo palestinese non affiderà il suo futuro e i suoi diritti ad una rivolta armata. «Abbiamo provato l'Intifada e ci ha causato molti danni», rimarca il presidente dell'Anp, Abu Mazen, in una intervista al quotidiano arabo stampato a Londra, Al Hayat. «Da tempo ritengo che tra terrorismo e rassegnazione, vi sia una terza via più efficace e coraggiosa: quella della resistenza non violenta», dice a l'Unità Hanan Ashrawi, più volte ministra dell'Anp, prima donna portavoce della Lega Araba, paladina dei diritti umani nei Territori. Una sfida non violenta che “parla” anche all' Israele del dialogo, ma deve fare i conti non solo con i falchi di Hamas, i coloni oltranzisti e i loro sostenitori nel Governo israeliano ma anche con una percezione diffusa oggi in Israele sul bilancio di questi dieci anni. Scrive Yoaz Hendel su Ynet- News, il sito online di Yediot Ahronot, il più diffuso giornale israeliano: «Il fatto che, dieci anni dopo, posso camminare senza paura con i miei figli per il mercato di Mahane Yehuda di Gerusalemme (più volte bersaglio in passato di attentati suicidi palestinesi, ndr), ai miei occhi significa che quella guerra, noi, l'abbiamo vinta».

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