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Rassegna Stampa
21.09.2010 Franco Frattini si beve la propaganda di Ahmadinejad
Com'è possibile dare credito alle dichiarazioni del dittatore iraniano?

Testata:
Autore: Marina Mastroluca
Titolo: «Possiamo salvare Sakineh. Frattini si fida di Ahmadinejad»

Riportiamo dall'UNITA' di oggi, 21/09/2010, a pag. 29, l'articolo di Marina Mastroluca dal titolo " Possiamo salvare Sakineh. Frattini si fida di Ahmadinejad".

Anche noi ci chiediamo come sia possibile fidarsi di Ahmadinejad e dare credito alle sue parole. Notiamo con piacere che Marina Mastroluca esprime le stesse perplessità.
Ecco l'articolo:


Franco Frattini

«Sulla vicenda di Sakineh c’è stata una grande strumentalizzazione politica».Adirlo non è un portavoce iraniano, com’è capitato tante volte in questi mesi, ogni volta che Teheran voleva smorzare l’attenzione internazionale intorno al caso della donna condannata alla lapidazione. E no, stavolta è il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini a prendere per buona la versione che arriva dall’Iran, o meglio l’ultima delle versioni diramata per l’occasione dallo stesso presidente Ahmadinejad. Intervistato da Christiane Amanpour, il leader iraniano ha negato che Sakineh sia mai stata condannata alla lapidazione. Anzi ha persino definito «la lapidazione una punizione antica che va cambiata», accusando l’Occidente e gli Usa in primis di aver fabbricato ad arte una notizia non vera per pura «propaganda »: altrimenti perché «la vicenda di una signora di un villaggio dell’Iran chiamata SakinehMohammadi sia diventata un caso così importante per i politici americani?». Per Parigi è «fumo negli occhi. Dobbiamo stare molto attenti a non farci accecare», così dice una fonte diplomatica del ministero degli esteri che ricorda come in Iran «un giorno si dice una cosa e il giorno dopo un’altra».MaFrattini nonla vede così. «Quando Ahmadinejad dice le cose non le dice a caso», ha spiegato il ministro sulla videochat del Tg1, interpretando le dichiarazioni del presidente iraniano come un segno che Sakineh «può essere salvata davvero dalla condanna a morte». «L’Iran ci ha abituati agli stop and go, ma io ho sempre detto che per salvare Sakineh bisogna far capire all’Iran che è suo interesse, non nostro. Cosa che probabilmente ha capito», ha detto Frattini, che se l’è presa invece con «certa gente» che «per orrende speculazioni politiche diceva di chiudere le relazioni con l’Iran: così la condanna a morte sarebbe stata certa». Frattini non ci ha mai pensato e lo dimostra l’apertura di credito data al presidente Ahmadinejad. VERSIONI CONTRADDITTORIE
In queste settimane in realtà le autorità iraniane hanno fornito versioni diametralmente opposte sul caso di Sakineh, a seconda del portavoce di turno. Così abbiamo appreso che la donna - condannata per adulterio e successivamente investita di un secondo capo d’accusa per complicità nell’omicidio del marito - era in attesa di essere lapidata, poi che la pena era stata sospesa. Anzi no: nessuna sospensione. Anzi sì: il ministero dell’interno ha ricordato che il processo è in corso e «per le pene molto pesanti c’è unaprocedura particolarmente lunga». Intanto Sakineh - o comunque una donna con il burqa indicata come tale - è stata costretta a confessare in tv di aver dato una mano all’assassino di suo marito. Prima ancora uno dei suoi avvocati, Mohammad Mostafei, pressato dal clima di intimidazione era fuggito dall’Iran, la moglie e altri familiari erano finiti in carcere per rappresaglia. Ma, nonostante tutto, secondo Frattini, si può credere ad Ahmadinejad quando dice che è tutta questa storia è stata montata e non c’è niente di vero. Certo a parlare stavolta non è un qualunque portavoce, di un ministero o di un’autorità giudiziaria, ma il presidente in persona, che coglie anche l’occasione per prendersela con gli Usa per come «gestiscono il mondo, l’Iraq, l’Afghanistan e altri luoghi». Che il regime iraniano abbia molte anime, tutt’altro che solidali le une con le altre, non è una novità di queste ore. Già solo la vicenda Sakineh, però, rappresentaun termometro affidabile sullo scontro di potere in corso a Teheran. L’altalena di dichiarazioni sul caso di un’oscura vedova iraniana dà la misura dell’incertezza e dell’arbitrarietà delle leggi e del potere che le piega a seconda deiropri scopi. Ahmadinejad è uno dei poli del braccio di ferro, Sakineh l’ultimo piccolissimo ingranaggio.

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