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Rassegna Stampa
27.08.2010 Accuse e propaganda contro Israele, le uniche dichiarazioni di cui è capace Hamas
Udg intervista Ismail Haniyeh

Testata:
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: «Una trappola i negoziati con Israele. Noi non ci cadremo»

Riportiamo dall'UNITA' di oggi, 27/08/2010, a pag. 28, l'intervista di Umberto De Giovannangeli a Ismail Haniyeh dal titolo " Una trappola i negoziati con Israele. Noi non ci cadremo ".


Ismail Haniyeh

Haniyeh dichiara : "Per Netanyahu negoziare senza pregiudiziali significa continuare ad avere le mani libere per colonizzare la Palestina e proseguire nel criminale blocco di Gaza". Negoziare senza pregiudiziali significa semplicemente negoziare ad armi pari, senza che uno dei due interlocutori parta avvantaggiato sull'altro. Le precondizioni poste dai palestinesi erano inaccettabili dal momento che erano coincidenti con quelli che avrebbero dovuto essere i risultati dei negoziati.
Haniyeh continua : "
Di quale negoziato parla il presidente americano? Quello che dovrebbe dare tempo a Israele per portare a termine la pulizia etnica a Gerusalemme, di realizzare compiutamente il muro dell’apartheid?". Pulizia etnica e muro dell'apartheid, i soliti termini della propaganda di Hamas contro Israele. Lo Stato ebraico ha costruito una barriera per difendersi dagli attentati terroristici suicidi palestinesi. La barriera (in cemento solo per il 6% della sua lunghezza totale) verrà smantellata se e quando non sarà più necessaria. Per quanto riguarda le accuse di pulizia etnica, non è ben chiaro su che cosa siano basate. Probabilmente Haniyeh si riferisce all'abbattimento delle case abusive palestinesi a Gerusalemme. Case che vengono demolite perchè abusive, niente a che vedere con i loro proprietari. 
Per quanto riguarda la richiesta di riconoscere Israele come Stato ebraico, Haniyeh risponde : "
Non si può chiedere alla vittima di riconoscere l’aggressore. Non sono i palestinesi ad aver calpestato la legalità internazionale, ad aver fatto carta straccia di tre risoluzioni Onu. Ma voglio essere ancora più chiaro su questo punto: il riconoscimento non può essere la premessa di un negoziato ma parte di esso". Una visione capovolta della realtà. Dal giorno stesso della sua fondazione Israele ha dovuto difendersi dalle aggressioni degli Stati arabi limitrofi, gli stessi che si sono opposti alla fondazione di uno Stato palestinese. Non è Israele a essere l'aggressore.
"
Netanyahu e il suo governo di falchi concepisce la pace come una resa dei palestinesi. Ogni sua richiesta è un pretesto per proseguire la sua politica di aggressione contro i palestinesi. Obama parla di Stato palestinese. Chiedo a lui: ma su quali territori dovrebbe nascere?". Netanyahu ha più volte dichiarato di essere favorevole alla nascita di uno Stato palestinese, parteciperà ai negoziati diretti con l'Anp. Ai negoziati sarà presente Obama, uno dei presidenti Usa più filo arabi della storia. Quali altre garanzie vorrebbe Haniyeh?
"
Netanyahu ha un unico interesse: guadagnar tempo per portare a compimento l’annientamento del popolo palestinese..". Questa è una menzogna. Ciò che interessa a Netanyahu è la sicurezza di Israele. Chi desidera l'annientamento di un popolo è Hamas che ha come obiettivo la cancellazione di Israele.
Haniyeh continua : "
In passato ci siamo detti disponibili ad una “hudna” (tregua, ndr) di lunga durata con Israele, a patto che il nemico si ritirasse dai Territori occupati, ponesse fine alla realizzazione del muro dell’apartheid e all’assedio di Gaza. La risposta è sotto gli occhi di tutti". Proposta interessante, una tregua di lunga durata durante la quale Israele avrebbe dovuto smantellare la barriera difensiva, togliere il blocco navale a Gaza, permettendo ad Hamas di riarmarsi, abbassare definitivamente la guardia. Una volta riorganizzato Hamas avrebbe interrotto la tregua e attaccato, ovviamente.
Quando Udg chiede " Ma come pensate di poter essere parte di un negoziato se l’obiettivo di Hamas resta quello di cancellare lo Stato d’Israele? ", Haniyeh risponde : "«La nostra lotta è per realizzare uno Stato indipendente di Palestina con AlQuds(Gerusalemme) come sua capitale. Non è il popolo palestinese ad aver calpestato tutte le risoluzioni Onu che sancivano questo diritto.". Una non risposta che lascia intendere come ad Hamas non importi affatto fondare uno Stato palestinese a fianco di quello israeliano, ma la cancellazione di Israele.
Ecco l'intervista:

Una trappola ordita contro il popolo palestinese. Questi sono i negoziati diretti di Washington. Hamas non cadrà in questa trappola». A parlare è il «primo ministro» di Hamas nella Striscia di Gaza: Ismail Haniyeh.
«Per Netanyahu - sottolinea in questa intervista a l’Unità il leader di Hamas - negoziare senza pregiudiziali significa continuare ad avere le mani libere per colonizzare la Palestina e proseguire nel criminale blocco di Gaza». Il 2 settembre riprenderanno a Washington i negoziati diretti fra Israele e Autorità nazionale palestinese. Con quali aspettative Hamas guarda a questo evento? «Nessuna aspettativa. Quei negoziati rappresentano una trappola per il popolo palestinese. Il popolo palestinese non otterrà nulla da questi colloqui. E Abu Mazen lo sa bene... Ma il presidente dell’Anp ha accettato l’invito di Obama... «Quello di Obama non è stato uninvito, è stata una imposizione a cui Abu Mazen non ha saputo opporsi. È un grave errore ritenere che la legittimazione di una leadership e di una strategia politica debbano venire dall’esterno. Israelenon cerca interlocutori, cerca dei complici...».
Il presidente Obama ha fissato un tempo entro cui questi negoziati diretti devono concludersi: un anno.
«Di quale negoziato parla il presidente americano? Quello che dovrebbe dare tempo a Israele per portare a termine la pulizia etnica a Gerusalemme, di realizzare compiutamente il muro dell’apartheid? Obama ha chiesto ripetutamente agli israeliani di bloccare la costruzione degli insediamenti: la risposta israeliana, anche in questa occasione, è stata sprezzante. Netanyahu si è rifiutato anche di procrastinare la falsa moratoria oltre il 26 settembre». Insisto: Obama parla di una pace fondata sul principio di due Stati per due popoli. Hamas come risponde?
«Non si può chiedere alla vittima di riconoscere l’aggressore. Non sono i palestinesi ad aver calpestato la legalità internazionale, ad aver fatto carta straccia di tre risoluzioni Onu. Ma voglio essere ancora più chiaro su questo punto: il riconoscimento non può essere la premessa di un negoziato ma parte di esso».
Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, vincola un accordo di pace al riconoscimento da parte palestinese di Israele come Stato ebraico.
«Netanyahu e il suo governo di falchi concepisce la pace comeuna resa dei palestinesi. Ogni sua richiesta è un pretesto per proseguire la sua politica di aggressione contro i palestinesi. Obama parla di Stato palestinese. Chiedo a lui: ma su quali territori dovrebbe nascere? Ma hai visto le cartine della Cisgiordania, gli insediamenti israeliani sono ormai vere e proprie città, ogni giorno famiglie palestinesi vengono cacciate da Al Quds (Gerusalemme, ndr). Quello che ha in mente Netanyahu è un Bantustan palestinese».
Il presidente Abu Mazen ha scritto ai leader del Quartetto (Usa, Ue, Russia, Onu) riaffermando l’inconciliabilità tra pace e insediamenti...
«Non sarà una lettera a fermare le ruspe israeliane né a trasformare gli occupanti in “liberatori”. Per Hamas la priorità resta quella di rinsaldare l’unità della resistenza palestinese. La scelta dei negoziati diretti va nella direzione opposta».
Netanyahu si è detto pronto a scelte difficili, dolorose, pur di raggiungere una pace nella sicurezza...
«E quali sarebbero queste scelte “dolorose”? Netanyahu ha un unico interesse: guadagnar tempo per portare a compimento l’annientamento del popolo palestinese....».
Negoziato. Un termine che non sembra esistere nel vocabolario politico di Hamas ...
«Non è così. In passato ci siamo detti disponibili ad una “hudna” (tregua, ndr) di lunga durata con Israele, a patto che il nemico si ritirasse dai Territori occupati, ponesse fine alla realizzazione del muro dell’apartheid e all’assedio di Gaza. La risposta è sotto gli occhi di tutti...».
Per aver scelto di essere a Washington, lei considera il presidente Abu Mazen un traditore della causa palestinese?
«No, Considero la sua una scelta sbagliata, profondamente sbagliata. Abu Mazen è troppo debole per poter negoziare una pace equa, tra pari, con gli israeliani».
«Se i negoziati avranno successo sarà un successo di Israele che liquiderà la causa palestinese. Ci daranno pezzi di territorio del 1967, faranno disegnare i confini come vogliono e confischeranno la nostra sovranità nazionale»: parole di Khaled Meshaal (leader in esilio di Hamas). Le condivide?
«Perché me lo chiede?».
Perché si continua a parlare di una divisione tra la leadership interna di Hamas e quella esterna...
«È un vecchio gioco della propaganda sionista che tanta presa sembra avere da voi in Europa. Dividere per imperare. Hamas non è un monolite, tra noi si discute, ma sulle questioni decisive c’è la massima unità. Vale anche per le affermazioni di Meshaal».
Ma come pensate di poter essere parte di un negoziato se l’obiettivo di Hamas resta quello di cancellare lo Stato d’Israele?
«La nostra lotta è per realizzare uno Stato indipendente di Palestinacon AlQuds(Gerusalemme) come sua capitale. Non è il popolo palestinese ad aver calpestato tutte le risoluzioni Onu che sancivano questo diritto. A quanti si ergono a difensori della democrazia e del diritto, vorrei ricordare che Israele ha sistematicamente ignorato ogni risoluzione Onu che lo riguardava, infischiandosene della legalità internazionale».

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