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Rassegna Stampa
04.08.2010 L'iraniana 'adultera' rimane prigioniera degli ayatollah
Ahmadinejad rifiuta la proposta di Lula

Testata:
Autore: Marina Mastroluca
Titolo: «Lapidazione, l’Iran dice no a Lula. Niente asilo a Sakineh»

Riportiamo dall'UNITA' di oggi, 04/08/2010, a pag. 29, l'articolo di Marina Mastroluca dal titolo " Lapidazione, l’Iran dice no a Lula. Niente asilo a Sakineh ".


Ahmadinejad con Lula

Usa la gentilezza che si riserva agli amici, ma che sia un no non c’è dubbio. No, l’Iran non consegnerà al Brasile Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna condannata alla lapidazione per adulterio. «Il presidente Lula è una persona umanitaria e dall’animo gentile - spiega un portavoce del ministero degli Esteri di Teheran - ma probabilmente non ha abbastanza informazioni su questo caso. Possiamo fargli un rapporto sui dettagli dei reati commessi e allora anche per lui la situazione sarà chiara». Tra amici si finisce sempre per comprendersi, l’«ingerenza» - così come era stata chiamata in prima battuta da un foglio ufficiale l’offerta di asilo brasialiana - sarà dimenticata, una piccola nube in un cielo terso. Del resto Lula ha resistito a lungo alle pressioni di chi gli chiedeva di intercedere, mettendo a frutto le buone relazioni con l’Iran. È solo una donna Sakineh, la sua vita vale meno di quella di qualsiasi uomo in Iran. Ha 43 anni e due figli, una prima condanna nel 2006 per aver avuto relazioni «illecite» con due uomini dopo la morte del marito: 99 frustate, questa la pena. «Il giorno in cui sono stata fustigata sotto gli occhi di (mio figlio) Sajjad sono stata distrutta, ho perduto ogni dignità e il mio cuore si è spezzato», ha raccontato. Ai giudici non è bastato, è stata accusata di aver commesso «adulterio durante il matrimonio » e condannata alla lapidazione. La mobilitazione internazionale ha strappato il mese scorso una vaga sospensione della pena, ma nulla di più. Il capo della magistratura provinciale Malek Ezhder Sharifi ha affermato che la condanna a morte resta, le modalità dell’esecuzione sono da decidere. E contro la donna ha lanciato accuse più pesanti: Sakineh non avrebbe solo tradito ma anche ucciso suo marito, accusa contestata dai legali della donna, condannata per complicità a 10 anni di reclusione e perdonata dalla famiglia della vittima. La lapidazione è una morte crudele. La shaaria prevede che le pietre nonsiano nè troppo piccole da procurare un’agonia interminabile, né troppo grandi da concedere una fine rapida. Sakineh lo sa, da quando lei è stata condannata sei persone sono state giustiziate in questomodoin Iran, dettagli in un paese che solo lo scorso anno ha mandato a morte 402 persone. «Spesso la notte, prima di addormentarmi, mi chiedo: “Ma come fanno a prepararsi a lanciarmi delle pietre, a mirare al mio viso e alle mie mani? Perché? Dite a tutto il mondo che ho paura di morire. Aiutatemi a restare viva e a poter di nuovo tenere i miei figli fra le braccia”». Sono parole di Sakineh, l’adultera. Amnesty International ha lanciatoun appello per salvarla. La sospensione concessa a lugliononbasta. Da diversi giorni l’avvocato della donna è scomparso per sottrarsi ad un mandato d’arresto. Mohammad Mostafaei ha subito un pesante interrogatorio il 24 luglio scorso e subito dopo ufficiali di polizia sono andati nel suo ufficio per arrestarlo. Non trovandolo, hanno arrestato sua moglie e il fratello di lei. Da allora non si hanno loro notizie, non è stata concessa loro nessuna rappresentanza legale, le autorità hanno fatto sapere che verranno rilasciati solo se l’avvocato Mostafei si consegnerà alla giustizia.Nonè chiaronemmeno di che cosa sia stato accusato. Per Shirin Ebadi, avvocata e Premio Nobel per la Pace, la sua sola colpa è quella di essersi sempre opposto alla lapidazione e alla pena capitale contro minorenni.E l’arresto dei familiari di Mostafei è una vera e propria «presa d’ostaggi», nulla a che vedere con la legalità.

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