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Rassegna Stampa
25.04.2010 Che Udg si auguri l'arrivo di Hamas in Cisgiordania?
Da come descrive i fatti si direbbe di sì.

Testata:
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: «La guerra di Israele agli 80mila 'infiltrati' della Cisgiordania»

Dall'UNITA' di oggi, 25/04/2010, a pag. 28-29, riprendiamo l'articolo di Umberto De Giovannangeli dal titolo "La guerra di Israele agli 80mila 'infiltrati' della Cisgiordania", e sottotitolato: "Ordinanza firmata dal comandante delle forze israeliane in Giudea e Samaria. Nel mirino i palestinesi nati a Gaza: rischiano il carcere o la deportazione".
Il primo appunto è la traduzione dall'inglese che Udg ha fatto della parola "deportation", resa con "deportazione", mentre il termine corrispondente in italiano è "espulsione". Scrivere deportazione richiama i campi di concentramento di nazista memoria, paragone spesso evocato dagli odiatori di Israele. Invitiamo Udg, quando tradurrà di nuovo questa parola, ad usare l'equivalente corretto.
In quanto all'articolo, ricordiamo a Udg che i palestinesi di Gaza stanziati in Cisgiordania creano gravissimi problemi di sicurezza, soprattutto all'Anp di Abu Mazen. Il quale non avendo la forza di rimandarli nella Striscia, come vorrebbe ardentemente, non può che giovarsi della collaborazione di Israele, che nei confronti di Hamas ha le sue stesse opinioni.
Un altro aspetto, parziale e quindi scorretto, è la citazione di alcune Ong israeliane che ormai anche i sassi sanno essere pregiudizialmente schierate con la parte palestinese. Che sia rimasto solo più Udg a non saperlo?
Ecco l'articolo:


Khaled Mashaal          Abu Mazen


Un popolo di «murati». Ed ora anche di potenziali «infiltrati». Decine di migliaia a rischio di espulsione. Ordinanza numero 1650. A firma del generale Gadi Shamni, comandante delle Forze di Difesa israeliane (IDF) in Giudea e Samaria (i nomibiblici della Cisgiordania). Questo Ordinanza militare potrebbe consentire all'esercito dello Stato ebraico di espellere decine di migliaia di palestinesi dalla Cisgiordania con l'accusa di infiltrazione, punibile con lunghe pene detentive. A denunciarlo sono dieci organizzazioni israeliane per la difesa dei diritti umani. In virtù del nuovo regolamento, chiunque venga fermato in Cisgiordania senza un permesso israeliano potrà essere espulso entro tre giorni, pena il rischio di sette anni di reclusione. Le dieci organizzazioni hanno scritto al ministro della Difesa israeliano Ehud Barak per chiedere la revoca immediata delle nuove disposizioni. Secondo le Ong, sono talmente vaghe, in particolare sul tipo di autorizzazione necessaria, che potenzialmente potrebbero riguardare tutti i cisgiordani. «Quest'ordine fa parte di una serie di misure adottate dall'esercito per svuotare la Cisgiordania dai palestinesi, trasferendoli a Gaza», osserva Sari Bashi, della Ong Gisha. Le prime popolazioni prese di mira, secondo Bashi, sono i palestinesi di Gaza che vivono in Cisgiordania e i congiunti stranieri di palestinesi della Cisgiordania. Si tratta di migliaia di persone. Dall’inizio della seconda Intifada, nel settembre del 2000, Israele havietato la circolazione fra la Striscia di Gaza e la Cisgiordania. Primadi questo divieto, numerosi palestinesi di Gaza si erano trasferiti in Cisgiordania, più ricca, alla ricerca di un lavoro.Mai documenti forniti dallo Stato ebraico li identificano semprecomeresidenti a Gaza, rendendoli di fatto vulnerabili alle nuove disposizioni. Stessa cosa per le migliaia di stranieri in Cisgiordania ma senza permesso di soggiorno legale: Israele da dieci anni ha bloccato l'immigrazione in Cisgiordania. Il nuovo regolamento (Ordinanza n.1650 riguardante la Prevenzione dell'infiltrazione, e Ordinanza n.1649 riguardante le Misure di Sicurezza) emenda un ordine del 1969 che aveva in origine l'obiettivo di lottare contro gli «infiltrati » provenienti dai Paesi vicini. In virtù del nuovo regolamento, la definizione di «infiltrati» viene di fatto ormai estesa a tutte le persone presenti in Cisgiordania senza autorizzazione. Un «infiltrato», stando alle nuove ordinanze, è definito come «una persona che è entrato illegalmente in Cisgiordania», ovvero «una persona che è presente nell' area non è legalmente in possesso di un permesso». L'«area» si riferisce alla Cisgiordania occupata. Ai sensi dell'Ordinanza militare n.1650, ogni persona che è entrata illegalmente nella zona è sanzionabile a sette anni di reclusione, mentre una persona che è entrata regolarmente nella zona, ma non «in possesso di un permesso» andrà incontro a tre anni di reclusione. Inoltre e indipendentemente dal fatto che l'«infiltrato» è accusato di un reato ai sensi del decreto o meno, il comandante militare puòordinare l'espulsione della persona dalla Cisgiordania: il rilascio del provvedimento di espulsione deve essere consideratocomeunordine di arresto e servire come la «fonte giuridica per il fermo in custodia dell'infiltrato in attesa di espulsione». L'espulsione può essere eseguita 72 ore dopo l'ordine ed in alcuni casi anche prima. I nuovi ordini militari stabiliscono che ogni persona, senza un documento o permesso «si presume essere un infiltrato». Secondo l'Ordinanza 1650, il permesso è un documento rilasciato dal comandante militare, o una persona da lui designata «in conformità alle normative di sicurezza» o dalle autorità israeliane in base alla Legge sull'ingresso in Israele, (Entry into IsraelLaw)5712-1952. Le nuove ordinanze militari, denunciano le Ong israeliane, consentendo la deportazione delle persone protette – secondo le Risoluzioni Onu 242 e 338 e da quanto deliberato dalla Corte Internazionale di Giustizia – costituisconounaviolazione dell'articolo 49 della Quarta Convenzione di Ginevra, che vieta qualsiasi tipo di trasferimento forzato o la deportazione delle persone protette (civili) dal territorio occupato (TPO). Come è stato illustrato dallo Hamoked Center for the Defence of the Individual, (una delle dieci Ong israeliane che hanno denunciato il nuovo regolamento militare), l'ampiezza della definizione di «infiltrato» suggerisce che «l'Ordine si applichi a ogni persona che attualmente si trova in West Bank, indifferentemente dal suo status, identità e nazionalità». Tesi rilanciata dal capo dei negoziatori dell' Anp, Saeb Erekat: «Un'applicazione estensiva di queste ordinanze militari – dice a l'Unità Erekat – renderebbe tutti i palestinesi in Cisgiordania sotto crescente minaccia di deportazione. Questi ordini militari – aggiunge il dirigente dell' Autorità nazionale palestinese - sono tipici di uno stato di apartheid, perché rendono facilissimo per gli israeliani arrestare oespellere i palestinesi dalla Cisgiordania». Sulla stessa lunghezza d'onda è una delle paladine dei diritti umani nei Territori,HananAshrawi: «I contenuti delle nuove ordinanze militari israeliane – dice la parlamentare palestinese raggiunta telefonicamente a Ramallah da l'Unità- sono in flagrante violazione dei diritti umani fondamentali, delle norme fondamentali del diritto internazionale umanitario, del diritto di autodeterminazione e dei precedenti accordi firmati tra l'Olp e Israele”. L'ordinanza ha già avuto un primo riscontro: Ahmad Sabbah aveva appena finito di scontare un periodo di 10 anni di reclusione in un penitenziario israeliano. I familiari, secondo quanto riferito dall' agenzia palestinese alla Maan, lo attendevano nella città natale di Tulkharem (in Cisgiordania), ma a sorpresa hanno scoperto all'ultimo momento che le forze israeliane - all'atto del rilascio - lo avevano trasferito d'autorità verso la Striscia di Gaza, sulla base delle nuove ordinanze.

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