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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Rassegna Stampa
15.12.2009 Udg predica bene, ma razzola male
Se la destra è filo araba va bacchettata, se lo è la sinistra no.

Testata:
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: «Berlusconi e Gheddafi, l'amico 'gentile' che calpesta i diritti»

Riportiamo dall'UNITA' di oggi, 15/12/2009, a pag. 24, l'articolo di Umberto De Giovannangeli dal titolo " Berlusconi e Gheddafi, l'amico 'gentile' che calpesta i diritti ".

Udg riporta le dichiarazioni di Bersani, critiche nei confronti di Berlusconi e della sua frequentazione del dittatore libico.
Udg dimentica il filoarabismo e l'ostilità contro Israele della sinistra italiana di (quasi) sempre ? PCI e Craxi, già dimenticati ? La memoria corta non è utile per fare buon giornalismo.
Ecco l'articolo:

 
Gheddafi

Dice il segretario del Pd, Pierluigi Bersani: «Ultimamente il nostro presidente del Consiglio passa molte giornate in compagnia di personaggi come Gheddafi, Putin fino a Lukashenko. Evidentemente si trova abbastanza bene dove non c’è opinione pubblica e pensa “qui sì che è una pacchia…”». E allora andiamoli a vedere un po’ più da vicino i Paesi-pacchia del Cavaliere, terre su cui imperano padri- padroni, colonnelli-dittatori, populisti col colbacco…Con una premessa grande come una casa: ogni critica, anche la più dura, severa, non può, non deve mai essere presa a pretesto per giustificare l’uso della violenza. La violenza va respinta, combattuta, estirpata senza se e senza ma. Avversari ma mai nemici. I Paesi-pacchia, dunque. Cominciamo dalla Libia, su cui regna il colonnello Muammar Gheddafi. Che la Libia fosse per Berlusconi una «pacchia» per gli affari, l’Unità lo ha ampiamente resocontato, attirandosi l’ira (e una querela) dell’ambasciatore libico a Roma. L’altro volto del Paese-pacchia tra i più amati da Berlusconi, è quello dei diritti. Negati. Tema scottante, al punto che pernon disturbare l’amorevole connubio tra il Cavaliere e il Colonnello, è stato messo - volutamente - ai margini del Trattato di amicizia e cooperazione Italia-Libia, sottoscritto da Berlusconi e Gheddafi il 30 agosto 2008. L’Unità guarda al Paese-pacchia libico con il supporto del recentissimo rapporto di 78 pagine elaborato da HumanRights Watch, il cui titolo è tutto un programma: «Verità e giustizia non possono aspettare». Verità e Giustizia: parole indigeste per Silvio e Muammar. La principale accusa al regime di Tripoli è quella di «continuare a mettere ostacoli istituzionali allo sviluppo dei diritti umani nel Paese». L’assenza di libertà di stampa e di libertà di espressione sono le prime accuse mosse a un governo che «nonostante la nascita di due nuovi giornali indipendenti lascia che il sistema giudiziario continui a criminalizzare la libertà di espressione». Al riguardo Hrwcondanna con forza l’arresto, avvenuto la scorsa settimana, diun attivista libico per i diritti umani, Jamal Al-Haji «per aver parlato criticamente del sistema giudiziario libico». Fra le raccomandazioni al governo si legge nel report c’è proprio «il rispetto della libertà di espressione, di associazione e di riunione». Sempre in tema di rispetto dei diritti di chi ha un’opinione diversa da quella governativa, l’accusa più duraHrwla rivolge all’Agenzia per la Sicurezza Interna che «è responsabile di violazioni sistematiche dei diritti umani, compresa la detenzione di prigionieri politici, la sparizione di persone e la morte in carcere». Nel rapporto l’espressa richiesta al governo libico di rilasciare i circa 500 detenuti politici «che sono ancora in carcere nonostante siano stati giudicati innocenti o abbiano espiato le loro pene». Il capitolo VII del rapporto, documenta diversi casi di detenzione arbitraria di personalità dell’opposizione – Mahmoud Boushima e Abdellatif Al-Raqoubi - di prigionieri politici – Al Abdelnasser-Rabbasi, Mahmud Matar, Fathi al-Jahmi – di desaparecido – Jaballa Hamed Mata, Mansur al-Kikhya, Sayyed Imam Musa Sadr, Izzat al-Megaryef - di morti in carcere – Ismail Ibrahim Al Khazmi-. Il rapporto documenta anche casi di tortura e di violazioni «patenti e premeditate della legge». Non solo Hrw. La Libia è stata su più fronti denunciata anche da altre associazioni umanitarie come uno dei Paesi violatori dei dirittiumani nelmondo. In particolare, - documenta Amnesty International in un suo rapporto - sono state espresse continue preoccupazioni sul trattamento di migranti, richiedenti asilo e rifugiati. Stranieri arrestati perché sospettati di essere migranti irregolari hanno spesso subito abusi durante la detenzione, come percosse, e sono stati espulsi collettivamente senza aver diritto aun avvocato o a una valutazione dei loro casi individuali. Su questi temi è intervenuta più volte anche l’Agenzia Onu per i Rifugiati (Unhcr). Il massacro di Abu Salim. Hrw dedica un vasto capitolo – il capitolo VIII – al caso del massacro della prigione di Abu Salim, dove nel 1996 furono uccisi 1.200 uomini, accusando il governo libico di «aver iniziato a parlare di risarcimenti delle vittime ma di aver fallito nell’accertare la verità dei fatti realmente accaduti e di non voler trovare e punire i responsabili ».Hrwchiede poi di chiarire la posizione della Corte di Sicurezza dello Stato nell’ambito del sistema legale e «ordina» una moratoria immediata sullapena di morte.Eraccomanda all’Ue «di non finalizzare l’Accordo Quadro con la Libia prima di essersi assicurata che nel Paese ci sia rispetto per i diritti di giornalisti, prigionieri e familiari delle vittime di violazioni dei diritti umani perpetrate dal governo». Una raccomandazione a cui il presidente del Consiglio dovrebbe prestare ascolto.Eagire di conseguenza. In nome di una libertà negata.

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