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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Rassegna Stampa
30.11.2009 Hamas ha un solo obiettivo: cancellare Israele
Un'intervista di Udg silente a Ismail Haniyeh

Testata:
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: «Barghouti libero con i mille. E la fine dell'assedio a Gaza»

Riportiamo dall'UNITA' di oggi, 30/11/2009, a pag. 21, l'intervista di Umberto De Giovannangeli a Ismai Haniyeh dal titolo " Barghouti libero con i mille. E la fine dell'assedio a Gaza ".

Haniyeh, leader di Hamas, movimento terrorista al poter nella Striscia di Gaza, dichiara : " Il mondo conosce il nome di Shalit, ma nessuno sa chi sono i diecimila palestinesi prigionieri di Israele. ". Insomma, un soldato rapito e segregato per più di tre anni è identico a un migliaio di terroristi palestinesi regolarmente processati e detenuti in carceri israeliane, dove hanno diritto di ricevere le visite dei parenti, dei medici, della stampa internazionale...che Haniyeh sostenga questa bestialità non ci stupisce. Ciò che è assurdo è che Udg non si sogni nemmeno di contraddirlo.
Haniyeh continua : "
Negoziare non vuol dire arrendersi al nemico. In una guerra di liberazione si combatte e si tratta. Ma nessuno può chiedere all’oppresso di riconoscere il suo oppressore ". Di riconoscere Israele, perciò, nemmeno la più vaga intenzione.
"
Quelli che per Israele sono terroristi, per il popolo palestinese sono degli eroi della resistenza.". Non siamo sicuri che tutti i palestinesi concorderebbero con la visione di Haniyeh. Resta il fatto che quei terroristi palestinesi sono colpevoli di attentati contro la popolazione israeliana e sono stati processati e condannati per questo motivo.
Haniyeh dichiara : "
Ma del terrorismo di Stato israeliano nessuno s’indigna.E chi lo denuncia, come Goldstone (il giudice autore del rapportoOnusulla guerra di Gaza contestato da Israele, ndr) viene tacciato di antisemitismo ". Israele non è colpevole di terrorismo nei confronti di nessuno Stato. Haniyeh cita il fazioso rapporto Goldstone dimenticandosi che esso, pur se in minima parte e in maniera insufficiente, ha incolpato anche Hamas di aver commesso crimini di guerra. In ogni caso, per quanto concerne le accuse contro Israele, il rapporto è falso. La guerra a Gaza è stata la risposta agli attacchi terroristici quotidiani di Hamas, non un sistema per vessare la popolazione a Gaza.
Haniyeh, mai contraddetto da Udg, continua : "
Se Sharon si ritirò da Gaza, se Barghouti e altri fratelli saranno liberati è grazie alla resistenza armata e all’eroismo di quanti hanno sacrificato la loro vita per la liberazione della Palestina ". Resistenza armata? Terrorismo, semmai. Se Barghouti e gli altri assassini (o aspiranti tali) saranno liberati, non sarà per la "resistenza armata", ma per l'umanità di Israele, disposto anche a liberare oltre mille colpevoli pur di far tornare a casa un proprio soldato.
Hamas, nella sua arrogaza, richiede anche la fine del "blocco a Gaza". Lo scopo è evidente, poter importare in tutta libertà materiali e armi per costruire ordigni da lanciare contro Israele, magari con l'aiuto dei mille terroristi appena liberati. Questa eventualità e le sue conseguenze, però, non sfiorano il cervello di Udg, troppo intento estasiarsi di fronte al terrorista palestinese. Ecco l'intervista:

 Ismail Haniyeh

La liberazione dei prigionieri reclusi nelle carceri israeliane è sempre stato un obiettivo unificante di tutta la resistenza palestinese. Le nostre richieste per lo scambio sono chiare a Israele. Sta ora a Netanyahu realizzarle ». Da Gaza parla Ismail Haniyeh, premier di Hamas nelle ore decisive per l’accordo tra Israele e Hamas per la liberazione del caporale Gilad Shalit - rapito il 25 giugno 2006 e d’allora prigioniero nella Striscia - in cambio di unmigliaio di palestinesi detenuti in Israele. All’Unità Haniyeh rivela: «Nell’accordo in discussione c’è anche la fine del blocco di Gaza». Il leader di Hamas ha parole dure sul presidente Usa Obama: «Nulla è cambiato nella politica americana di sostegno a Israele». Sul dialogo con Fatah, Haniyeh è possibilista: «L’unità rafforza la causa palestinese - dice - ma va ricercata senza diktat imposti dall’esterno».
Tra i detenuti da liberare, conferma il leader di Hamas, «c’è anche Barghouti». La trattativa per la liberazione di Shalit sembra essere entrata nella stretta finale. Si può essere ottimisti?
«Tutto dipende dagli israeliani. Le nostre richieste sono note. Da tempo la liberazione di Shalit è nelle mani del governano israeliano».
Resta il fatto che da tre anni, Shalit è nelle mani di Hamas…
«Il mondo conosce il nome di Shalit, ma nessuno sa chi sono i diecimila palestinesi prigionieri di Israele. La loro liberazione è tra gli obiettivi primari della resistenza palestinese. Non vi sarà pace fino a quando l’ultimo palestinese non sarà tornato in libertà».
Tra i palestinesi di cui Hamas ha chiesto la liberazione c’è il leader di Fatah, Marwan Barghouti?
«Sì, c’è anche lui. Come altri dirigenti della resistenza che non sono di Hamas. I palestinesi incarcerati non hanno coloritura politica. Sono tutti nostri fratelli da liberare».
C’è chi sostiene che un esito positivo della trattativa sui prigionieri sarebbe un successo politico di Hamas.
«No, sarebbe la vittoria di tutta la resistenza palestinese, della quale Hamas è parte integrante, imprescindibile. Hanno provato con tutti i mezzi a distruggerci. Non ci sono riusciti e questo perché Hamas è fortemente radicata nella società palestinese. In troppi si dimenticano che siamo stati noi a vincere le prime e uniche elezioni libere in Palestina».
Israele e Hamas negoziano sui prigionieri. Dunque negoziare con Israele non è più un tabù?
«Negoziare non vuol dire arrendersi al nemico. In una guerra di liberazione si combatte e si tratta. Ma nessuno può chiedere all’oppresso di riconoscere il suo oppressore».
Hamas non riconoscerà mai lo Stato d’Israele?
«Il riconoscimento non può essere la precondizione di una trattativa».
In Israele sono in tanti ad opporsi alla liberazione di palestinesi rei di sanguinosi attacchi terroristici.
«Quelli che per Israele sono terroristi, per il popolo palestinese sono degli eroi della resistenza. E poi: esistono decine di rapporti internazionali che documentano i crimini commessi dalle forze di occupazione a Gaza, in Cisgiordania: migliaia di palestinesi sono stati uccisi, tantissime donne, anziani, bambini. Madel terrorismo di Stato israeliano nessuno s’indigna.Echi lo denuncia, come Goldstone (il giudice autore del rapportoOnusulla guerra di Gaza contestato da Israele, ndr) viene tacciato di antisemitismo. Mase il mondo tenesse davvero alla Giustizia mandanti ed esecutori dei crimini a Gaza sarebbero processati all’Aja…».
Comegiudica l’operato del presidente Usa Barack Obama sul Medio Oriente? «Obama è un grande affabulatore. Parla bene ma per i palestinesi nulla è cambiato con lui alla presidenza degli Usa: l’occupazione sionista continua, la colonizzazione prosegue come nell’era Bush».
Lei parla del diritto alla resistenza. Ma qual è il fine che questa resistenza persegue. In altri termini: qual è l’obiettivo ultimo di Hamas. Distruggere lo Stato d’Israele?
«Il nostro obiettivo è la creazione di uno Stato indipendente di Palestina sui territori occupati da Israele dal 1967.Un obiettivo che accomuna la resistenza palestinese».
E che potrebbe portare ad un accordo sulla successione ad Abu Mazen? Barghouti potrebbe essere il presidente della riconciliazione?
«È presto per dirlo. Prima occorre che Marwan torni in libertà. Hamas non ha preclusioni nei suoi confronti. A tempo debito discuteremo di programmi e candidature. Ora le priorità sono altre».
All’Unità, Barghouti si è pronunciato per una Intifada non violenta.
«Se Sharon si ritirò da Gaza, se Barghouti e altri fratelli saranno liberati è grazie alla resistenza armata e all’eroismo di quanti hanno sacrificato la loro vita per la liberazione della Palestina».
Nella trattativa c’è anche la fine del blocco di Gaza?
«Vogliamo che i nostri fratelli che usciranno dalle prigioni israeliane non finiscano in una prigione a cielo aperto chiamata Gaza».

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