sabato 18 maggio 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Rassegna Stampa
27.11.2009 Rilasciare Marwan Barghouti provocherà un'escalation di violenze
Ma Yossi Sarid, di Peace Now, la pensa diversamente

Testata:
Autore: Yossi Sarid
Titolo: «Liberare Barghouti è la scelta giusta per Israele. Rilancerà la pace»

Riportiamo dall'UNITA' di oggi, 27/11/2009, a pag. 33, l'intervista di Umberto De Giovannangeli a Yossi Sarid dal titolo "  Liberare Barghouti è la scelta giusta per Israele. Rilancerà la pace  ".

Il titolo esemplifica in maniera chiara la posizione di Yossi Sarid, una posizione sbagliata e superficiale. La liberazione di Barghouti non comporterà la pace fra Israele e i palestinesi, ma la continuazione delle violenze. Yossi Sarid si legga l'intervista rilasciata da Barghouti al CORRIERE della SERA pubblicata il 25/11 sulla rassegna di IC. L'obiettivo del terrorista palestinese non è la convivenza pacifica con Israele, ma la sua cancellazione. Sarid sostiene che il modo migliore per sconfiggere il radicalismo di Hamas sia "  prosciugare il “mare” in cui nuotanogli estremisti:un“mare” palestinese fatto di rabbia, frustrazione, mancanzadi prospettive. La liberazione di Barghouti potrebbe essere un segnale della rimessa in moto di un processo positivo, politico". Ricordiamo a Sarid che è stato Hamas a richiedere la scarcerazione di Barghouti. In ogni caso è difficile credere che sarà la leadership di un terrorista assassino come Barghouti a isolare Hamas e rilanciare il processo di pace. Ecco l'intervista:

 Yossi Sarid

Ho letto l’intervista che Marwan Barghouti ha concesso al suo giornale. Trovo importanti le sue considerazioni sui caratteri non violenti e popolari della resistenza palestinese e sui suoi sbocchi: la creazione diunoStato palestinese e non la distruzione d’Israele. Parla da leader, Barghouti, e da leader in libertà potrebbe dare un contributo importante al rilancio del processo di pace. La sua liberazione non è un cedimento da parte d’Israele ma un investimento politico che va oltre il pur importante risultato di riportare a casa un giovane soldato».
A parlare è una delle personalità storiche della sinistra israeliana: Yossi Sarid, più volte ministro, tra i fondatori del Meretz, la sinistra laica e pacifista israeliana. Gilad Shalit in cambio di Marwan Barghouti. C’è chi sostiene che la liberazione del leader di Fatah sarebbe pe rIsrael ecedere al ricatto terrorista.
«Non sono di questo avviso. Una premessa è d’obbligo: non è la prima volta che Israele scambia detenuti palestinesi per riavere indietro suoi cittadini, in particolari soldati catturati dal nemico. Di recente è avvenuto anche con Hezbollah. Riportarli a casa, in vita o in morte. Questo principio è parte del patto non scritto ma fondante del rapporto tra il popolo d’Israele e il suo esercito. Fare di tutto per riportare a casa Gilad Shalit è un atto nobile, di cui come israeliano mi sento orgoglioso. C’è poi un discorso politico da fare e questo investe la figura di Barghouti e il futuro stesso del processo di pace…».
Che nesso c’è tra le due cose?
«Il nesso consiste nel rafforzamento di una leadership palestinese oggi in grande crisi. Una crisi che non nasce solo dalle chiusure israeliane ma anche dalla mancanza al proprio interno di figure carismatiche, autorevoli, capaci di unire. Marwan Barghouti ha questi tratti. Tratti indispensabili per avereuninterlocutore in grado non solo e non tanto di sottoscrivere un accordo ma di farlo rispettare. Ho sempre ritenuto un grave errore da parte nostra, d’Israele, ritenere che una leadership palestinese debole, divisa, ci favorisse. Non è così».
Ma la liberazione d icentinaia di palestinesi non rafforzerebbe Hamas?
«Con Hamas dobbiamo fare i conti, indipendentemente da questa vicenda. Io ho fatto parte di governi che hanno combattuto aspramente Hamas, ma non ho mia coltivato l’illusione che Hamas potesse essere sconfitto solo con l’uso della forza. Il modo più efficace per contrastare il radicalismo è prosciugare il “mare” in cui nuotanogli estremisti:un“mare” palestinese fatto di rabbia, frustrazione, mancanzadi prospettive. La liberazione di Barghouti potrebbe essere un segnale della rimessa in moto di un processo positivo, politico. Quella carta va giocata fino in fondo, prendendo finalmente atto che in questi anni la cecità della nostra politica ha finito per rafforzareHamase i gruppi radicali palestinesi ».
Nel governo israeliano c’è una forte resistenza a questo scambio. .
«È vero,m aè proprio in questi momenti, di fronte a scelte così impegnative, che si misura la statura di un leader. Mi auguro che Nertanyahu ne sia all’altezza».
E se tutto dovesse fallire?
«Mi auguro di no, innanzitutto per la famiglia di Gilad, per Noam e Avila che in questi tre anni non hanno mai smesso di battersi per poter riabbracciare il loro figlio. Ma c’è anche un’altra ragione, più generale, per la quale riterrei una sconfitta per tutti il fallimento di questa trattativa: perché vorrebbe dire restare fermi, arroccati nelle proprie trincee, fisiche e mentali. Daqueste trinceedobbiamo provare ad uscire, prima che sia troppo tardi. Per tutti».
Come interpretare il congelamento di10mesidegliinsediamentiannunciato da Netanyahu?
«È un segnale rivolto soprattutto a Obama. Un piccolo passo in avanti, ma da solo non può bastare».

Per inviare la propria opinione a Unità , cliccare sull' e-mail sottostante


lettere@unita.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT