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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Rassegna Stampa
31.10.2009 Udg sempre più come Gianni Minà
Ma alle interviste in ginocchio non ci crede più nessuno. E annoiano pure

Testata:
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: «A Hillary diremo che Israele uccide la speranza della pace»

Sull' UNITA' di oggi, 31/10/2009, a pag. 34, Umberto De Giovannangeli intervista il ministro dell'Anp Riad Al-Malki. Il titolo è " A Hillary diremo che Israele uccide la speranza della pace ". Come sempre Udg non pone le domande che un un buon intervistatore dovrebbe porre. Usa il tappetino rosso brevettato da Gianni Minà, e da quella posizione  il risultato è la solita ripetizione della litania palestinese. Gli avesse almeno chiesto come andavano i rapporti con Hamas, macchè, Udg se ne guarda bene, anche se l' alt allo stato palestinese sta nella mani di Hamas.
Eccolo:

 Gianni Minà con Fidel Castro. E' a lui che si ispira Udg

Non c’è un atto che sia uno compiuto dal primo ministro israeliano che vada nella direzione auspicata dal presidente Obama. Netanyahu usa le parole per nascondere la realtà dei fatti. Ma la realtà è quella che conta: Netanyahu sta uccidendo ogni speranza di pace».
Aparlare è Riad Al-Malki, ministro degli Esteri dell’Autorità nazionale palestinese. Alla vigilia della missione in Israele e nei Territori di Hillary Clinton, Al-Malki anticipa a l’Unità ciò che la dirigenza palestinese dirà alla segretaria di Stato Usa:
«Insisteremo – afferma il ministro degli Esteri dell’Anp – sull’importanza del fattore tempo. Le prossime due-tre settimane saranno decisive ». «Il blocco del negoziato e la politica di chiusura praticata dal governo israeliano – aggiunge Al-Malki – indeboliscono la leadership palestinese e finiscono per favorire le spinte estremiste. Anche di questo parleremo con la signora Clinton».
Signor ministro, la segretaria di Stato Usa, Hillary Clinton, sta per giungere in Israele e nei Territori con l’obiettivo di ridare slancio al negoziato dipace. E’una missioneimpossibile?
«Impossibile forse no, ma certo è molto, molto difficile. E la ragione fondamentale va ricercata nel comportamento del governo israeliano... ».
Il primo ministro israeliano, Benyamin Netanyahu ha ribadito a più riprese la sua disponibilità a riprendere le trattative…
«Netanyahu usa le parole per cercare di mascherare la realtà. E la realtà dei fatti sta a dimostrare che la campagna di colonizzazione e la terribile crisi umanitaria nei territori palestinesi proseguono. È quanto ribadiremo alla signora Clinton: non c’è un atto concreto compiuto dal governo israeliano che vada nella direzione indicata dal presidente Obama, quella di una pace giusta, tra pari, fondata sul principio di due popoli, due Stati ».
Che impatto lo stallo dei negoziati sugli orientamenti politici dei palestinesi? «La delusione è forte e ciònon rafforza la leadership del presidente Abbas (Abu Mazen, ndr). L’intransigenza d’Israele mette in grave difficoltànon solo la dirigenza palestinese ma tutti i leader arabi impegnati nel rilancio del processo di pace».
Signor ministro, il presidente Abu Mazen parla di un accordo globale. Le chiedo: su quali basi questo accordo dovrebbe fondarsi?
«Le basi sono quelle della legalità internazionale e del principio di reciprocità. La legalità è quella sancita da tre risoluzioni Onu e sviluppata nella Road Map. Si tratta poi di calare il principio della “pace in cambio dei Territori” nella realtà di oggi
Il che vuol dire?
«Vuol dire che da parte nostra c’è disponibilità a negoziare una modifica, comunque limitata, dei confini del ’67.Equesto sulla base della reciprocità nella definizione delle frontiere tra i due Stati: a terre inglobate da Israele devono corrispondere terre che diventano parte dello Stato di Palestina. Uno Stato indipendente, pienamente sovrano su tutto il suo territorio nazionale, da Gaza alla Cisgiordania, senza insediamenti al proprio interno, con Gerusalemme est come sua capitale».
Netanyahu ritiene Gerusalemme capitale eterna e indivisibile dello Stato ebraico.
«Su questo occorre la massima chiarezza: nessun dirigente palestinese, neanche il più aperto e disposto al compromesso, potrà mai sottoscrivere una pace che escluda Gerusalemme. Gerusalemme può essere ciò che è Roma: capitale di due Stati ».
Signor ministro, a giorni il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite discuterà il Rapporto Goldstone sulla guerra a Gaza. Qual è in merito la posizione dell’Anp?
«Accogliamo di buon grado le indicazioni e le richieste che emergono dal Rapporto Goldstone. Stiamo prendendo molto sul serio le accuse in esso contenute. Insistiamo sul rispetto del ruolo della legge ed affermiamo il nostro impegno nel condurre inchieste attraverso procedure legali al fine di trattare quest’importante argomento. Al tempo stesso, però, respingiamo ogni equiparazione tra l’aggressione e i crimini compiuti dall’esercito israeliano e le azioni di risposta condotte dalla parte palestinese».
Il presidente Obama ha più volte ripetuto in questo suo primo anno alla Casa Bianca di essere impegnato inprimapersonanellapacefraisraeliani e palestinesi.
«Abbiamo apprezzato le parole e gli sforzi del presidente Obama. Ma questi sforzi continuano a cozzare contro l’intransigenza d’Israele. Il presidente Obama parla di “Muri” da abbattere: inizi da quello israeliano». v
(ha collaborato Osama Hamdan)

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