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Rassegna Stampa
21.10.2009 Iran: 100 deputati richiedono il processo contro Moussavi
Intanto i negoziati non fanno passi avanti

Testata:
Autore: Rachele Gonnelli
Titolo: «Vienna, dopo lo stop riprendono i negoziati sul nucleare iraniano»

Riportiamo dall'UNITA' di oggi, 21/10/2009, a pag. 33, l'articolo di Rachele Gonnelli dal titolo " Vienna, dopo lo stop riprendono i negoziati sul nucleare iraniano ".

 Moussavi

Sono ricominciati a tarda sera i colloqui di Vienna sull’arricchimento dell’uranio iraniano all’estero. Per tutta la giornata, però, l’Iran aveva gelato Russia, Usa e Aiea rifiutando di discutere anche con la Francia. Perché, sosteneva il ministro degli esteri Manuchehr Mottaki, Parigi «disturba l’accordo con l’Aiea». È che nonostante l'Iran possegga il10%del gigante nucleare francese Areva, la Francia non è stata pronta a rifornire di carburante Teheran forzando la mano all’Onu. Poi a schiarita, e tutti sono tornati a sedersi al tavolo. Il capo dell' Aiea, Mohamed El Baradei, ritiene che i negoziati tra l'Iran e le grandi potenze sul programma nucleare di Teheran stiano facendo progressi, sebbene più lenti del previsto: «Ci sono aspetti tecnici e molti problemi tecnici che dobbiamo ancora risolvere ». Si continua stamattina. ATMOSFERA MOLTO TESA C’è nervosismo a Vienna anche come conseguenza del grave attentato terroristico di domenica in Belucistan, al confine con il Pakistan e l’Afghanistan, costato la vita ad una quarantina di persone. I funerali delle quindici Guardie rivoluzionarie è in corso. Teheran dà la responsabilità al clan Rigi alla guida dei miliziani sunniti di Jundallah, e ne ha arrestati tre, tra cui ci sarebbe anche la mente dell’attentato. Ma il regime degli ayatollah punta il dito anche contro le «potenze straniere», accusate di voler destabilizzare il Paese. Gran Bretagna e Stati Uniti, in combutta con il Pakistan. O invece, secondo le parole del generale Hasan Firouzabadi, capo di Stato Maggiore delle Forze armate iraniane, Usa e Israele. Sarebbero questi i burattinai dell’attentato nel quale ha perso la vita anche il generale Nurali Shushtari, vice comandante delle truppe di terra. I banditi sunniti, che hanno rivendicato l’assalto e che forse sarebbero dietro l’uccisione di altri due poliziotti sempre nel Belucistan, lunedì, semplici marionette. Il teorema è banale: la minaccia delle «potenze imperialiste» è sia politica - l’appoggio, anzi l’organizzazione delle manifestazioni anti Ahmadinejad - sia militare. E giustifica la repressione. Nel mirino ora c’è direttamente il leader moderato Mir Hossein Mousavi, punto di riferimento della «rivoluzione verde».Uncentinaio di deputati conservatori ha firmato una lettera contro di lui. Un terzo terzo del Parlamento lo accusa di «un crimine contro la nazione» per non aver riconosciuto i risultati delle elezioni del 12 giugno e la rielezione del presidente Ahmadinejad. Mousavi è stato denunciato direttamente al procuratore generale dell'Iran, Gholam Hossein Mohsen Ejeie, destinatario della lettera, come ha spiegato il deputato Hamid Rasaie, per «aver danneggiato la reputazione del governo con le sue azioni». IL BOIA E LA REPRESSIONE Sempre ieri Maziar Bahari, inviato di Newsweek, viene liberato su cauzione dopoquasi 4 mesi nel carcere di Evin. Va peggio al sociologo irano-statunitense Kian Tajbakhsh, condannato a 12anni con unostudenteAhmadZeidabadi e un giornalista, Massud Bastani. E oggi il cappio stringerà la gola di Safar Angooti, condannato a morte da minorenne. Tre anni fa ha uccisouncoetaneo, MehdiRezaee, rivale in amore. L’aria a Teheran è molto più gelida che a Vienna.

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