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L'Espresso Rassegna Stampa
20.01.2006 Al Qaeda si prepara ad attaccare Israele
l'analisi di Ely Carmon, tra i massimi esperti mondiali di terrorismo

Testata: L'Espresso
Data: 20 gennaio 2006
Pagina: 74
Autore: Ely Carmon
Titolo: «Al Qaeda Palestina»

L'Espresso  di venerdì 2 6 gennaio 2006 pubblica a pagina 74 un articolo dell'esperto israeliano di terrorismo Ely Carmon, sull'infiltrazione della rete di al qaeda in Cisgiordania e Gaza. Ecco il testo:

 
Nella notte del 25 dicembre 2005, nove razzi katyusha sono stati lanciati dal Libano verso Israele. Secondo i servizi segreti militari israeliani l'attacco è stato sferrato dal comando militare del Fronte popolare di liberazione della Palestina (Fplp), guidato da Ahmed Jibril, probabilmente con l'appoggio di Hezbollah. Il 29 dicembre, il comitato di Al Qaeda in Mesopotamia (Iraq), capeggiato da Abu Musab Al Zarqawi ha rivendicato la paternità dell'incursione, dichiarando che "un gruppo di leoni di al-Taweed e di militanti di Al Qaeda ha sferrato un attacco contro lo Stato ebraico nel nome della comune fede in Allah... Questa azione sacrosanta è stata organizzata dai mujahiddin nel nome di Osama Bin Laden... Con l'aiuto di Allah, quel che deve ancora avvenire sarà molto peggio". Stando a fonti dell'esercito israeliano, è difficile stabilire la serietà di questa minaccia. Va rilevato che esiste un'organizzazione affiliata di Al Qaeda in Libano, Ubat al-Ansar, composta da estremisti palestinesi sunniti provenienti dal campo profughi di Ayn Al Hilwah. Il 19 agosto del 2005, un gruppuscolo legato anch'esso ad Al Qaeda che si è dato il nome di Battaglioni Abdallah Azzam ha lanciato tre razzi katyusha da Aqaba, in Giordania. Una nuova priorità Fino alla sua cacciata dall'Afghanistan Bin Laden non aveva tenuto in gran conto la questione palestinese. Il problema principale, per lui, era costituito dalla presenza - militare e civile - degli Stati Uniti sul sacro suolo dell'Arabia Saudita. Secondo Abdel-Bari Atwan, direttore di al-'Quds al-Arabi', un periodico edito a Londra, Bin Laden "è stato criticato nel mondo arabo per essersi concentrato su Paesi quali l'Afghanistan e la Bosnia Erzegovina e così ha deciso di dedicare più attenzione al problema della Palestina". Dopo la distruzione delle basi di Al Qaeda in Afghanistan, i suoi due leader, Bin-Laden e Al Zawahiri, hanno menzionato sempre più frequentemente il problema della Palestina nelle loro dichiarazioni audiovisive, definendolo una delle priorità più alte e vi è stato un forte aumento degli attacchi di gruppi jihadisti contro obiettivi ebraici e israeliani. Il motivo di quest'improvviso interesse per obiettivi ebraici e israeliani era, molto probabilmente, collegato ai tentativi di Al Qaeda di approfittare del grande successo della violenta seconda Intifada. Nella Striscia di Gaza Un nuovo gruppo terrorista islamico con stretti rapporti con Al Qaeda in Afghanistan, Pakistan e Iraq, ha iniziato a operare nella Striscia di Gaza, secondo i servizi di sicurezza dell'Autorità Palestinese. Le Jundallah, o Brigate di Allah, sono composte prevalentemente da ex militanti di Hamas e della Jihad Islamica. Hanno sferrato il loro primo attacco contro i militari israeliani nei pressi di Rafah verso metà maggio del 2005. Il gruppo è particolarmente attivo nella zona meridionale della Striscia di Gaza e la sua comparsa in questo territorio conferma i sospetti che Al Qaeda abbia cercato di installarsi qui prima del ritiro di Israele. Il 2 agosto del 2005, un messaggio trasmesso al forum al-Mustaqabal al-Islami (Il Futuro dell'Islam) conteneva la 'Prima dichiarazione di Al Qaeda dalla Terra dell'Avamposto, la Palestina occupata', ovvero dell'ala militare di un gruppo che si era dato il nome di Alwiyat al-Jihad fi Ard al-Ribat (Le Brigate della Jihad nella Terra dell'Avamposto). Il testo descriveva un attacco missilistico lanciato il 31 luglio 2005 contro gli insediamenti di Neve Dekalim e Ganne Tal: "Nel quadro della Jihad islamica combattuta dai nostri fratelli mujaheddin dell'Organizzazione Internazionale di Al Qaeda contro gli Ebrei e i Crociati, noi dichiariamo che le Brigate non sono un'organizzazione nuova o passeggera in territorio palestinese, ma un movimento ideale che spinge i mujaheddin a serrare i ranghi". Alcuni osservatori credono però che esso sia soltanto una costola staccatasi da Al Fatah o uno pseudonimo di un'organizzazione che scomparirà dopo aver compiuto qualche operazione. Nel settembre del 2005, Mahmoud Waridat, un palestinese della Cisgiordania arrestato nel luglio dello stesso anno, venne accusato dagli investigatori delle forze armate israeliane di aver frequentato un corso di addestramento di Al Qaeda durante l'estate del 2001, sebbene venne riconosciuto che l'imputato declinò in seguito un'offerta di adesione alla rete internazionale di Bin Laden. Un opuscolo diffuso a Khan Yunis dal Jihad di Al Qaeda in Palestina, nell'ottobre dell'anno scorso, annunciava che il gruppo terrorista aveva cominciato a operare per l'unificazione dei musulmani in un solo Stato islamico. L'opuscolo costituisce l'ultimo indizio del tentativo di Al Qaeda di installarsi nella Striscia di Gaza. Alla vigilia della smobilitazione, numerosi razzi vennero lanciati verso gli ex insediamenti di Neve Dekalim e Ganei Tal. La responsabilità dell'operazione da parte dei membri di Al Qaeda presenti a Gaza venne rivendicata da tre uomini armati dal volto coperto apparsi in un videotape, mentre il nuovo canale televisivo on line di Al Qaeda bollava il presidente dell'Autorità Palestinese Abu Mazen come un "collaboratore degli ebrei", accusandolo di appoggiare Israele nella sua guerra contro Hamas. Al Zarqawi e la guerra santa Secondo Zawahiri, i jihadisti in Iraq sotto la guida di Al Zarqawi hanno un programma che prevede una serie di fasi successive: innanzitutto, espellere gli americani dall'Iraq; creare in seguito un'autorità islamica o emirato, estendere quindi il Jihad ai paesi laici confinanti con l'Iraq. Solo nel quarto stadio, parallelo al terzo, i jihadisti entreranno in "urto con Israele, perché questo paese è stato creato proprio per sfidare qualsiasi nuova entità islamica". Stando a quanto scrive Fuad Husayn in un suo libro ('The second generation of Al Qaeda') pubblicato nel luglio del 2005, la futura strategia di Al Zarqawi si basa sull'estensione del conflitto con gli Stati Uniti e Israele coinvolgendo in esso nuovi gruppi. Contemporaneamente, un movimento islamico jihadista ad ampio spettro "cercherà di modificare le circostanze prevalse finora nella regione e di creare un califfato musulmano in sette fasi con base in Iraq". In un messaggio inviato da Al Zarqawi ai membri della sua tribù Bani-Hasan, egli ha fatto appello ai suoi cugini affinché lottino per innalzare la bandiera dell'Islam e inizino una guerra santa contro chiunque impedisca che si combatta l'occupazione israeliana della Palestina. Proclamando che la sua famiglia trae origini da Gerusalemme, egli ha detto: "Possiamo vantare con orgoglio che i nostri padri e progenitori hanno avuto l'onore di lottare insieme ad altre tribù, sotto la bandiera di Salah al-Din al-Ayyubi in Hittin per liberare Gerusalemme... ". Nel suo discorso alla nazione islamica dell'aprile 2004, egli ha dichiarato che l'invasione americana aveva lo scopo di ridurre quest'ultima in uno stato di perpetua debolezza e di garantire la sicurezza di Israele eliminando qualsiasi minaccia. Al Qaeda decise così che il suo obiettivo principale era quello di sfidare apertamente gli ebrei in Palestina nel prossimo futuro. È infatti sua convinzione che vi sia un legame sostanziale fra i regimi arabi esistenti e lo Stato di Israele e che, pertanto, un attacco contro quest'ultimo possa indebolire tali regimi. La Turchia è vista come il più importante Stato islamico in ragione delle sue grandi risorse economiche ed umane e della sua ubicazione strategica. Zarqawi ritiene che lo Stato turco sia privo di libertà e di capacità di autodeterminazione poiché gli ebrei controllano l'esercito e l'economia e sono i veri detentori del potere nel Paese. Pertanto, il ritorno della Turchia nell'alveo della nazione islamica "non avverrà in mancanza di una potente reazione contro la presenza ebraica al suo interno". La strategia attuale di Al Qaeda è quella di infiltrare lentamente questo Paese e di rinviare operazioni clamorose entro i suoi confini fino a quando non verranno conquistate posizioni importanti in Iraq. L'Iran è il secondo paese che Al Qaeda sta cercando di coinvolgere in questo conflitto. Zarqawi ritiene che lo scontro fra Stati Uniti e Israele con Teheran sia inevitabile e potrebbe sfociare in un attacco contro la sua infrastruttura nucleare. Ecco allora che Zarqawi si appresta a elaborare un piano per favorire il passaggio dei sostenitori dei talebani dall'Afghanistan attraverso l'Iran e l'Iraq, ovvero la libertà di movimento dei suoi seguaci attraverso il territorio siriano grazie all'indebolimento del governo attualmente al potere a Damasco e all'opportunità di infiltrarsi nel Libano, dove la situazione non rimarrà stabile, man mano che i sunniti, qui come in Siria, abbracceranno la dottrina di Al Qaeda. Quest'organizzazione ha dunque le potenzialità e le risorse per penetrare in entrambi i paesi nell'eventualità di un attacco contro l'Iran. Secondo gli ideologi di Al Qaeda, la presa di Baghdad, il 9 aprile del 2003, ha avviato una "fase di attenta osservazione" che si concluderà solo alla fine del 2006. Durante questo periodo, essa si propone di "prolungare il confronto col nemico", poiché lo considera "come una vittoria, indipendentemente dalle conseguenze", in quanto grazie a esso potrà trasformarsi da "una rete organizzativa in un movimento invincibile diffuso con largo seguito popolare". In questa fase, la sua seconda generazione di capi prevede di aprire un confronto diretto con lo Stato di Israele in Palestina; bruciare il petrolio arabo e privare l'Occidente e i suoi regimi alleati della possibilità di beneficiare delle entrate che ne traggono; preparare il Jihad elettronico attraverso Internet; conquistare posizioni di potere in aree di vitale importanza del mondo arabo e islamico; trasformare l'Iraq in una base per costituire un nuovo esercito da impiegare nella guerra santa, dislocabile nei paesi vicini. I suoi ideologi prevedono un periodo di circa tre anni per passare allo stadio successivo, dall'inizio del 2007 al 2010, durante il quale l'attenzione si concentrerà "su Al-Sham" (Libano, Siria, Palestina, Giordania). Verso la fine di questa fase, Al Qaeda avrà completato i suoi preparativi per aprire un confronto diretto con Israele, sia in Palestina che lungo i confini dello Stato ebraico. Strategia in sette punti L'analisi dettagliata di Husayn contempla sette stadi nella strategia di Al Qaeda, da quello iniziale del "risveglio" dopo i fatti dell'11 settembre a quello finale che dovrebbe concludersi nel 2016, subito dopo l'instaurazione di uno Stato islamico, che segnerà "l'inizio di uno scontro aperto tra le forze della fede e quelle dell'ateismo internazionale". Il dato significativo è l'importanza che Zarqawi e altri strateghi di Al Qaeda attribuiscono al loro diretto coinvolgimento nella lotta contro Israele, alla necessità di infiltrare una Siria e un Libano indeboliti e all'attacco da portare contro lo Stato ebraico a partire da quest'ultimo paese frontaliero. Questa strategia si basa inoltre sulla previsione di un cambiamento di strategia dell'Iran nella regione in seguito a un prevedibile attacco israeliano e americano contro i suoi impianti nucleari. È interessante osservare che, nella sua ultima lettera a Zarqawi, Zawahiri sottolinea il fatto che "più di un centinaio di prigionieri - molti dei quali dirigenti di Al Qaeda ricercati nei loro paesi - sono detenuti dagli iraniani". Gli attacchi di Zarqawi contro gli sciiti in Iraq potrebbero costringere "gli iraniani a prendere delle contromisure". Pertanto, il governo di Teheran e la rete di Bin Laden "debbono smetterla di danneggiarsi a vicenda in questa fase in cui gli americani li stanno prendendo di mira" entrambi. Su questo sfondo, sebbene sia sempre ipotizzabile che Hezbollah o uno dei suoi alleati palestinesi siano gli autori dei bombardamenti del 27 dicembre scorso contro il nord di Israele, la rivendicazione della loro paternità da parte dell'organizzazione di Zarqawi in Mesopotamia dovrebbe essere tenuta in seria considerazione. È possibile infatti che la fase della conciliazione fra Al Qaeda e l'Iran, per non "danneggiarsi a vicenda", sia già in atto e che sia giunto il momento in cui il regime di Teheran, in accordo con quello di Assad o con Hezbollah, abbia deciso di lasciare mano libera alla rete di Bin Laden per affidare a quest'ultima il 'lavoro sporco' da eseguire per conto loro. testo raccolto da Gigi Riva traduzione di Mario Baccianini Hamas contro Hamas Sospetti di possibili infiltrazioni di Al Qaeda in Cisgiordania e a Gaza circolano da mesi. Il saggio del professor Ely Karmon, di cui 'L'espresso' pubblica in queste pagine ampi stralci in esclusiva per l'Italia, dimostra come alcuni gruppi siano attivi e si siano già resi responsabili di attentati. Karmon è un ricercatore dell'Istituto di politica internazionale anti-terrorismo di Herzliya (Tel Aviv) ed è considerato tra i massimi esperti mondiali della materia. Ha pubblicato numerosi libri su Hezbollah e su Hamas. A suffragare la sua tesi, un episodio avvenuto negli scorsi giorni quando nove membri di Hamas in carcere in Israele hanno pubblicamente annunciato di aver formato una cellula di Al Qaeda. Chiosa il professore: "Hamas ha deciso di partecipare alle elezioni palestinesi del 25 gennaio e alcuni dei suoi membri più radicali la stanno abbandonando a favore di Bin Laden". I due gruppi hanno strategie inconciliabili. Per Al Qaeda è prioritaria la costruzione di un'unica nazione musulmana (Umma) e solo dopo viene la liberazione della Palestina. Per Hamas il contrario. Da qui uno scontro che passa anche attraverso i canali di reclutamento di militanti. Karmon pensa anche che se Hamas vincerà le elezioni, avrà un problema in più perché dovrà trattare con Israele, Stato che non riconosce, e ipotizza: "Anche vincessero, potrebbero rinunciare ad avere il primo ministro e a occupare dicasteri chiave come gli Interni o gli Esteri. Non mi stupirebbe una spaccatura all'interno del movimento". Dopo che avevano sempre 'marciato uniti', sarebbe la prima. 

testo raccolto da Gigi Riva 

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