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L'Espresso Rassegna Stampa
01.11.2004 Un uso distorto delle parole che falsa i fatti
delegittimando le operazioni anti-terroristiche di Israele

Testata: L'Espresso
Data: 01 novembre 2004
Pagina: 134
Autore: Paola Caridi
Titolo: «I delfini d'acciaio di David»
L'ESPRESSO del 4-11-04 è pubblica a pag. 134 un articolo di Paola Caridi dal titolo "I delfini d'acciaio di David". Si tratta di un reportage sull'annunciato acquisto di nuovi sommergibili da parte della marina israeliana. L'autrice è perplessa i sommergibili sarebbero stati richiesti con tubi lanciamissili di calibro più ampio del normale, compatibili con il calibro di missili che potrebbero (ma quanti condizionali ...) portare testate atomiche.
L'articolo dopo aver descritto l'operazione di acquisto dei sommergibili avanza una ipotesi sulla pericolosità che potrebbe avere un arsenale nucleare israeliano; occorre però considerare che Israele è un paese che ha dimostrato di saper usare la forza a scopo difensivo e non di attacco. Inoltre bisogna tenere presente che alcuni paesi confinanti (molto meno orientati alla propria difesa - anche perchè nessuno ne minaccia l'esistenza - e molto più orientati all'attacco, peraltro proprio nei confronti di Israele) dispongono di vasti arsenali nucleari; sarebbe quindi lecito per Israele disporre di mezzi per difendersi dal mare in caso di attacco nucleare.
L'articolo prosegue descrivendo la delicatezza della vita a bordo dei sommergibili spiegando che nella marina sono impiegati professionisti e non militari di leva e che alcuni di questi data l'elevata preparazione, vengono impiegati anche in operazioni sulla terra ferma di particolare delicatezza.
Proprio a questo proposito la Caridi spiega che sono stati impiegati anche

"in Cisgiordania, in missioni operative contro le fazioni estremiste palestinesi, con il loro conseguente carico di vittime. Soprattutto nell'area di Nablus, come l'ultimo violento scontro di pochi giorni fa, quando gli uomini di Shayetet 13 hanno circondato un palazzo nel cuore della cittadina della West Bank, uccidendo almeno cinque militanti palestinesi".
Qui si vede come, la giornalista sia caduta nell'eterno fastiodoso e pericoloso (e temiamo consapevole) uso distorto delle parole. Innanzitutto viene inserita una equivalenza fra operazioni militari e vittime, con un vincolo di conseguenza. Ovviamente se non ci fossero i terroristi, non ci sarebbe bisogno delle operazioni militari contro di questi e quindi la Caridi con una parola ha voluto tentare di ribaltare le parti (e le colpe). E nella frase successiva ripete il medesimo errore. I militari secondo la Caridi avrebbero compiuto - ad esempio - un'operazione militare per arrivare nella striscia di Gaza, circondare un palazzo e uccidere dei militanti. Probabilmente lo scopo dei militari non era esclusivamente l'assassinio (come sostenuto dalla giornalista) ma era di antiterrorismo, probabilmente avevano individuato un arsenale o terroristi pronti a compiere un attentato. I terroristi (chiamati dalla Caridi "militanti" nella speranza di stemperare i toni e le colpe) sono morti, ma non si capisce se sono morti trucidati mentre erano occupati in attività pacifiche oppure se sono morti (come è più probabile) durante un combattimento contro l'esercito nel tentativo di difendere il loro arsenale o la loro postazione.

Per dovere di completezza precisiamo che dalla consultazione del sito web dell'esercito israeliano apprendiamo che l'operazione descritta dalla Caridi ha riguardato l'individuazione di un terrorista leader di Hamas che si occupava della produzione e distribuzione dei missili Qassam utilizzati per colpire le città più vicine nel territorio israeliano (con numerose vittime civili). Il terrorista aveva questo compito da molti anni, godeva di un appoggio particolare da parte delle autorità palestinesi, ed era responsabile di molti attentati compiuti contro l'esercito israeliano.

http://www1.idf.il/DOVER/site/mainpage.asp?sl=EN&id=7&clr=1&docid=34617.EN

http://www1.idf.il/DOVER/site/mainpage.asp?sl=EN&id=7&docid=34620.EN

Vediamo quindi come con l'uso delle parole o con l'omissine dei particolari si possa distorcere un fatto, sostituendo la descrizione di un evento con un'opinione, uno dei più gravi comportamenti che può avere un giornalista.

Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione dell'Espresso. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.


espresso@espressoedit.it

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