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L'Espresso Rassegna Stampa
30.03.2004 Caracciolo dimentica che Israele è uno stato sovrano
cosa grave per chi scrive di politica internazionale

Testata: L'Espresso
Data: 30 marzo 2004
Pagina: 20
Autore: Lucio Caracciolo
Titolo: «Ora volano solo i falchi»
Su L’Espresso in edicola, compare un articolo a firma di Lucio Caracciolo che vi proponiamo. La tesi esposta dall’autore è che l’uccisione dello sceicco Yassin è una risposta di Sharon al mondo intero ed a quanti vorrebbero vedere un intervento di una forza multinazionale in Israele.
In particolare Israele, dopo l’11 settembre e dopo l’11 marzo spagnolo avrebbe timore di attentati e quindi avrebbe fin da ora programmato azioni per confermare la propria superiorità. Questa lettura dei fatti – secondo Caracciolo – dovrebbe confermare la assoluta necessità dell’invio di forze Nato in Israele.

Il ragionamento è molto particolare e viene forzatamente condotto alle menzionate conclusioni. Ma leggiamo insieme l’articolo:

Israele farà da solo: questo è il messaggio che Sharon ha voluto inviare ai suoi cittadini e al mondo con l'uccisione del leader politico e spirituale di Hamas, lo sceicco Yassin. La scelta deriva dalla percezione di un salto di qualità nella minaccia del terrorismo palestinese. Dopo l'11 settembre americano e l'11 marzo spagnolo, Israele teme che possa essere il suo turno.
Il ragionamento qui proposto è pericoloso in quanto viene assimilato il terrorismo palestinese con il terrorismo di Al Qaeda. Hanno lineamenti comuni ma non possono essere assimilati, salvo per essere terroristi entrambe.


Il recente attentato suicida ad Ashdod, che avrebbe potuto produrre conseguenze ben superiori a quanto effettivamente accaduto, ha convinto i falchi di Gerusalemme della necessità di mandare un segnale chiaro e forte al nemico. Ormai Hamas rappresenta dal punto di vista israeliano una minaccia strategica, cioè un nemico che non solo dichiara di voler distruggere lo Stato ebraico, ma può farlo. Che poi l'assassinio di Yassin serva a rendere più sicura la popolazione israeliana, è tutto da dimostrare.
Sembra che ora si sia capito che Hamas è un gruppo terrorista e che ha come scopo la distruzione dello Stato di Israele; lo consideriamo un successo e i nostri lettori sanno bene in quante pagine di giornali e riviste ancora oggi i terroristi di Hamas vengono chiamati "attivisti" e come la loro sia descritta più come una militanza politica che come una vera attività terroristica!
Tuttavia Caracciolo inserisce un dubbio relativamente alla pericolosità di Yassin, tentando di slegarlo dalla pericolosità dell’organizzazione da lui stesso creata. Yassin era l’ideatore del terrorismo contro Israele e da sempre ha organizzato e finanziato attentati, nonostante i suoi handicap fisici; e ciò non ne diminuisce la pericolosità per Israele e per i palestinesi stessi.

Al di là del caso Yassin, emerge l'indisponibilità israeliana ad accettare che potenze esterne influiscano nel conflitto con i palestinesi. L'Europa è considerata fondamentalmente inaffidabile, condizionata dai rapporti speciali con il mondo arabo e con lo stesso Arafat, percorsa da sottili quanto pericolose correnti antisemite. Resta l'America, ma in questa fase Bush è troppo impegnato a farsi rieleggere per potersi davvero concentrare su una Road map che non è mai stata molto più di una dichiarazione di intenti. Risultato: di qui ai primi mesi del 2005, quando Bush o il suo successore riprenderanno in mano il dossier israelo-palestinese, si tratta di difendersi da soli e di rastrellare il maggior numero di fiches possibile in vista di un negoziato futuro.
L’Europa viene giustamente considerata inaffidabile, basta vedere come ha utilizzato i propri fondi per finanziare anche attività terroristiche. E basta vedere come gli stessi politici europei, sensibilizzati sul punto, abbiano esitato (e qualcuno ha negato) a prendere i necessari provvedimenti. Come può l’Europa essere quindi considerata affidabile?
Ed ancora, la Road Map che si è fermata ad essere una dichiarazione di intenti? Certamente non è giunta a successo, ma qui l’autore dell’articolo omette di analizzare i motivi per i quali non si è compiuta. I nostri lettori ben conoscono le numerose e ripetute violazioni ai fondamentali punti imposti dalla Road Map all’Autorità palestinese (lotta al terrorismo, disarmo delle organizzazioni armate, etc). Omettere questi aspetti equivale ad alimentare equivoci e dubbi in un momento in cui le parole hanno a volte quasi lo stesso impatto delle pallottole.

Di fronte al terrorismo palestinese e alle uccisioni mirate israeliane, oggi sembra dunque che il mondo esterno non possa fare molto più che sperare. Ma nella prospettiva del 2005 - sempre che sia davvero l'anno buono per un negoziato serio e definitivo - conviene fin d'ora mettere in chiaro che qualsiasi accordo di pace israelo-palestinese non solo non potrà essere frutto di una pressione internazionale, ma dovrà essere garantito dallo schieramento in loco di una forza multinazionale.
Il grado di sfiducia reciproca fra i contendenti è talmente alto che non è pensabile affidare solo a loro la gestione di un'intesa. L'unica forza internazionale credibile e spendibile nella regione è la Nato. Magari integrata con contingenti russi e di altri paesi. Ma senza una credibile e visibile presenza americana ed europea ogni trattato di pace sarebbe solo un pezzo di carta.

Sicuramente questa ipotesi non entusiasma gli israeliani. Ma immaginare che la sicurezza di Gerusalemme possa poggiare unicamente su se stessa significa trascurare il contesto in cui lo Stato ebraico si colloca. Per quanti sforzi possano compiere arabi ed ebrei di buona volontà per infrangere il muro dell'odio, per molti anni ancora un'accettabile convivenza non sarà frutto spontaneo delle reciproche convinzioni. Sarà soprattutto, se mai sarà, effetto della presenza e della vigilanza americana ed europea.
Qui l’autore continua il ragionamento concludendo che l’unica risorsa utile è un intervento della Nato nella regione. Probabilmente non considera attentamente i delicati equilibri politici e le influenze dei paesi arabi nella Nato. O forse ci dice tutto questo proprio perché li conosce...
In ogni caso è grave che Caracciolo dimentichi che Israele è da più tre anni sotto il tiro di un terrorismo scatenato e che è, last but not least, uno stato sovrano. Per un esperto di politica internazionale, se è una dimenticanza, non è da poco.


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