domenica 28 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Informazione Corretta Rassegna Stampa
25.01.2024 I liberals americani, quelli autentici, vollero Israele
Analisi di Antonio Donno

Testata: Informazione Corretta
Data: 25 gennaio 2024
Pagina: 1
Autore: Antonio Donno
Titolo: «I liberals americani, quelli autentici, vollero Israele»

I liberals americani, quelli autentici, vollero Israele
Analisi di Antonio Donno

Elizabeth Warren, Bernie Sanders, and Alexandria Ocasio-Cortez
Elizabeth Warren, Bernie Sanders, e Alexandria Ocasio-Cortez: il trio del Partito Democratico USA più anti-israeliano

I liberals americani, cioè l’ala sinistra del Partito Democratico, sono particolarmente critici nei confronti di Israele, e non solo nella situazione attuale, che vede i soldati israeliani penetrare a Gaza per eliminare Hamas; da tempo i liberals, capeggiati politicamente da Bernie Sanders, e rappresentati da Alexandria Ocasio-Cortez, Elizabeth Warren, Beto O’Rourke ed altri, sono schierati nei due rami del Parlamento americano contro la politica di Netanyahu che si oppone fermamente alla creazione di uno Stato palestinese accanto a Israele. Questi critici si designano liberal, o progressisti, appropriandosi di una definizione che ha una lunga storia nella politica e nella società americana a partire dalla nascita degli Stati Uniti d’America. La loro posizione a proposito del conflitto israelo-palestinese si è caratterizzata sempre per una critica pesante nei confronti delle Amministrazioni americane che nel tempo si sono schierate a favore di Israele, giustificando in qualche modo le azioni terroristiche da parte dei gruppi armati palestinesi. Soltanto gli eventi terribili del 7 ottobre hanno avuto una condanna aperta da parte dei liberals, ma nello stesso tempo dagli stessi liberals è venuta eguale condanna nei confronti dell’azione dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza per eliminare Hamas. Una contraddizione palese che sta a dimostrare le ambiguità di questo gruppo di rappresentanti e di senatori.
     Perché costoro si definiscono liberal? Il loro liberalism che cosa ha da spartire con il liberalism americano delle origini? La loro giustificazione è la seguente: il popolo palestinese ha diritto a una sua patria esattamente come gli americani ebbero al loro tempo il diritto di liberarsi dagli inglesi e fondare una loro patria. Quindi, il principio della libertà (liberalism) di un popolo, quello palestinese, è, allo stesso modo, abbracciato da questo gruppo di politici americani che si auto- definiscono liberal.
     Ma c’è una realtà politica nella questione israelo-palestinese che annichilisce le posizioni dei liberals americani. Il mondo palestinese, nelle sue varie articolazioni, vuole un solo Stato, uno Stato palestinese, con l’eliminazione di quello israeliano. Questo è vero, senza ombra di dubbio, a partire dalla nascita di Israele, il 14 maggio 1948. È qui inutile elencare le guerre arabe contro Israele, tutte scatenate per la distruzione dello Stato ebraico, e le innumerevoli azioni terroristiche che nel corso degli anni hanno avuto sempre lo stesso scopo.
     I liberals americani furono veramente tali quando dettero vita, nel 1947, a una formazione politica all’interno del Partito Democratico, gli Americans for Democratic Action, rappresentati da politici di alto profilo, come David Lloyd, Leon Henderson, Freda Kirchwey ed altri, i quali iniziarono una lunga battaglia politica contro l’Amministrazione Truman, definita succuba rispetto alle posizioni inglesi in Palestina, contrarie alla fondazione di uno Stato ebraico. In particolare, il Segretario di Stato, George Marshall, erede della politica di Roosevelt, caratterizzata da una sostanziale ambiguità rispetto al programma sionista, fu il principale esponente politico a essere contrario alla fondazione di uno Stato ebraico in Palestina, seguito da uno gruppo importante di esponenti del Dipartimento di Stato. Questa posizione condizionò le simpatie del Presidente Truman verso i sionisti, tanto che i liberals americani si impegnarono in una battaglia politica molto accesa contro lo stesso Truman e il Dipartimento di Stato. Così, l’Amministrazione Truman fu percorsa da una battaglia interna che si risolse soltanto quando, il 14 maggio 1948, David Ben- Gurion proclamò la nascita dello Stato di Israele. Questo evento rappresentò una vittoria straordinaria per i liberals americani, i veri liberals, che avevano speso enormi energie a sostegno del progetto sionista e contribuendo, così, a risolvere un problema storico di immensa portata. Truman, fino a quel momento, succube del Dipartimento di Stato, fu liberato da un peso politico e morale che lo opprimeva.
     Già il 9 aprile 1948, Chaim Weizmann aveva così scritto a Truman: “L’alternativa per il nostro popolo, signor Presidente, è tra la sovranità e lo sterminio. La storia e la provvidenza hanno posto questa alternativa nelle Sue mani ed io confido che Ella deciderà ancora una volta nello spirito della legge della moralità”. Truman riconobbe immediatamente lo Stato di Israele.

Antonio Donno
Antonio Donno


takinut3@gmail.com

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT