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Informazione Corretta Rassegna Stampa
02.06.2017 Il Congresso UDAI a Gerusalemme e l'informazione su Israele
Il discorso di Iris Ambor, direttrice del Ministero degli Esteri israeliano per l’Europa del Sud

Testata: Informazione Corretta
Data: 02 giugno 2017
Pagina: 1
Autore: Iris Ambor
Titolo: «Il Congresso UDAI a Gerusalemme e l'informazione su Israele»

Le Associazioni italiane pro-Israele che aderiscono all’UDAI (Unione Associazioni pro-Israele) hanno tenuto il loro Congresso a Gerusalemme il 23 maggio scorso, nella sala del Tempio italiano di Rehov Hillel, il giorno in cui tutta Israele festeggiava i 50 anni dalla liberazione/unificazione della Capitale. Ha aperto i lavori Iris Ambor, direttrice del Ministero degli Esteri per l’Europa del Sud, ecco il suo intervento:

Buongiorno a tutti, shalom,

So quanto il vostro lavoro sia difficile e che spesso vi possano essere violenze e minacce nei confronti di chi fa la vostra attività, ma tengo a farvi sapere che il Ministero degli Esteri di Israele e l’Ambasciata nel vostro Paese vi sostiene e considera il vostro lavoro cruciale e molto importante. Anche le piccole cose sono fondamentali: non è necessario fare per forza eventi con enorme risonanza, è importante anche scrivere quando occorre al direttore di un giornale che non informa correttamente su Israele, collegarsi via Twitter o Facebook con il Ministero e l’Ambasciata e ri-twittare e diffondere le notizie corrette su Israele.

Consideriamo il vostro lavoro fondamentale e contiamo molto sul vostro appoggio, non posso fare altro, dunque, che ringraziarvi, e spero che rimarrete attivi e sempre motivati ancora per moltissimi anni. Mi auguro che tutta la rete di associazioni che si occupano di sostenere Israele lavorino insieme, che si superino le possibili differenze di vedute.

Quando ho finito il liceo, come la mia figlia più grande sta facendo ora, i miei genitori mi hanno fatto un bellissimo regalo: un viaggio di un mese in Europa. Ho dedicato una settimana all’Italia, visitando le antiche vestigia di Roma, le chiese di Firenze, la Torre di Pisa, i canali di Venezia. E’ stato meraviglioso. L’ultima sera a Venezia, a cena, ascoltando una bellissima canzone, mi sono ripromessa di tornare in Italia prima possibile. E non c’è voluto molto per ritornare, perché subito dopo il servizio militare il primo Paese in cui sono andata è stato l’Italia. Di nuovo a Roma e Firenze, ma anche in posti nuovi dove non ero ancora stata. Poi ho continuato a tornare spesso in Italia, sia d’inverno per sciare sia d’estate. Le persone, la cultura, l’ambiente: tutto mi piace dell’Italia.

Non voglio addentrarmi troppo nella storia delle relazioni tra popolo ebraico e Italia, visto che dura da duemila anni, ma sono molto contenta perché oggi le relazioni sono ottime. E questo è uno dei motivi per cui ho accettato con grande piacere il ruolo di direttrice delle relazioni con il Sud Europa al Ministero degli Esteri. Italia e Israele hanno ottime relazioni, anche politiche, e i capi di governo si sentono molto spesso al telefono, un ottimo segno della diplomazia che funziona. Solo nell’ultimo anno abbiamo avuto molte visite bilaterali: sono venuti in Israele il Primo Ministro italiano, il Ministro degli Esteri e altri, il Primo Ministro e il Presidente d’Israele hanno visitato l’Italia. Ma le relazioni non sono sempre state così buone, e dunque sono indispensabili associazioni di amicizia come la vostra. Quando ho incontrato Angelo Pezzana a gennaio ero molto interessata a conoscere la storia di come si sono sviluppate le associazioni di amicizia Italia Israele, com’è nata l’Udai, e il minimo che potessi fare era venire e dirvi grazie.

Per fortuna neanche la chiusura delle strade della città per la visita di Trump mi hanno impedito di essere qui. Il Ministero degli Affari Esteri in Israele ha circa 1000 diplomatici, 600 in giro per il mondo nelle Ambasciate di oltre 100 Paesi, 400 nel Ministero. Per cui capite che le Ambasciate sono spesso molto piccole. Per questo è importantissimo il lavoro che fate voi e associazioni come le vostre, specialmente in Paesi grandi come l’Italia, per avere una presenza capillare in tutte le città. Ci affidiamo al vostro sostegno e al vostro lavoro e vogliamo valorizzare ogni vostro sforzo. Vi dirò qualcosa a proposito della diplomazia e su che cosa il Ministero si aspetta da voi. Di solito quando si parla di diplomazia si pensa agli alti gradi: presidenti, ambasciatori, ministri. Ma le relazioni non possono fondarsi solo sulle leadership, ma anche sui rapporti con le persone. Questo è quello che chiamiamo “Soft diplomacy”.

Questa diplomazia può essere basata su molte cose: la cultura, lo sport, il cibo, il turismo. Questo serve per costruire relazioni con le persone, per fare capire il proprio punto di vista e capire quello altrui. In particolare il nostro compito è aiutarvi a mostrare, a far capire che esiste una Israele che va oltre quello che si vede in televisione, che di norma si concentra solo sul conflitto israelo-palestinese. Non c’è una ricetta unica per tutti, i bisogni sono diversi. Voglio raccontarvi un aneddoto di quando sono stata nominata addetto culturale nel Regno Unito, con cui le relazioni sono delicate. Molti pensano che sia un lavoro da sogno. La prima domanda che mi facevano era: “Quanti personaggi famosi hai conosciuto?” Ma io ho visto solo una volta Paul McCartney da solo nel parco ma non ho osato parlargli e chiedergli un autografo… per questo mio figlio non mi ha parlato per un mese!

Tornando a quanto dicevo, non c’è una sola ricetta per essere un addetto culturale nel Regno Unito uguale a quella che occorre per esserlo in Francia o in Italia. Ogni situazione è diversa. Ciascuno di noi deve cercare di avere collegamenti con chi prende le decisioni nel luogo dove si trova, cercare le opportunità e promuovere la cultura israeliana. Ma ciascuno di noi lavora in maniera diversa da Paese a Paese. Ed è questa la ricetta che vi posso suggerire. Perciò, quando tornerete a casa, vi suggerisco di cercare qualcosa che interessi davvero le persone intorno a voi e così diffondere un’informazione su Israele attraverso la cultura, le elezioni, la storia, il cibo eccetera, qualcosa che coinvolga e motivi anche voi stessi. Cercate di capire chi sono i vostri interlocutori, quali sono i loro interessi e che cosa possiamo ottenere da loro. può essere anche solo un incontro, una conferenza, oppure degli scambi, per esempio con una compagnia di danza italiana che viene in Israele e una israeliana che viene in Italia: qualsiasi cosa possa coinvolgere, perché senza passione non funziona, Angelo ne è la prova vivente.

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Iris Ambor, direttrice del Ministero degli Esteri per l’Europa del Sud


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