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Il Sole 24 Ore Rassegna Stampa
18.11.2010 Israele pronto a cedere Ghajar al Libano, ma i cittadini non vogliono
Preferiscono essere israeliani, chissà perchè

Testata: Il Sole 24 Ore
Data: 18 novembre 2010
Pagina: 14
Autore: Ugo Tramballi
Titolo: «Israele si ritira da Ghajar, gli abitanti arabi protestano»

Riportiamo dal SOLE 24 ORE di oggi, 18/11/2010, a pag. 14, l'articolo di Ugo Tramballi dal titolo " Israele si ritira da Ghajar, gli abitanti arabi protestano ".


Ugo Tramballi

Da quando Israele cede dei territori contesi " non è contento nessuno ". E' successo con Gaza e ora sta accadendo anche con Ghajar.
Hezbollah non è interessato al villaggio, i cittadini arabi di Ghajar rifiutano di far parte del Libano, accampano la scusa che loro sono siriani (ma la Siria non ha mai rivendicato Ghajar insieme al Golan) e che, comunque, "
a Ghajar non vogliono diventare libanesi: eventualmente continuare a essere israeliani, con quel passaporto blu che permette loro di arrivare fino a Parigi, se lo desiderano. «Non vogliamo aggiungerci alla schiera di profughi di questa regione», protestano".
Tutti scontenti, dunque. Ma il più scontento di tutti è proprio Tramballi, che scrive: "
Ma Israele ora ha in mente la realizzazione dello "stato ebraico": altri 2300 arabi non sono d'aiuto per i calcoli della demografia prestata alla politica.". Israele ha sempre avuto in mente la 'realizzazione dello Stato ebraico'. E' nato per questo. Questo non significa che i suoi cittadini non ebrei siano considerati di serie b. Ma Ghajar non è un villaggio israeliano, da quando è stato conquistato nel 1967, il Libano l'ha sempre rivendicato.
Il fatto che i suoi cittadini non vogliano rinunciare alla cittadinanza israeliana per ottenere quella libanese denota come sia falso che in Israele i cittadini non ebrei non godano degli stessi diritti di tutti gli altri. Ma sarebbe troppo pretendere da Tramballi un'ammissione di questo genere.
Ecco l'articolo:

Un ritiro israeliano da territori occupati non è una di quelle cose che capitano tutti i giorni in Medio Oriente. Pacifisti, milizie, eserciti, chiese, organizzazioni regionali e internazionali, opinioni pubbliche e popoli interi sono mobilitati da decenni perché questo accada. Ma quando succede, non è contento nessuno.

Ieri il governo israeliano ha deciso di ritirarsi da un pezzo del villaggio di Ghajar, al confine nord, e di restituirlo alla sovranità libanese, sia pure gestita per qualche tempo dalle Nazioni Unite. Eppure Hezbollah, che della liberazione di ogni centimetro di Libano ha fatto la sua raison d'être, tace sdegnato; il governo di Beirut non ha mosso un dito per collaborare: gli israeliani hanno dovuto prendere una decisione "unilaterale" mediata con i caschi blu dell'Unifil. Di più. I 2.300 abitanti di Ghajar, tutti arabi della setta alawita, sono scesi in strada a protestare. Non vogliono diventare libanesi.

La storia di Ghajar incomincia nel 1967, quando Israele conquista il villaggio che nessun tratto di frontiera, dagli accordi Sykes-Picot del 1916 in poi, è mai riuscito a chiarire da che parte dovesse stare. Nel 1981 Israele offre la cittadinanza a tutti gli arabi conquistati: i drusi del Golan, a un tiro di sasso da Ghajar, rifiutano. Gli alawiti del villaggio chiedono e ottengono di diventare israeliani.

L'anno dopo Israele invade il Libano e fino al 2000 ne controllerà una buona parte del sud, creando una "fascia di sicurezza". In quel periodo col mercato nero e lo spaccio di tutto ciò che non è legale, come accade lungo tutte le frontiere evanescenti del mondo, gli alawiti di Ghajar fanno i soldi. E allargano il villaggio verso nord, sempre all'interno della "fascia di sicurezza" israeliana: nasce una Ghajar alta con l'aria più fresca, le case e le strade più belle. Nell'inutile tentativo di dire l'ultima parola sulle frontiere, quando gli israeliani lasciarono il Libano, l'Onu aveva fissato una nuova linea di demarcazione. Ghajar bassa era Israele, la alta Libano.

Dopo le pressioni delle Nazioni Unite, americane, europee e arabe, ieri finalmente Israele decide di ritirarsi. Il giorno non è ancora stato fissato; poiché è zona di Hezbollah e l'Armée libanese laggiù è infiltrata dal partito sciita di Dio, Israele vuole che quella parte del villaggio sia presidiata dai caschi blu. L'idea della soluzione di compromesso è stata dell'Onu. Per anni il generale Claudio Graziano, comandante Unifil fino all'inizio dell'anno, l'ha pazientemente negoziata.

Ma ieri Hussein Khatib, il sindaco di Ghajar, ha parlato per conto dei suoi concittadini: «Ghajar è siriana, la sua gente è siriana, la sua terra è siriana». Ma diversamente dalle vicine fattorie di Sheba e dal Golan, la Siria non ha mai rivendicato Ghajar. La vogliono i libanesi ma a Ghajar non vogliono diventare libanesi: eventualmente continuare a essere israeliani, con quel passaporto blu che permette loro di arrivare fino a Parigi, se lo desiderano. «Non vogliamo aggiungerci alla schiera di profughi di questa regione», protestano. Ma Israele ora ha in mente la realizzazione dello "stato ebraico": altri 2300 arabi non sono d'aiuto per i calcoli della demografia prestata alla politica. È il Medio Oriente, bellezza. Soldati, negoziatori, pacifisti e giornalisti avranno sempre di che lavorare laggiù.

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