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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Massimo Lomonaco, La caccia di Salomon Klein 05/09/2011

La caccia di Salomon Klein                 Massimo Lomonaco
Mursia                                                       Euro 18

E’ con NILI, un avvincente romanzo storico ambientato durante la Prima Guerra Mondiale e pubblicato dalla casa editrice Mursia nel 2002, che abbiamo conosciuto il giornalista Massimo Lomonaco come scrittore.
La storia di NILI, (il nome scelto dai suoi membri è l’acronimo formato dalle lettere iniziali della frase biblica tratta dal libro di Samuele “ Netzach Israel lo Ishakare”, L’Eterno di Israele non ti deluderà mai”), un gruppo clandestino ebraico realmente esistito che costruì, rischiando la vita dei suoi membri, una rete di servizi di informazione che si rivelerarono indispensabili per la vittoria degli Alleati, rivive in pagine di straordinaria intensità grazie all’amore e al rispetto dello scrittore per quei giovani e per la situazione storica così complessa della Palestina durante la prima Guerra Mondiale nella quale si sono trovati ad operare.
Come il libro scelto quest’anno per la sezione ragazzi del premio Adei Wizo, anche Nili è un pezzo di storia vera, sconosciuta ai più almeno in Italia.
E la scintilla della grande forza che ha animato i protagonisti di NILI la ritroviamo con analoga intensità nell’affascinante ed enigmatica figura di Salomon, un ebreo tedesco arrivato in Palestina dopo il 1933, fulcro attorno al quale si declina la trama del secondo romanzo di Lomonaco nel quale l’autore coglie nella finzione letteraria lo stato nascente di Israele: quel momento particolare in cui un popolo di profughi prende coscienza di sé, come vedremo accadrà al suo personaggio Salomon Klein.
A mio avviso la Storia e il valore della memoria costituiscono il fil rouge che unisce i due romanzi.
Se NILI è ambientato durante la prima Guerra Mondiale, il nuovo libro di Lomonaco mescolando al ritmo di una spy story personaggi reali e immaginari, è un balzo nel passato della nazione ebraica che nel 1942 alla vigilia della battaglia di El Alamein vive uno dei momenti più cruciali della sua Storia: in Palestina che in quel momento è un “protettorato britannico” vivono 500 mila ebrei. Non sono ancora una nazione ma non è certo che lo diverranno perché su di loro incombe la stretta dell’alleanza delle forze dell’Asse con i movimenti nazionalisti arabi guidati dal Muftì di Gerusalemme al-Hussein che non nasconde il progetto di sbarazzarsi di tutti gli ebrei.
L’esito della battaglia fra le armate di Rommel, la volpe del deserto, e Bernard Law Montgomery, il generale succeduto a Neil Ritchie, “un uomo ascetico, religiosissimo, salutista, dotato di una immensa fiducia nei suoi mezzi”, che stanno per affrontarsi dopo che Rommel aveva già negli occhi il Cairo, è di vitale importanza per la sopravvivenza dello Yishuv.
Fin dalle prime pagine il lettore viene a conoscenza di un fatto storico realmente accaduto perché nel romanzo viene riportato il documento trovato dagli storici Michael-Klaus Mallman e Martin Cuepper che rivela l’intenzione dei nazisti di fare uno sterminio in Palestina. Un commando di SS l’Einsatzkommando Egypt, guidato da Julius Walter Rauff – mente perversa che ha ideato gli autocarri a gas e una delle persone più coinvolte nello sterminio degli ebrei dell’Europa dell’est - si infiltra oltre le linee nemiche con l’obiettivo di preparare la strada alla macchina dello sterminio.
In questo scenario entra Salomon Klein, un personaggio di fantasia che l’autore inserisce nel contesto storico e al quale Ben Gurion affida l’incarico di scovare i sei lupi e sventare il progetto criminale del commando.
Salomon è una delle figure più belle e intense del libro come Sara lo è stata per NILI.
Il lettore incontra Klein sul confine franco-tedesco nel giugno del 1938 quando in fuga dalla Germania nazista viene ferito da un soldato tedesco.
L’ultimo ricordo della sua patria perduta sono i titoli dei giornali gridati dagli strilloni sotto il treno che lo sta trascinando via.
Klein è un ebreo proveniente da una famiglia laica e assimilata che ha sentito parlare del sionismo – il movimento politico degli ebrei europei per ottenere una patria in terra di Israele – ma lui non possiede quel tipo di ideali.
Aveva combattuto nelle trincee della Grande Guerra, poi aveva difeso la democrazia nelle vie di Berlino e nonostante l’arrivo della camicie brune con la croce uncinata al braccio aveva continuato a sperare, a combattere dentro di sé.
Ma a un certo punto dopo aver assistito alle violenze inaudite sugli ebrei: percosse, vetrine prese a sassate, quando aveva cominciato a sentirsi straniero nella sua stessa patria ed anche la lingua madre era diventata lingua dell’esclusione, aveva desistito e il suo naturale approdo era stato la Palestina, l’unico posto dove poteva andare se voleva salvarsi la vita.
Ed è proprio in quel posto che capirà che quello è il suo popolo e quella la sua terra. Non perché li abbia scelti lui, ma perché da loro è stato scelto.
Nella terra dei suoi avi diventa un esponente di rilievo della Haganah ricevendo direttamente da Ben Gurion il compito di impedire al commando dell’Einsatz di giungere in Palestina e, in caso vi fossero già arrivati, di “stanarli uno a uno”.
Perché sia stato scelto proprio lui per scovare i sei nazisti non riesce a spiegarselo nemmeno Klein. Ma Ben Gurion, uno dei personaggi storici che Lomonaco ritrae con rara maestria, sa che “nel farlo sarà un nemico implacabile di chi nega il senso del passato per costruire un presente senza giustificazioni nella storia e nei sentimenti”.

Quello che si dipana nelle pagine del romanzo di Massimo Lomonaco è uno straordinario percorso di formazione per Salomon Klein che lo porterà a venire a patti con il suo passato e a fare propria la causa dello Stato ebraico, senza tuttavia risparmiargli i rovelli e le inquietudini che lo indurranno a vivere sin nel profondo la “sindrome del profugo”.

Nel libro spiccano con intensità altri personaggi i cui ideali saldi e sicuri li portano a perseguire con determinazione un  obiettivo ben preciso: la realizzazione di una patria ebraica in Palestina.
Un ideale per il quale non tutti combattono dalla stessa parte: Noah, ad esempio, uno degli elementi più validi della Haganah con il compito di tenere i collegamenti con i servizi segreti inglesi, è una giovane donna ebrea con “una massa di capelli ricci castano chiaro e due occhi scuri che non passano inosservati”, la sua vita è trascorsa fra il Cairo e la Palestina e vede nell’alleanza con gli inglesi un percorso che mira alla realizzazione del suo ideale sionista; analogamente David Berg, responsabile dell’Agenzia ebraica in Egitto, è stato scelto da Ben Gurion in persona, con il ruolo di favorire l’immigrazione clandestina in Palestina. Un altro personaggio indimenticabile è Faten, la più bella fra le prostitute che lavorano all’Orient famosa casa chiusa del Cairo nel cuore dell’isola di Zamalek, una giovane donna nata in uno sperduto villaggio siriano con una terribile infanzia, non esita ad aiutare Noah e Salomon fornendo loro preziose informazioni che li mettono sulla pista dei sei lupi. La stessa Yvette, una prostituta ebrea intelligente e segretamente innamorata di David Berg, esponente in incognito dell’Agenzia ebraica si rivelerà una fonte preziosa e una pedina insostituibile grazie ai suoi contatti per individuare i membri del kommando. Su un fronte opposto opera Jacob Korda, un ebreo di origini ungheresi vissuto in Germania che dopo aver fatto parte dell’Irgun si schiera con gli inflessibili della Banda Stern respingendo qualsiasi punto di intesa con l’Haganah e con i britannici.
E per il conseguimento dei suoi ideali non esclude nemmeno un’Alleanza con il male assoluto: i tedeschi.

Nel libro prende corpo anche un Progetto di Ben Gurion di estrema rilevanza: nel disperato tentativo di resistere e continuare a vivere viene ideato il cosiddetto “Piano del Nord”: in caso di occupazione tedesca del paese se Rommel avesse sfondato il fronte a El Alamein, l’Yishuv si sarebbe rifugiato in una zona montuosa a ridosso di Haifa e lì avrebbe dato filo da torcere ai nazisti, in attesa che gli Alleati si riorganizzassero e tornassero all’attacco.
Un Piano ideato per difendersi fino alla morte come avevano fatto duemila anni prima i loro antenati di Masada.

Le pagine che narrano delle attività di spionaggio vere e proprie con l’utilizzo di strumenti per decrittare i codici militari avversari, i miracoli dell’elettronica come Ultra per gli inglesi o Enigma per i nazisti, nonché le evoluzioni dell’Operazione Condor assicurano una lettura avvincente che richiama il ritmo narrativo di una spy story, il tutto calato in un contesto storico descritto con lucidità e competenza dall’autore.

Come ha spiegato Georges Bensoussan nel suo saggio, Israele un nome eterno, anche nel libro di Lomonaco emerge chiaramente che Israele non nasce come prodotto esclusivo della Shoah. Non è solo la ricompensa per un popolo sterminato a danno di un altro, quello arabo. Ha radici lontane che si intrecciano profondamente con le aspirazioni della sua gente e con la storia del Novecento.
Del resto “La caccia di Salomon Klein” riportando alla luce una pagina di storia rimasta sconosciuta per quasi sessant’anni, non è solo un meraviglioso affresco storico, narrato con prosa efficacissima, ma anche un appassionante romanzo d’avventura che si legge d’un fiato, catturando come pochi altri, l’attenzione del lettore sin dalle prime pagine.

Orchestrando un romanzo di complessa ideazione e struttura ricco di fatti e personaggi sia storici sia di fantasia, il giornalista Massimo Lomonaco ci riconcilia con l’antico piacere di lasciarsi trasportare da una voglia di raccontare maiuscola, intrepida e sincera.

Giorgia Greco


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