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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Alain Elkann, Hotel Locarno 16/05/2011

Hotel Locarno                                   Alain Elkann
Bompiani                                            Euro 14,90


«Fin da ragazzo Michael aveva intrecciato diversi rapporti amorosi, riuscendo a non
perdere mai la fiducia in un incontro, in un sentimento che lo coinvolgesse in maniera definitiva. Ogni volta aveva creduto che quella fosse la donna giusta…». Gabriela, Daisy, Gloria e
tante altre che fanno parte di quel passato ignoto situato prima che ogni libro cominci.
Michael è un critico d'arte, un uomo di mondo, un alcolista blandamente ancorato al suo vizio. E' soprattutto un personaggio di romanzo, anzi di quel gioco di scatole cinesi che è l'ultimo
romanzo di Alain Elkann, intitolato Hotel Locarno. Qui, in una serie di incastri che non sono solo
un espediente narrativo bensì la sostanza stessa della trama, del racconto, il vero e unico rotagonista è in fondo lo scrittore, l'io narrante in una vasta accezione del participio: narrante lo
è infatti in quanto portavoce della propria esperienza sul lettino
di Vittorio, il suo psicoanalista.
Lo scrittore va in cura perché sente di aver perso l'ispirazione, di non riuscire più a raccontare.
E invece, la storia si fa proprio in questa ricerca, in questo reciproco interrogarsi di terapista e paziente. Lì, in quello studio, lo scrittore che narra di sé e del proprio stallo ritrova la vena. Ritrova soprattutto i personaggi, che erano come rimasti tutti lì sulla soglia, ad aspettarlo pazientemente. E a poco a poco, attraverso il discorso che si dipana dalla terapia, nasce la storia di cui andavano in cerca entrambi - i personaggi ed il loro autore. In questa costruzione narrativa c'è spazio anche per un dialogo fra lo psicoanalista e il suo paziente, cui il lettore attinge scampoli di vita vissuta.
Ma tutto ha un inequivocabile filo conduttore, anche se si svolge su piani e dimensioni diverse - la
pagina e la realtà, la terapia e la vita. Il denominatore comune che in fondo tutti accomuna è quella
spasmodica ricerca d'amore di cui Michael incarna la sostanza. Sulla scena, del resto, ci sono più le sue donne di lui. Non tutte, ma alcune. Gabriela è una affascinante, forse un po' legnosa ma certo decisamente sensuale, ex modella errante, nervosa e fragile al tempo stesso. Daisy sembra tutta un'altra cosa, dalle forme morbide alla sua apparente condiscendenza quando si tratta di «interpretare» ruoli femminili tradizionali. Gloria è, fra tutte, decisamente la più eccentrica, anche se a prima vista ha un'aria «innocua». E' una dolce signora inglese, che si rivela piena di risorse, di spirito di iniziativa e soprattutto di un anticonformismo spiazzante. In mezzo a questo turbine femminile entro il quale fanno apparizione altri personaggi, brevemente tratteggiati o incisi sulla pagina, c'è lui. Michael.Il lettore lo coglie in perenne moto: geografico, sentimentale.
Michael vive in un mondo luminoso, altolocato e colto. E' un critico d'arte affermato e apparentemente invidiabile. Ha fascino e lo esercita con disinvoltura, malgrado
non sia più giovane.
Eppure, c'è qualcosa in lui che ispira una simpatia indulgente che quasi sconfina nella compassione - e non solo quando lo ritroviamo avvolto nei fumi dell'alcol, più vulnerabile che mai. Michael è
sempre inerme, perché di fronte all'amore e alla passione perde ogni sicurezza e si arma di paura.
Di una trepidazione che diventa ben presto incertezza, come dimostra il coup-de-théâtre con cui il romanzo si chiude.

Elena Loewenthal
Tuttolibri – La Stampa


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