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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Harry Bernstein, Il giardino dorato 28/02/2011

Il giardino dorato            Harry Bernstein
Traduzione di Velia Februari
Piemme                           Euro 17,00

Lo scrittore che ha commosso il mondo con il suo esordio letterario “Il muro invisibile” finalista al Premio Bancarella 2008, che ha raccontato le memorie e le avventure della sua grande famiglia ne “Il sogno infinito”, torna al pubblico italiano con quello che lui stesso definisce “probabilmente il mio ultimo romanzo”, “Il giardino dorato” pubblicato da Piemme.
Questo narratore ebreo giunto in America dal Lancashire con la famiglia nei primi anni del secolo scorso che ci ha reso partecipi del suo sogno americano, delle tribolazioni della madre, delle violenze del padre ubriacone, delle piccole e grandi avventure dei fratelli e degli zii è un esordiente di quasi cent’anni che ha deciso di dedicarsi al suo primo romanzo come terapia per superare il dolore atroce della perdita della moglie Ruby, avvenuta nel 2002.
Il titolo del suo terzo libro, Il giardino dorato, riecheggia il ricordo del salice dorato che a Central Park è stato testimone dei loro approcci amorosi e di un altro salice analogo che hanno piantato nel giardino e che li ha accompagnati nella lunga e meravigliosa vita trascorsa assieme.
Dopo averci raccontato con gli occhi di un bimbo di sei anni l’ infanzia nel Lancashire e poi gli anni trascorsi in America con lo sfondo di una famiglia turbolenta e chiassosa, in questo libro Bernstein getta uno sguardo ai sessantasette anni di matrimonio trascorsi con la moglie Ruby, ripercorrendo i momenti salienti di una vita costellata da momenti di gioia intensa ma anche di difficoltà che li ha visti giungere insieme al ragguardevole traguardo dei novant’anni.
Dalla loro prima dimora, una stanza ammobiliata nell’Upper West Side, al Greenwich Village pullulante di artisti e intellettuali, dal Knickerbocker Village, un enorme complesso di edifici a sud di Manhattan, al Queens in una zona chiamata Laurelton fino alla scelta di trasferirsi in una comunità per pensionati a Greenbriar nel New Jersey, il percorso di vita dei Bernistein attraversa la Grande Depressione, la seconda guerra mondiale con il rischio per Harry di essere arruolato, il Maccartismo e nel frattempo i momenti duri, le crisi, la nascita dei figli e i problemi connessi alla loro crescita.
Con una prosa semplice e scorrevole venata di un sottile umorismo Harry Bernstein racconta la disperata ricerca di un lavoro fino a quando non ottiene il posto di lettore per case cinematografiche e, dopo quindici anni grazie all’editore Myron Hallerman, diventa caporedattore di una rivista per impresari edili. Le difficoltà con i figli Charlie e Adraenne dai caratteri così diversi, il primo allegro e scanzonato, la seconda timida e studiosa sono narrate con sguardo ironico e con un sorriso che non muore mai e che Harry ritiene condizione indispensabile nel processo di crescita dei figli per “evitare che scoppi un vaso sanguigno”.
Questa storia d’amore durata quasi settant’anni ha una brusca battuta d’arresto quando Ruby si ammala di leucemia e, nonostante i tentativi dei medici per salvarla, muore. All’improvviso Harry si trova da solo: un’esperienza drammatica e devastante anche per l’inevitabile presa di coscienza che la vecchiaia è una condizione che insieme alla solitudine comporta difficoltà e deterioramento fisico.
Per superare questa situazione di spaesamento, di solitudine e dolore Harry si mette a scrivere e ancora una volta, come quando era giovane, sperimenta la cocente delusione del rifiuto del manoscritto, Il muro invisibile, fino a quando non giunge dalla casa editrice inglese Random House una telefonata che gli cambia la vita. (“…per me, a novantacinque anni, iniziò una vita tutta nuova….fu un po’ come i fuochi d’artificio del 4 luglio, un’esplosione dietro l’altra che illumina il cielo in un tripudio di colori brillanti”).
Pur con il rimpianto di non aver potuto condividere con Ruby questi momenti di gioia, Harry ha deciso di piantare nel parco vicino a casa e dove insieme all’adorata moglie passeggiava ogni giorno, un salice dorato simbolo dell’amore che avevano nutrito l’uno per l’altra. (“Io non ci sarei stato quando avrebbe raggiunto la piena maturità e avrebbe sviluppato la forma di un antico abito da ballo, riversandosi con grazia a terra, con i rami che sfioravano il terreno”).
Dalla penna sapiente di Bernstein è uscito un racconto dolce e commovente che riesce a comunicare attraverso piccole storie familiari la forza dirompente dei sentimenti, il valore dei piccoli gesti e la fede nei sogni.
Il risultato è un romanzo che si legge con assoluto piacere fino all’ultima pagina: un elogio alla vita o meglio ancora allo slancio vitale che permea l’esistenza del suo autore.

Giorgia Greco


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