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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Il successo di Netanyahu e l'ennesima sconfitta dei nostri commentatori 08/07/2010

Libero-Angelo Pezzana: " Il successo di Netanyahu e l'ennesima sconfitta dei nostri commentatori"

Che l’incontro tra Netanyahu e Obama si andato meglio di qualunque previsione è un fatto, l’hanno riconosciuto anche i commentatori meno bendisposti. La passeggiata dei due nel giardino della Casa Bianca ha immortalato un’amicizia ritrovata. Poteva però finire così una querelle che aveva nutrito le speranze di coloro che vedevano l’allontanarsi del potente alleato americano come l’annuncio di un nero futuro per lo Stato ebraico ? No, che non poteva, sarà per questo che i commenti ieri, dopo aver documentato l’intenzione, condivisa da Obama, che solo i colloqui diretti fra israeliani e palestinesi potevano sbloccare la situazione, di fatto il fallimento di quelli indiretti sui quali la nuova amministrazione americana aveva riversato troppa fiducia, hanno cercato subito quale argomento poteva condizionare la ripresa del rapporto Israele-Usa. C’è una parola, “coloni”, usata abitualmente per esprimere severe condanne sulla politica israeliana, basta pronunciarla, scriverla, perchè al lettore, bombardato da anni da una disinformazione a senso unico, venga subito in mente l’associazione con il colonialismo di europea memoria. Pochi conoscono la storia del kibbutz, la rinascita dello Stato grazie al lavoro dei pionieri su una terra che è sempre stata legalmente di proprietà di chi la coltivava. E’ stato un gioco sporco ma facile far passare Israele per uno stato colonialista al posto di una democrazia che in 62 anni ha dovuto affrontare guerre e terrorismo per sopravvivere. Chi voleva cancellarla dalla carta geografica è invece finito per interpretare la parte del ‘resistente’, del povero e onesto contro il ricco e cattivo. Ecco allora sulle pagine dei nostri giornaloni una sfilza di interviste per ribadire che c’è poco da fare, l’ostacolo dei coloni impedirà di raggiungere qualunque intesa, Israele o ritorna ai confini del 67, qualcuno vorrebbe persino del ’48, sennò anche i colloqui diretti non produrranno un bel niente. Che Abu Mazen, capo dell’Anp in Cisgiordania, abbia dichiarato di vedere nel potere di Hamas il pericolo più grande per il futuro stato palestinese, lascia indifferenti gran parte dei nostri analisti . La sua dichiarazione è uscita l’altro giorno su questo giornale, che però non ha avuto imitatori. E’ vero che Abu Mazen è uso a dare un colpo al cerchio e uno alla botte, e che non rinuncerà mai ad attribuire a Israele, a prescindere, ogni colpa, ma ci sembra un po’ troppo che il Manifesto arrivi a scrivere che “ sarà costretto a riprendere i negoziati diretti”. Costretto ? Il Corriere, per non essere da meno, dà grande rilievo ad un rapporto della Ong israeliana B’Tselem, schierata totalmente dalla parte palestinese (ma non lo scrive), titolando “In Cisgiordania il 42% ai coloni”, un falso, ma che colpisce il lettore non esperto. Anche la Stampa, accanto ad una cronaca corretta da Washington, non può fare a meno di intervistare da Roma un israeliano che la butta sui coloni, senza che gli venga mai fatta una domanda che faccia capire a chi legge come sta la questione. Per fortuna l’occhiello lo presenta come ‘attivista palestinese ‘! Mai che venga in mente di intervistare demografi, storici non schierati, in Italia viene intervistato solo chi fa propaganda contro Israele. Il successo della diplomazia israeliana è un boccone difficile da digerire, urge mettere i bastoni fra le ruote. Disinformare l’opinione pubblica, quando all’orizzonte si affaccia una nuova speranza di pace, è la tecnica che finora ha dato i suoi frutti, fino a legittimare Hamas pur di danneggiare Israele. E poi si offendono quando si sentono dare degli antisemiti.


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