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Manfred Gerstenfeld
Israele, ebrei & il mondo
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Gerusalemme mentre i nostri soldati morivano a Gaza 07/08/2014
Gerusalemme mentre i nostri soldati morivano a Gaza
Commento di Manfred Gerstenfeld

 (Traduzione di Angelo Pezzana)

Soldati israeliani tornano da Gaza

Uno dei pochi giornali norvegesi amico di Israele mi ha chiesto di raccontare  come ho vissuto il mese del conflitto con Gaza. Vivevo come prima ? mi sentivo sicuro ? incontravo gli amici ? andavo al ristorante ? e così via.
Per rispondere, ho analizzato le mie giornate. Diversamente da prima, guardavo continuamente un sito internet israeliano per avere  sempre le ultime notizie, ero preoccupato per quanto poteva succedere ai nostri soldati, in particolare un mio studente che era stato richiamato e che si trovava a Gaza. Dato che non poteva usare il cellulare, ha trovato un sistema per dirmi come stava, ogni volta che mettevo un mio articolo su facebook, lui cliccava ‘mi piace’.
C’era poi il problema legato ai soldati uccisi o feriti, io conoscevo bene da molti anni  il nonno di uno dei tre giovani soldati rapiti e poi assassinati. Durante un attacco, un soldato amico di mio nipote ha riportato una grave ferita al braccio, io non lo conoscevo personalmente, ma sono amico di suo padre. Giorni fa ho saputo che un soldato che abita non lontano da me era stato ucciso.
Sentivo gli allarmi quando un missile stava per arrivare a Gerusalemme, ma questo non mi preoccupava eccessivamente. Andavo sul pianerottolo, dove incontravo i miei condomini. Non avevamo neppure il tempo di raggiungere la zona protetta del palazzo. 


Stoccarda, manifestazione antisemita, 25 luglio 2014

Ho ricevuto un numero molto maggiore di e-mail, amici che mi scrivevano dall’estero per informarmi sulle manifestazioni anti-semite e anti-Israele nei loro paesi, a sostegno del movimento islamo-nazista Hamas. Ho passato molto tempo a rispondere ai giornalisti che chiedevano la mia opinione su quanto avveniva qui, ma ho anche iniziato a riflettere su quanto stava accadendo in vista di futuri articoli che scriverò sui musulmani che vivono in Europa, che di fatto partecipano a manifestazioni di aiuto all’islam genocida nei paesi europei, e che rendono visibile l’aumento dell’anti-semitismo e l’odio contro Israele. Finora le minacce agli ebrei e alle società occidentali erano rappresentate soprattutto dalla partecipazione di volontari musulmani alle forze jihadiste in Medio Oriente.
A Gerusalemme ci sono stati disordini, gruppi di arabi hanno partecipato a violente proteste, vi sono stati alcuni attacchi contro gli ebrei, è stata danneggiata la metropolitana ‘leggera’, altri arabi hanno manifestato la loro gioia quando le sirene annunciavano l’arrivo dei missili di Hamas a Gerusalemme, ma ho seguito questi incidenti solo sui media.
Una mia vicina di casa ha suonato il mio campanello per raccontarmi quanto l’avesse colpita la notizia di una sua parente novantenne a Antwerp, che si era fratturata una costola, quando suo figlio aveva telefonato subito al pronto soccorso, e il medico si era rifiutato di intervenire, dicendogli “ Vada a Gaza per qualche ora, vedrà che le passerà il dolore”, ignorando così il giuramento di Ippocrate che ogni dottore dovrebbe rispettare. Ho riflettuto sull’enorme contrasto tra il medico belga e i dottori israeliani, che sempre, negli anni, hanno curato molti palestinesi, inclusi assassini terroristi. La mia vicina di casa aveva trovato incredibile l’accaduto, ma le ho risposto che nell’Europa del 2014  niente è incredibile.
Contrariamente a quanto avveniva al sud, dove sono caduti la maggior parte dei razzi, la vita a Gerusalemme si è svolta in modo relativamente normale. Ho mangiato spesso fuori casa con amici stranieri o con uno dei miei nipoti. Pochi giorni fa ho incontrato due finlandesi, prima ho portato al ristorante mia nipote, che era appena tornata da un campeggio estivo, dove le sirene ‘ allarme rosso’ avevano suonato parecchie volete. E poi vado regolarmente a fare la spesa al supermercato. 
Ho invitato a pranzo fuori la famiglia del mio primogenito, e mia nuora mi ha raccontato di essere andata a portare le proprie condoglianza alla madre di un soldato caduto. Ecco le sue parole “ Mio figlio si trovava al riparo di un veicolo che lo proteggeva, quando una donna araba gli è andata incontro a mani alzate, così lui l’ha lasciata passare spostando il veicolo. Nel momento stesso in cui passava la donna, un cecchino gli ha sparato uccidendolo “. Ha poi concluso con tristezza “ ho educato mio figlio ad essere una persona per bene, è stato ucciso proprio perché lo era”.
Lo scorso shabbat sono stato invitato da amici a una cena alla quale partecipava un importante leader ebreo-americano. Uno degli ospiti era una giornalista che scrive su un giornale italiano. Come risultato per avere sempre scritto la verità su come si comporta Hamas, ci ha raccontato che riceve dall’Italia minacce di morte. Tutti noi otto seduti a tavola eravamo d’accordo: siamo arrivati- chi prima chi dopo- alla conclusione che gli Accordi di Oslo del 1993 con l’Olp sono stati un drammatico errore da parte dei leader israeliani di quegli anni.
A fine Shabbat ho letto su internet le notizie riportate sui media europei. Uno dei due rabbini capo olandesi, Rabbi Binyomin Jacobs, ha dichiarato che molti ebrei olandesi si chiedono se ci sia ancora un futuro per loro in Olanda. Quando io ero uno studente e lui un ragazzino, ragionavamo insieme alla Scuola domenicale di ebraico, era il tempo in cui la leadership ebraica olandese si curava della costruzione del futuro della Comunità. Ora, la Comunità ebraica olandese  si chiede se e quando sarà distrutta.

 

Manfred Gerstenfeld è stato presidente per 12 anni del Consiglio di Amministrazione del Jerusalem Center for Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta.


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