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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Luciano Tas
Le storie raccontate
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Dove l’effetto produce la causa 29/05/2007
Un tempo si usava dire “causa ed effetto” per indicare che ogni evento è prodotto da una causa. Oggi per Radio Rai 1 il concetto è rovesciato e sarebbero gli effetti a produrre le cause in una sorta di salto indietro temporale. I tiri di razzi Qassam che sono lanciati da Gaza contro la cittadina israeliana di Sderot sono ormai un evento quotidiano. I tiri dei palestinesi di Hamas sono imprecisi, all’insegna del “dove colgo colgo”, ma, oltre ai danni, colpiscono e talvolta feriscono passanti israeliani. Nella settimana tra il 20 e il 26 maggio due di questi ultimi sono rimasti uccisi.

E’ ragionevole ritenere che gli “omicidi mirati” degli israeliani contro automezzi o appartamenti in cui l’intelligence individua a Gaza la presenza di terroristi di Hamas, costituiscano una risposta al progressivo intensificarsi dei lanci di quei razzi.

Il nostro giornale radio tuttavia annuncia prima le incursioni israeliane e solo dopo gli attacchi di Hamas, lasciando quindi intendere all’ascoltatore che il lancio dei  razzi Qassam contro il territorio israeliano sia la risposta (l’effetto) alle incursioni aeree israeliane (la causa).

Da qui dunque “effetto e causa”, non viceversa.

Seguono – radio, TV, stampa – i commenti anche di qualche autorevole esponente del governo per deplorare, con il conforto dell’analogo parere di altri partiti di governo e il convinto assenso dei “disobbedienti”, la crudeltà di quegli “omicidi mirati”, che dovrebbero invece sembrare il modo meno cruento di condurre una guerra, proprio perché mirato ai soli assalitori.

E di guerra si tratta, dal momento che ogni “cessate il foco” annunciato (magari in buona fede) dalla minoranza moderata palestinese, è puntualmente disatteso dalla maggioranza che s’identifica invece con i terroristi e che ad ogni parvenza di negoziato serio si affretta a moltiplicare gli atti di indiscriminata violenza, fino ai recenti scontri interni tra Hamas e Fatah, al fine di sabotare qualsiasi negoziato di pace.

I governi italiani, dal dopoguerra ad oggi hanno quasi sempre mantenuto la rotta mediorientale sostanzialmente filo-islamica tracciata da Mussolini.

E’ di questi giorni di fine maggio la notizia che il terrorista palestinese Bassam al-Ashker, di cui si erano perse le tracce da oltre venti anni, è vivo, vegeto, e più che mai attivo nel suo ramo.

Bassam, al quale è stato dedicato il libro biografico “Cucciolo di leone”,  titolo affettuoso che ci porta nel magico mondo disneyano degli animali antropomorfizzati, ha una carriera non proprio legata alle creature di Walt Disney.

“Cucciolo” lo è stato davvero, ma forse di squalo bianco. E’ stato infatti questo cuccioletto (aveva 17 anni) il 7 ottobre del 1985 a partecipare  al dirottamento della nave da crociera “Achille Lauro”, agli ordini di Abu Abbas e al truce omicidio di un ebreo americano: Leon Klinghoffer, 68 anni e paralitico, gettato in mare in pieno Mediterraneo con la sua carrozzella dai terroristi palestinesi.

Questa impresa non poteva non ferire in modo particolare il governo USA, la cui aviazione intercettava l’aereo egiziano che stava portando i dirottatori in salvo in Tunisia, costringendolo ad atterrare nella base NATO di Sigonella, in Sicilia.

Qui avveniva  un durissimo confronto tra i militari americani della base e le forze dell’ordine italiane alle quali il governo Craxi ordinava di opporsi ad ogni tentativo degli americani di arrestare i dirottatori.

Dopo alcune drammatiche ore, gli americani per evitare il peggio finivano per cedere e i dirottatori venivano presi in custodia dai nostri carabinieri.

Ma ecco, il nostro governo imbarcava immediatamente il capo dei terroristi Abu Abbas su un aereo jugoslavo che lo conduceva al sicuro.

Poi però, una volta molto lontano dall’Italia il temibile Abu Abbas, la Giustizia italiana si è mossa inesorabile e lo ha condannato all’ergastolo, invitandolo a presentarsi al più presto la frontiera italiana. Abu Abbas tuttavia non gradiva l’invito e preferiva vivere nelle comodità offertegli da Siria e Iraq.

Un po’ meno bene era andata al “cucciolo di leone”, che un severo tribunale italiano condannava a 17 anni di carcere, presto però ridotti a sei, al termine dei quali il “leoncino” se ne è andato via tranquillamente dal nostro paese per ricominciare in Medio Oriente la sua carriera di terrorista e di maestro di terrorismo, cattedra che occupa a tutt’oggi che ha 39 anni. Così il cucciolo è diventato leone: ogni suo ruggito un morto, possibilmente innocente, possibilmente ebreo, meglio se ebreo e americano.

L’Italia è stata forse troppo dura con il cucciolo? In fondo poteva benissimo darsi che Leon Klinghoffer fosse stato lui ad aggredire il ragazzo ed i suoi compagni di merende e la sua morte potesse quindi essere catalogata come legittima difesa, o al peggio, eccesso colposo di legittima difesa. D’altra parte l’anima gentile del cucciolo può essere testimoniata dal fatto che egli non aveva voluto privare l’anziano signore della sua carrozzella, gettandola in mare insieme a lui quasi fosse una corona di fiori, un estremo omaggio,. Appunto, effetto e causa.                                  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



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