Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
La Cultura dell’Odio di Nathan Greppi Recensione di Giorgia Greco
Testata: Informazione Corretta Data: 23 aprile 2025 Pagina: 1 Autore: Giorgia Greco Titolo: «La Cultura dell’Odio di Nathan Greppi»
La cultura dell’odio Nathan Greppi
Lindau euro 24
Che i profughi palestinesi siano delle povere vittime,
non c’è dubbio. Ma lo sono degli stati arabi, non d’Israele.
Indro Montanelli, La terra di chi
Corriere della Sera 16 settembre 1972
Dopo più di un anno dal 7 ottobre 2023, l'attacco senza precedenti sferrato da Hamas in nome dell'integralismo islamico a Israele che ha rappresentato una vera aggressione all’intero Occidente, al dolore per la morte di 1200 innocenti, uccisi dai terroristi, i quasi 250 rapiti, gli stupri, la distruzione delle case, le atrocità contro anziani sopravvissuti alla Shoah, donne e bambini, si è aggiunta la consapevolezza di una crescente distanza e ostilità da parte dell’opinione pubblica che ha aggravato in maniera indelebile il trauma vissuto dagli ebrei della Diaspora e di Israele.
Per questo in un’epoca di smarrimento sociale, politico e culturale come quella che stiamo attraversando l’ultimo saggio di Nathan Greppi, giornalista e autore del volume “La stampa ebraica in Italia” (Giuntina, 2024), oltre che di numerosi articoli apparsi su importanti testate italiane ed estere, in libreria per Lindau con il titolo “La cultura dell’odio”, consente di andare alle radici di quel clima di odio che da anni vede Israele sul banco degli imputati. Peraltro – spiega Ugo Volli nella interessante prefazione che apre il volume - “chi ha attaccato gli ebrei in questi mesi non l’ha fatto tanto perché era nemico di Israele, ma è spesso nemico di Israele per odio verso gli ebrei. L’antisemitismo non è una conseguenza dell’antisionismo, ma piuttosto è vero l’inverso: l’antisionismo ha successo perché esprime e attualizza l’antisemitismo”.
In questo caos morale e politico senza precedenti va detto che l’odio antiebraico è trasversale e permea ambienti che sarebbero preposti a contrastare il pregiudizio e l’intolleranza come le università, il mondo dell’informazione, della cultura e dell’intrattenimento (cinema, teatri ecc.). Inoltre, se in passato gli intellettuali avevano qualche remora ad esplicitare la loro ostilità verso gli ebrei, ora, dopo l’attacco del 7 ottobre, questo odio fondato su basi etniche e religiose è stato sdoganato in tutti gli strati della società con l’uso, fra gli altri, della parola “genocidio” per condannare l’autodifesa israeliana dinanzi agli atti di un terrorismo criminale.
Il saggio di Nathan Greppi, che si avvale di un’accuratissima documentazione e di uno stile accessibile anche ai lettori meno preparati sull’argomento, offre una disamina esaustiva dei fatti, delle circostanze, dei personaggi in cui si esplicitano le aggressioni, non solo verbali, agli ebrei e a Israele, analizzando il mondo accademico, quello della musica, della letteratura, del cinema, dei fumetti in Italia e nei paesi anglosassoni con uno sguardo anche alla realtà israeliana nella convinzione che conoscere le radici e la natura del sentimento antiebraico possa fornire gli strumenti per contrastarlo e per costruire un punto di partenza per un dibattito più costruttivo.
Nella prima parte del saggio Greppi si sofferma sui “media” che troppo spesso, sia nel nostro Paese sia in America o in Inghilterra, contribuiscono ad alimentare un clima nocivo per lo Stato ebraico riportando notizie senza verificarne l’attendibilità o basate solo su fonti di Hamas oppure, addirittura, fake news che poi qualche volta si trovano a dover smentire.
Ad esempio, dopo il 7 ottobre la faziosità della BBC sul conflitto israelo-palestinese si manifesta già a guerra iniziata quando attribuisce ad Israele il bombardamento dell’ospedale Al-Ahli a Gaza, mentre in realtà a colpirlo è stato un razzo della jihad islamica fuori controllo. Il giornalista ricorda anche la faziosità del “Guardian”, tra i giornali più letti al mondo, che nonostante qualche articolo equilibrato “nel complesso hanno adottato una linea prevalentemente ostile nei confronti dello Stato ebraico”.
Non va poi dimenticato che nel corso dei decenni l’odio verso gli ebrei si è espresso anche attraverso le vignette che, stigmatizzando le politiche israeliane, hanno spesso attinto ai peggiori stereotipi antisemiti.
Nella seconda parte l’autore riflette sulle ideologie di estrema sinistra che negli ultimi decenni hanno pervaso sempre più il mondo delle università il quale si trova a fare i conti con un “terzomondismo” che orienta studenti e professori a prendere in considerazione solo gli aspetti negativi della storia occidentale, come il colonialismo, negando o sminuendo gli aspetti positivi, tesi peraltro affrontate anche dal giornalista Federico Rampini nel suo ultimo saggio “Grazie, Occidente” (Mondadori). Si ricorda inoltre che già nei giorni successivi al 7 ottobre nei campus americani e non solo era emersa una forte intolleranza nei confronti di ebrei e israeliani che ha portato ad esaltare i massacri compiuti da Hamas e a firmare documenti in cui si riteneva Israele responsabile delle violenze subite. In Italia rispetto ad altri paesi occidentali gli appelli al boicottaggio e le adesioni al BDS sono emersi più tardi per vari motivi, come spiega Greppi, ma hanno avuto una notevole rilevanza anche prima del 7 ottobre e, successivamente, si è assistito a una crescita esponenziale delle iniziative antisraeliane.
A questo proposito, non dimentichiamo l’appello del novembre 2023 firmato da oltre 4000 accademici italiani, che chiedevano la sospensione di tutte le collaborazioni con gli atenei israeliani e un immediato cessate il fuoco.
Neppure il mondo della cultura e dello spettacolo è esente da posizioni antisraeliane che spesso si traducono in adesioni al BDS da parte di intellettuali e artisti, come argomenta Greppi nella terza parte del saggio dal titolo “Cultura”.
Se uno dei principali sponsor a livello mondiale del BDS è il musicista britannico Roger Waters, già bassista dei Pink Floyd, se Alice Walker, esponente di spicco della letteratura afroamericana e autrice del romanzo “Il colore viola” , ha dichiarato che non avrebbe voluto vedere il suo libro tradotto in ebraico e pubblicato in Israele, se l’autrice irlandese tra le più celebri della generazione millennial, Sally Rooney, si è dichiarata convinta che in Israele ci sia l’apartheid, è con un certo sollievo che apprendiamo che la scrittrice sudafricana, impegnata nella lotta contro l’apartheid, Nadine Gordimer si è rifiutata di prendere parte al boicottaggio di Israele e ha deciso di prendere parte all’International Writers Festival di Gerusalemme, nonostante appelli contrari da parte degli attivisti palestinesi e dei loro sostenitori all’estero.
Pagine di estremo interesse, fra le altre, sono quelle dedicate all’odio antisraeliano nella cultura italiana, a quanto accadde nel 2008 al Salone del libro di Torino in cui Israele era paese ospite e alle proteste scoppiate nel maggio 2024 sempre in occasione del Salone del Libro mentre venivano presentati l’antologia di racconti Legami dello scrittore israeliano Eshkol Nevo e un libro sui fatti del 7 ottobre della giornalista italo-israeliana Fiamma Nirenstein. Posso confermare, per essere stata presente in quell’occasione, che fuori dal salone insieme ai manifestanti filopalestinesi spiccavano il fumettista Zerocalcare e lo scrittore Christian Raimo.
Infine, la quarta e ultima parte consiste in tre interessanti interviste a studiosi e storici come Claudio Vercelli, Gadi Luzzatto Voghera e Stefano Gatti che, ciascuno nel proprio ambito, “si occupano di queste tematiche e ne hanno seguito l’evoluzione passo dopo passo”.
Perché leggere il saggio di Nathan Greppi?
Prima di tutto perché è un lavoro accurato ed esaustivo che conferma la serietà professionale di un giornalista che, indagando le radici dell’antisemitismo e dell’antisionismo, oltre che le manifestazioni di tali fenomeni nei diversi ambiti sociali, verifica con scrupolo i fatti e le notizie prima di scriverne.
E poi perché Israele siamo noi (citando il titolo di un libro di Fiamma Nirenstein) e perché la minaccia che sovrasta lo Stato ebraico incombe su tutta la nostra civiltà occidentale, attaccata dall’estremismo islamico. E dunque dove potrebbe portare, ora, l'antisemitismo travestito da difesa dei diritti umani amico di Hamas?
Solo conoscendo le origini dell’odio verso gli ebrei e il loro Stato si può sperare di riuscire a contrastarne gli effetti e “costruire un dibattito più sano sull’argomento” con l’auspicio che chi oggi sventola bandiere palestinesi e grida nelle piazze “From the river to the sea, Palestine will be free” comprenda un giorno che per milioni di ebrei sparsi in tutto il mondo “Israele non è una colonia, ma la loro unica casa”.