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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Libero Rassegna Stampa
15.04.2025 Chi gioca contro l’Italia
Commento di Daniele Capezzone

Testata: Libero
Data: 15 aprile 2025
Pagina: 1
Autore: Daniele Capezzone
Titolo: «Gufi e incendiari di casa nostra tifano Cina e boicottano il viaggio di Meloni in Usa»

Riprendiamo da LIBERO di oggi 15/04/2025, a pag. 1, con il titolo "Gufi e incendiari di casa nostra tifano Cina e boicottano il viaggio di Meloni in Usa", l'editoriale di Daniele Capezzone. 

Confessioni di un liberale. Daniele Capezzone al Caffè della Versiliana  Giovedì 14 luglio, ore 18:30 - Versiliana Festival
Daniele Capezzone

Chi boicotta la visita della Meloni negli Usa ha interesse ad agganciare l'Italia (e l'Europa) alla Cina. La sinistra soffia sul fuoco e si comporta da sfascista, ma è contro gli interessi dell'Italia. Se Trump non piace, il regime comunista cinese, come partner, sarebbe molto peggio.

Per carità, da queste parti nessuno è così ingenuo da credere alle favole o ai buoni propositi della sinistra (le due cose tendono a coincidere). Però, per anni, in particolare nel lunghissimo periodo (2011-2022, con un solo anno di pausa gialloverde) in cui il Pd era al governo senza alcun mandato popolare, ci eravamo sentiti spiegare che, sulle grandi questioni di politica internazionale, o comunque su quelle in cui fosse in gioco un supremo interesse nazionale italiano, tutti dovessero sentirsi chiamati a collaborare e a fornire un contributo costrutti vo.
Ah sì? Peccato che ora, a parti invertite, la sinistra sembri colta da una curiosa forma di amnesia. Poverini, non ricordano i loro stessi moniti, a lungo indirizzati agli altri. E così adesso, quando toccherebbe a loro dare il buon esempio e accompagnare con spirito repubblicano e attitudine non distruttiva il delicatissimo viaggio di Giorgia Meloni a Washington, i compagni stanno facendo esattamente il contrario. Di mattina, insultano Trump, tanto per metterlo di buon umore. Di pomeriggio, trasferiscono gli insulti contro il governo italiano, descrivendolo nella migliore delle ipotesi “con il cappello in mano” davanti al tycoon.
Non solo. Per un verso continuano a infiammare e enfatizzare la questione dei dazi, e per altro verso insistono a non vedere che la vera partita strategica che interessa alla Casa Bianca è quella con Pechino.
Morale. Sul primo fronte - per una ragione o per l’altra- Trump ha sospeso per 90 giorni ogni misura aggressiva verso l’Ue, e cioè ha chiaramente aperto la stagione dei negoziati, come questo giornale ha spiegato dall’inizio della vicenda. Si tratterebbe dunquea Roma come a Bruxelles - di assumere un atteggiamento dialogante, di non guardare l’interlocutore in cagnesco. E invece no: la sinistra spara ogni giorno a palle incatenate contro Washington, come se la Casa Bianca fos se la tana del nemico. E a Bruxelles si continua a parlare di un mitologico “bazooka”: e non si tratta davvero del modo migliore per impostare la conversazione sulle tariffe con il presidente Usa.
Quanto al secondo fronte, abbondano i finti tonti (quelli che vorrebbero farci credere di non aver capito la posta in gioco con Pechino) e gli spingitori di cavalli di Troia. E non c’è bisogno di arrivare a Madrid. Sia in Italia (tra politici, “analisti”, media) sia a Bruxelles, quello che Libero ha chiamato per primo il “partito cinese” è alacremente al lavoro. Con il doppio obiettivo di aiutare Pechino a portare avanti la sua offensiva politica, commerciale e di influenza culturale, e di rendere più lontane le due sponde dell’Atlantico, alimentando i legami tra Ue e Cina e allentando quelli con gli Usa.
Inutile girarci intorno. Siamo in presenza di una nuova categoria: quella dei piromani-pompieri, gente capace di incendiare tutto o invece di usare l’estintore. Ecco, costoro alimentano il fuoco contro Trump (e sperano vivamente che l’incontro con Meloni ne risulti danneggiato), e contemporaneamente spengono qualunque principio di incendio nei rapporti con Pechino, prospettiva che anzi desiderano incoraggiare e incentivare.
Va detto con chiarezza. Chiunque si muova in questo modo danneggia l’interesse nazionale italiano e insieme la coesione occidentale. Da un lato, infatti, rischieremmo di collocarci in uno spazio geopolitico ambiguo, peraltro perdendo o compromettendo il principale compratore del nostro export.
Dall’altro, contestualmente, mostreremmo a Pechino un inizio di disarticolazione dell’Occidente, e una disponibilità di alcune aree (Madrid è già in prima fila, ma anche a Bruxelles non si scherza) già pronte a inchinarsi al Dragone. Pessime scelte, assolutamente da contrastare.

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