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Informazione Corretta Rassegna Stampa
19.03.2025 Perché attaccare questo povero Hamas?
Commento di Michelle Mazel

Testata: Informazione Corretta
Data: 19 marzo 2025
Pagina: 1
Autore: Michelle Mazel
Titolo: «Perché attaccare questo povero Hamas?»

Perché attaccare questo povero Hamas?
Commento di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
https://www.dreuz.info/2025/03/pourquoi-attaquer-ce-pauvre-hamas-312222.html

Hamas non restituisce gli ostaggi, tergiversa, prende tempo, inganna Israele. Netanyahu riprende i combattimenti a Gaza. Il mondo continua a non capire e pensa che Hamas sia la vittima.

Lo Stato ebraico lancia un massiccio bombardamento sulla Striscia di Gaza senza preavviso, causando centinaia di vittime? E tutto questo in violazione del cessate il fuoco? Vediamo, chi dice cessate il fuoco dice conflitto. Ma di cosa si trattava esattamente? Il 7 ottobre 2023, orde di terroristi fanatici hanno fatto irruzione nei kibbutz di confine, massacrando indiscriminatamente uomini, donne e bambini, compresi neonati, stuprando e torturando, appiccando incendi e andandosene portando con sé più di 250 prigionieri, sia vivi che morti. L'attacco è stato accompagnato da una pioggia di missili su tutto il territorio israeliano. L'esercito israeliano è entrato a Gaza per fermare l'aggressione, liberare gli ostaggi e garantire che Hamas non sarebbe più stato in grado di ricominciare ad attaccare. Purtroppo, dopo più di 500 giorni, questi obiettivi non sono stati raggiunti. È vero che la mobilitazione internazionale a sostegno dei terroristi e la pressione che ha costretto Israele a far entrare decine di migliaia di camion di “aiuti umanitari” hanno reso il compito arduo. Nel frattempo, gli ostaggi venivano torturati, morivano di fame o semplicemente venivano uccisi nell'indifferenza generale. Così siamo arrivati ​​a questo famoso cessate il fuoco. L'organizzazione terroristica avrebbe rilasciato gli ostaggi al contagocce e in cambio avrebbe ricevuto migliaia di prigionieri condannati a lunghe pene detentive per gli attentati commessi in Israele. Al termine di una prima fase, si sarebbe discusso della liberazione degli ostaggi ancora in vita e della restituzione delle spoglie dei morti – sempre a caro prezzo – nonché del ritiro delle truppe israeliane. Ed ecco il punto. Due settimane dopo la scadenza della prima fase, le due parti non sono riuscite a raggiungere un accordo. Israele ha avuto l'audacia di chiedere la restituzione immediata degli ostaggi, accettando di porre fine definitivamente al conflitto e di evacuare completamente le sue truppe. Hamas non la vedeva così. Cercava di guadagnare tempo, approfittando della cessazione dei combattimenti e dell'arrivo massiccio di aiuti umanitari per riorganizzarsi. I negoziati si arenarono. La salute degli ostaggi, affamati e privi di cure, stava diventando critica. I servizi di sicurezza israeliani hanno scoperto i preparativi per un nuovo attacco. Israele decide di fermare i camion degli aiuti umanitari per fare pressione sull'organizzazione terroristica. È stata una perdita di tempo.

Da un lato, i magazzini traboccavano di merci – si parlava di quantità sufficienti per cinque mesi –, dall’altro, ad Hamas non è mai importato del benessere della popolazione. Inoltre, l'ONU si è precipitata in suo aiuto, tirando fuori le vecchie accuse di genocidio e sostenendo che Israele stava cercando di far morire di fame i poveri abitanti di Gaza. Per una volta, peraltro, non c’è il sostegno dell'opinione pubblica, sconvolta dalla tragica morte di due bambini piccoli e della loro madre, assassinati a mani nude. Oggi lo Stato ebraico ha ufficialmente posto fine a un cessate il fuoco illusorio, con il sostegno dello Zio Sam, che aveva minacciato di “aprire le porte dell'inferno” se gli ostaggi non fossero stati rilasciati. Ciò non è privo di rischi, anche per gli ostaggi. Hamas è a un bivio. Sta a lui scegliere: accettare di restituire gli ostaggi e negoziare in buona fede, oppure di reagire.

Immagine correlata 
Michelle Mazel

 


takinut3@gmail.com

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