Trump/Putin: le parole da tenere d’occhio Analisi di Micol Flammini
Testata: Il Foglio Data: 18 marzo 2025 Pagina: 1 Autore: Micol Flammini Titolo: «Trump e Putin parlano. Ecco le parole da tenere d’occhio»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 18/03/2025, a pag. 1/IV, con il titolo "Trump e Putin parlano. Ecco le parole da tenere d’occhio", l'analisi di Micol Flammini.
Micol FlamminiSecondo indiscrezioni sempre più insistenti, si starebbe valutando il riconoscimento della Crimea come territorio russo. Nel 2014 l’Occidente chiuse gli occhi mentre Putin occupava la Crimea, e oggi sembra che concedergliela venga considerato addirittura il male minore. Ma la realtà è un’altra, il piano di Mosca procede senza ostacoli. Trump non sta imponendo nulla allo Zar, sta semplicemente ratificando le sue mire espansionistiche
Roma. Oggi il presidente americano Donald Trump e il capo del Cremlino Vladimir Putin parleranno al telefono dopo una settimana di manovre diplomatiche che hanno portato gli ucraini ad accettare un cessate il fuoco. Putin,parlando di interrompere il conflitto, ha detto di voler prima entrare nel merito delle “sfumature”, delle quali ha discusso con Steve Witkoff in un incontro al Cremlinodurato più di tre ore. Witkoff è tornato negli Stati Uniti parlando di progressi “promettenti”. La Russia è rimasta più abbottonata, in sospeso tra la volontà di proseguire la guerra e non far cambiare opinione al presidenteamericano, ancora convinto che l’ostacolo alla pace sia Volodymyr Zelensky. Trump non ha mai cercato mezzi per costringere Putin a cessare gli attacchi e secondo Semafor starebbe anche valutando il riconoscimento della Crimea come territorio russo.
Con Mosca ha minacciato nuove sanzioni, non è mai passato ai fatti.
La diplomazia è fatta di termini precisi, di proposte, di riti che sentiremo ripetere nelle prossime settimane e saranno protagonisti anche della conversazione fra Trump e Putin. Di questi termini, nonostante la precisione, il maggior rischio è che venga stravolto il significato. La loro lettura in malafede può plasmare il futuro dell’Ucraina.
Cessate il fuoco. Gli Stati Uniti hanno proposto trenta giorni di cessate il fuoco per i combattimenti in cielo, mare e terra. Gli ucraini hanno accettato, i russi non ancora, ma Washington è certa che arriverà un “sì” da Mosca. Il Cremlino prima del cessate il fuoco vuole il ritiro delle truppe di Kyiv dalla regione russa di Kursk. Il ritiro gli consentirebbe di non doversi impegnare nella riconquista dell’oblast. Gli ucraini chiedono garanzie che Mosca rispetti il cessate il fuoco, finora ne ha violati più di venti.
Linee rosse. Putin ha giustificato l’aggressione contro l’Ucraina dicendo, tra le altre cose, che era una risposta alle linee rosse oltrepassate dalla Nato. Ogni negoziato pone nuove linee rosse, i funzionari americani hanno detto che Kyiv dovrà fare delle concessioni territoriali, Kyiv ha detto che non riconoscerà mai le terre occupate da Mosca come russe. In un articolo pubblicato dall’Independent una fonte ucraina di alto livello ha indicato nuove linee rosse per un accordo con Mosca: nessun nuovo territorio ceduto ai russi; ritorno dei bambini deportati; ritorno dei civili detenuti illegalmente; garanzie di sicurezza. Nessun funzionario ucraino ha confermato questa versione apertamente.
Garanzie di sicurezza. Il primo punto per l’Ucraina è assicurarsi che non si ritroverà a dover respingereun’invasione di Mosca in futuro. Per questo servono garanzie che gli Stati Uniti non sono disposti a dare: anzi, Kyiv deve rinunciare all’ingresso nella Nato. Gli europei lavorano a una coalizione di volenterosi per mandare dei soldati in Ucraina, dispiegati a difesa di alcuni luoghi strategici. La Russia rifiuta l’arrivo di truppe europee sul territorio ucraino: il rifiuto è già un’ammissione di una futura aggressione.
Piano A/Piano B. Il segretario di stato americano, Marco Rubio, è tra gli ottimisti. Nel fine settimana ha delineato una strategia in due fasi, che rappresenta finora soltanto la versione americana. Secondo Rubio ci sarà un Piano A che si esaurirà con l’entrata in vigore del cessate il fuoco e seguito da un Piano B, in cui dovranno essere portati al tavolo dei negoziati Ucraina, Russia e i paesi europei: è una delle prime volte che vengono menzionati i paesi dell’Ue. Rubio non ha escluso che sarà necessaria la “shuttle diplomacy”: non un confronto diretto, ma mediato dagli Stati Uniti.
Pace. E’ la parola più abusata, ripetuta più volte nei comunicati sia di Washington sia di Mosca. Gli ucraini vogliono far capire la differenza tra “pace” e “resa” e spesso la accostano all’aggettivo “giusta”: non sia soltanto un sacrificio imposto a Kyiv e un’opportunità per Mosca. Il rischio è che questa diplomazia nel nome della “pace” a ogni costo tolga a Kyiv e agli europei ogni forma di deterrenza, Mosca ha spesso ripetuto la parola “pace”, sa che piace senza doverne specificare il significato.
Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante