Trump/Putin: esiti imprevedibili Analisi di Maurizio Molinari
Testata: La Repubblica Data: 12 marzo 2025 Pagina: 15 Autore: Maurizio Molinari Titolo: «La partita a poker con il Cremlino»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 12/03/2025, a pag. 15, con il titolo "La partita a poker con il Cremlino", il commento di Maurizio Molinari.
Maurizio Molinari
Trump telefonerà personalmente a Putin per proporre il piano di pace sull'Ucraina, già accettato da Zelensky. Ma gli esiti della telefonata sono imprevedibili perché Trump già si è fatto condizionare più volte da Putin (che ammira) e di concedergli tutto quel che chiede: niente meno che una resa totale e incondizionata dell'Ucraina.
Con l’accordo di Gedda su una proposta di tregua di 30 giorni tra Ucraina e Russia il presidente americano Trump diventa formalmente il mediatore per la fine della guerra in corso in Europa. Ma ora cade su di lui la non facile prova di raggiungere l’intesa con Vladimir Putin.
Per Trump è un successo su tre fronti: dimostra di voler tener fede a tutti i costi all’impegno preso con gli elettori per porre fine ai “conflitti infiniti” perché dopo il cessate il fuoco in Libano del Sud e a Gaza ora diventa possibile anche quello in Ucraina; riesce a piegare il presidente Volodymyr Zelensky alla sua volontà grazie alle forti pressioni esercitate prima con l’umiliazione che gli ha inflitto nello Studio Ovale e poi con la sospensione tanto degli aiuti militari che della collaborazione di intelligence; può presentarsi da Putin forte del mandato incassato dalla delegazione ucraina a Gedda, ritagliando per l’America un ruolo di mediatore che in pochi avevano ritenuto possibile. Ma è proprio questo terzo terreno quello più ad alto rischio per la Casa Bianca per il semplice motivo che il Cremlino ha al momento una posizione assai rigida: vuole conservare in maniera definitiva il controllo di tutti i territori occupati, pari a un quarto del Paese, imporre la smilitarizzazione di Kiev per trasformarla in vassallo e anche ottenere la “denazificazione dell’Ucraina”. Ovvero, l’intenzione di Putin è di uscire vittorioso dalla guerra di aggressione iniziata il 24 febbraio di tre anni fa.
L’estrema chiusura di Putin e la palese apertura di Trump descrivono l’inizio squilibrato di una partita di poker fra i due leader che può avere esiti imprevedibili. Perché i rispettivi obiettivi sono assai diversi. Putin vuole affermare la sovranità russa sull’Ucraina in maniera a tal punto evidente da rilanciare il progetto strategico di creare una propria sfera d’influenza lungo i confini nazionali mentre Trump guarda ben oltre Kiev perché è intenzionato a staccare Putin da Pechino, trasformando l’intesa sull’Ucraina nel volano di un nuovo ordine internazionale. Come riassume il politologo Walter Russell Mead “Trump cerca con Putin un’intesa sulla realpolitik a dispetto dei diritti umani come Roosevelt fece con Stalin a Jalta nel 1945 e Nixon fece con Mao a Pechino nel 1972”. Insomma, Putin e Trump sono portatori di due ambiziosi progetti di revisione dell’ordine di sicurezza internazionale che, al momento, non sembrano compatibili. Ecco perché tutto è possibile fra i due presidenti: da un’intesa sulla fine della guerra a Kiev fino a una rottura capace di innescare un conflitto ancora più grande e terribile. E qualsiasi sarà l’esito, investirà direttamente la sicurezza dell’Europa, imponendo all’Ue (più Londra) di accelerare sul sentiero della difesa comune indicato dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Perché l’interesse europeo è evitare la capitolazione di Kiev, scongiurare la nascita di una sfera d’influenza post-sovietica sul continente e garantire la sicurezza di tutte le nazioni europee che confinano con la Federazione russa. Se la Ue riuscirà a dimostrarsi credibile e forte sul terreno della sicurezza potrà anche assumere un ruolo importante a garanzia di Kiev nel negoziato con Mosca che sta per aprirsi.
In attesa di sapere cosa avverrà fra Trump e Putin possono esserci pochi dubbi sul fatto che, intanto, l’unica certezza è che a uscire vincitore è Mohammed bin Salman, l’erede al trono saudita che prima ha ospitato a Riad il disgelo Usa-Russia e ora a Gedda la riconciliazione Ucraina-Usa assicurandosi un indubbio ruolo da protagonista nella partita globale in corso fra Washington e Mosca. Portando l’Arabia Saudita a sedersi di diritto al tavolo più esclusivo che si è creato al riparo dei riflettori, dietro le rumorose turbolenze internazionali: la possibile convergenza con Stati Uniti e Russia sulla gestione delle maggiori risorse di energia dell’intero pianeta.
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