Milano, la Statale ospita lo show anti-Israele con l’Albanese Cronaca di Andrea Muzzolon
Testata: Libero Data: 12 marzo 2025 Pagina: 15 Autore: Andrea Muzzolon Titolo: «Show anti-Israele alla Statale con il comizio dell’Albanese»
Riprendiamo da LIBERO di oggi 12/03/2025, a pag. 15, con il titolo "Show anti-Israele alla Statale con il comizio dell’Albanese", la cronaca di Andrea Muzzolon.
Andrea Muzzolon
Francesca Albanese, una lezione di odio contro Israele all'Università Statale di Milano. Nessun accenno al 7 Ottobre e Israele è accusato di essere un regime di apartheid. Meloni non imita Trump, povera Italia!
«La stampa nazionale prova a mettere il bavaglio alle università». Fa specie che a pronunciare queste parole sia stata Elisa Giunchi, docente del corso di “Storia e istituzioni dei paesi musulmani” all’Università Statale di Milano, che ieri ha potuto organizzare e tenere senza problemi una conferenza sul conflitto israelo-palestinese fornendo unicamente la versione dei più ferventi pro-Gaza. Al contrario però, non sono stati altrettanto fortunati gli organizzatori degli eventi che, solo sospettati di sostenere tesi filo-Israele, hanno visto scatenarsi la violenza becera di colletti e attivisti che hanno causato l’interruzione e la cancellazione di diverse iniziative.
Ieri invece, guarda caso, nei corridoi dell’ateneo in via Conservatorio non è volata una mosca. Tutti gli studenti hanno potuto accedere in modo ordinato all’aula e ascoltare i relatori. Un parterre iper schierato e anche ben congeniato verrebbe da dire. In prima battuta, gli studenti hanno dovuto ascoltare a ripetizione gli sproloqui sul genocidio che Israele starebbe compiendo nei confronti dei palestinesi. A cavalcare questa tesi, le ospiti d’eccezione: Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati e Tina Marinari, coordinatrice delle campagne di Amnesty International Italia, due “pasdaran” anti-Israele e anti-Netanyahu doc. A chiudere l’incontro invece è stato il racconto personale della giovane Yara, ragazza nata e cresciuta nella Striscia. Una storia davvero toccante quella relativa a quanto ha dovuto affrontare la sua famiglia (come tante altre quando sullo sfondo c’è una guerra) ma che, se posta al termine di un vero e proprio comizio contro Israele, non fa altro che rafforzare le tesi degli altri ospiti.
Durante l’incontro, inserito a tutti gli effetti nel piano di studi del corso, ne sono state dette davvero tante e non basterebbe un articolo per riportarle tutte. Eppure qualcosa è clamorosamente mancato. Per esempio, anche solo un accenno a cosa sia l’organizzazione terroristica chiamata Hamas, alle barbarie compiute dai tagliagole, al motivo dello scoppio del conflitto. Proprio quegli agguati che il 7 ottobre 2023 hanno visto il massacro di quasi 1500 israeliani, di cui oltre 300 erano giovani ragazzi e ragazze proprio come gli studenti seduti ieri in aula.
Non sono mancate, invece, scene e asserzioni surreali. C’è stato qualche attimo di sgomento quando l’Albanese ha puntato il dito contro «i benpensanti italiani», rei di non aver compreso come «l’eliminazione di Hamas non sia sempre un obiettivo legittimo». L’inviata dell’Onu, citando il suo ultimo rapporto, è tornata poi su uno dei suoi cavalli di battaglia: l’accusa a Israele di star compiendo «una pulizia etnica per conquistare più territori possibili. Non lo dico io ma i fondatori dello Stato di Israele che parlavano di colonizzazione della Palestina».
Scaduti i 20 minuti a disposizione dell’Albanese, ecco scendere in campo l’esponente di Amnesty. Relatore diverso, ma copione identico. Tina Marinari ha iniziato a sciorinare il contenuto delle 300 pagine redatte da Amnesty per dimostrare che Israele sta compiendo un genocidio. «Secondo la Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio, esistono 5 atti che uno Stato può compiere per commettere un genocidio; noi ne abbiamo individuati ben 3». E poi giù con i numeri delle vittime palestinesi, ovviamente senza accennare neanche per sbaglio a quelle israeliane. Per la Marinari non ci sono dubbi: «Il linguaggio disumanizzante usato nei confronti dei palestinesi, il regime di apartheid che, come certificato da Amnesty, va avanti dal 1948 e l’occupazione illegale perpetrata in questi mesi certificano che sia in corso un genocidio».
La tesi della professoressa e dei suoi ospiti è chiara, direi. Ma il contraddittorio? Qualcuno che spieghi agli studenti le posizioni di Israele? Anche questa volta, neppure l’ombra. Non è mancata invece la minaccia di «querele per diffamazione» agli autori di «articoli vergognosi dove si usa la solita solfa dell’antisemitismo». Meno male che è la stampa a voler mettere il “bavaglio” alle università. Ad oggi comunque resta il nodo legato all’Università Statale: in quelle aule, fino a prova contraria, continua ad esserci spazio solo per chi sostiene il fanatismo pro-Pal.
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