Gaza, gaffe dell’inviato Usa. Poi Witkoff rilancia la linea: Ostaggi indietro o guerra Commento di Fiamma Nirenstein
Testata: Il Giornale Data: 11 marzo 2025 Pagina: 12 Autore: Fiamma Nirenstein Titolo: «Gaza, gaffe dell’inviato Usa. Poi Witkoff rilancia la linea: Ostaggi indietro o guerra»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 11/03/2025 a pag. 12 il commento di Fiamma Nirenstein dal titolo: "Gaza, gaffe dell’inviato Usa. Poi Witkoff rilancia la linea: Ostaggi indietro o guerra".
Fiamma Nirenstein
Adam Boehler, inviato Usa per i negoziati sugli ostaggi, rischia di rovinare tutta la trattativa, con improvvide frasi. Dichiara che agli Usa interessano solo gli ostaggi americani e che "non è la baby sitter di Israele". Steve Witkoff deve ribadire la linea, affermando che la posizione americana è quella di liberare tutti gli ostaggi, altrimenti sarà ripresa la guerra. Ma questi errori della diplomazia della nuova amministrazione pesano.
Giocare con degli esseri umani come con dei birilli è proprio dei terroristi. Il resto del mondo, quando ha a che fare col tentativo impossibile di strapparli dalle loro grinfie, si muove nel loro labirinto con molta difficoltà. Ieri forse Israele insieme agli Stati Uniti dopo un momento di trattative impossibili forse ha ritrovato la sua strada urtando forte contro le sue pareti. La confusione può portare a momenti di chiarezza, ovvero ci voleva Adam Boehler perché Steve Witkoff, l’incaricato di Trump per il Medio Oriente, per strada verso Doha per riprendere la trattativa verso la seconda fase, ritrovasse l’energia della posizione comune tra Israele e gli USA: se Hamas non vorrà restituire i rapiti, non resta che la forza. Cioè, le famose porte dell’inferno. Ha detto infatti ieri: “Qui ci vuole una dead line, una conclusione... lo starter", il punto di partenza oltre alla restituzione degli ostaggi, tutti quanti, è che Hamas venga disarmata e lasci la Striscia. Punto. “Non c’è alternativa” ha detto. Il precedente è l’attivismo di Adam Boehler, un giovane businessman con enorme esperienza internazionale nel campo medico, inviato di Trump, per gli ostaggi: Boehler ci è andato a testa bassa, decidendo di trattare direttamente coi terroristi di Hamas, definendo i rapiti israeliani “prigionieri”, spiegando che i suoi interessi erano solo americani e che non era “la baby sitter” di israele, e ha descritto gli incaricati di Hamas, fra cui un notorio organizzatore della strage del 7 ottobre, “gente molto carina”: questo ha creato disagio in Israele, finché Boehler si è rimangiato tutto ed è tornato alla linea originaria con una serie di interviste e di prese di posizioni. Hamas, ha detto allora, è un’organizzazione terrorista feroce, che uccide donne e bambini, che non ha diritto di sopravvivere. Ma aveva anche detto che c’erano stati progressi che parlavano di una sospensione della guerra per dieci, quindici anni (cioè il tempo in cui Hamas potrebbe agevolmente preparare la prossima Nukba), e di cercare innanzitutto la liberazione dell’americano Edan Alexander oltre ai corpi di quattro altri connazionali. La sensazione di delusione ha invaso i media israeliani. Intanto però Witkoff prima dei nuovi colloqui di Doha per il secondo stadio, è tornato sulla strada classica: tentiamo la strada della restituzione degli ostaggi una volta per tutte, secondo gli accordi, e poi basta, Hamas deve arrendersi e consegnare le armi svanendo dalla scena di Gaza. L’impronta di Boehler sulla situazione non è svanita: resta come eredità la possibilità non confermata di dieci restituzioni nel corso del Ramadan prima dell’avvio della seconda fase. In cambio di Alexander, Boehler avrebbe promesso 250 prigionieri, un numero esagerato, che si aggiungerebbe ai più di mille già per strada a minacciare la sicurezza di Israele. Insomma la sua esagerazione ha creduto di creare una svolta che gli USA non hanno approvato. Il segretario di Stato Marco Rubio, atterrato ieri sera in Arabia Saudita ha dichiarato che l’incontro di Boehler con Hamas è stato un episodio unico, e che la linea americana è quella di Witkoff. Ovvero quella in comune con Netanyahu, ovvero la restituzione dei rapiti e la resa di Hamas. Ma Hamas intanto dichiara che vuole passare alla fase due tenendosi le armi. Per Hamas la guerra continua. Khaled Mashaal in un discorso di grande soddisfazione per la liberazione dei suoi dalle carceri israeliane, ha di nuovo esaltato la guerra jihadista. Dunque, Israele e gli USA recuperano la “dead line”: o di qua o di là dicono ambedue. I rapiti ha detto Witkoff, soffrono in condizioni impossibili. Basta. Israele resta pronto alla battaglia, taglia l’elettricità, diminuisce l’acqua: prima che la misura faccia effetto ci sono molti generatori e molta acqua di cui Hamas può fare uso per mesi. La pazienza scorre più veloce dell’acqua, Bohler ha acceso una luce rossa,la situazione di eccessiva attesa deve essere superata.
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