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Newsletter di Giulio Meotti Rassegna Stampa
04.03.2025 Il carnevale è finito: felice Ramadan!
Newsletter di Giulio Meotti

Testata: Newsletter di Giulio Meotti
Data: 04 marzo 2025
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Il Carnevale è finito. Felice Ramadan!»

Riprendiamo il commento di Giulio Meotti, dalla sua newsletter, dal titolo: "Il Carnevale è finito. Felice Ramadan!".


Giulio Meotti

“Norimberga annulla il carnevale dei bambini”, racconta la BILD.

Le minacce hanno costretto la città tedesca a cancellare la sfilata di carnevale dei bambini del Lunedì delle Rose. Motivo: i terroristi hanno fatto i nomi di potenziali obiettivi, tra cui le sfilate di Carnevale. Niente carnevale a Monaco.

“Ramadan invece del Carnevale: il fallimento del progetto multiculturale”, scrive con la necessaria ironia Anna Diouf.

Nelle città di tutta Europa, dissuasori di cemento hanno lo scopo di impedire alle auto con i famosi disturbati mentali al voltante di lanciarsi nella folla in festa. Nei luoghi in cui tutto questo non è possibile o dove prevale il timore di attentati, sfilate ed eventi vengono annullati, come a Norimberga.

Da qualche anno agli ebrei di Germania è consigliato non farsi riconoscere per strada con kippah, filatteri e parole in ebraico.

Mentre i festaioli e gli sciocchi di Carnevale devono limitarsi, il Ramadan può svolgersi indisturbato. E così in una Germania tramortita dagli attentati, l’Islam accende le sue luci. Ci dovrà pur essere un momento in cui comprendiamo la logica della follia multiculturale. E questo dovrebbe essere uno di questi.

La tradizionale sfilata di carnevale a Kempten è stata annullata perché non ci sono abbastanza barriere in cemento e gli elevati costi delle misure alternative non sono “sostenibili”.

La direttrice della Neue Zürcher Zeitung Beatrice Achterberg attacca l’appeasement verso l’Islam: “Ora che la Germania è stata scossa da diversi attacchi terroristici, spesso di matrice islamista. Forse è più un segno di sottomissione che di tolleranza”.

Tutto questo è accettato come la nuova “normalità”. E visto che le famose “usanze locali” devono adattarsi, il Ramadan può essere celebrato indisturbato, con le luci del Ramadan a Francoforte, Colonia e Berlino.

L’Occidente è fatto così. La cultura viene svenduta. E all'improvviso non c'è più niente di più importante della cultura, ma ovviamente non la tua, ma straniera.

E nel contesto dell’ascesa globale dell’Islam politico, lo spodestamento della cultura europea è un atto di accaparramento tollerato con grande ingenuità.

Il modello è Londra, che sotto la guida del suo sindaco musulmano ha intrapreso questo tipo di islamizzazione lo scorso anno e inaugurato l’illuminazione del Ramadan nei pressi della famosa Piccadilly Circus.

Ancora luci di Ramadan a Londra, mentre è “festa d’inverno” in Francia al posto del Natale.

Un giorno introdurranno in Europa il Ramadan come festività nazionale religiosa.

Francoforte ha illuminato il centro storico per il mese sacro islamico. Per 30 giorni, le parole "Buon Ramadan" brilleranno sul Freßgass. “Dimostriamo che la vita musulmana è una parte naturale della nostra città, Francoforte è sinonimo di diversità e apertura”, ha affermato il sindaco Nargess Eskandari-Grünberg (Verdi). Alla luce del risultato delle elezioni, con oltre il 20 percento per l'AfD, quest'anno è particolarmente importante “dimostrare che tutti appartengono a Francoforte”.

Questo “Buon Ramadan” mostra tutta la portata di quella “monotonia” incolta che ha preso piede nella mente dell’ntellettuale idiota progressista. In una società di stupidi, l’assurdità diventa un successo.

Colonia

Eskandari-Grünberg si sbaglia: se fossimo multiculturale, il Carnevale potrebbe essere festeggiato pacificamente, rispettando le normali misure di sicurezza. Allora non dovremmo preoccuparci del terrorismo islamico. Ma ora viviamo nell’ebbrezza della diversità verde.

Vecchio e nuovo logo della città di Colonia

Anche Colonia festeggia per la prima volta il Ramadan. La stessa città che cancella l'iconica cattedrale dal suo nuovo logo che arriva dopo la decisione del sindaco di consentire la chiamata alla preghiera islamica in città dalle 50 moschee.

Una madre, in questa migliore Germania di sempre, non vuole che la figlia di 9 anni vada in gita scolastica alla grande moschea di Colonia-Ehrenfeld. La direzione della scuola elementare di Longerich minaccia la madre di conseguenze. “Sono stata subito minacciata che a mia figlia non sarebbe stato permesso di partecipare ad altri viaggi”, racconta la madre trentaseienne la reazione della scuola a Express.de.

In un paese in teoria cristiano, se non vuoi mandare tuo figlio in gita in moschea ora vieni punito. E la chiesa cattolica di San Teodoro a Colonia ha contribuito all'islamizzazione della città finanziando la moschea di Erdogan, in nome di un dialogo interreligioso immaginario.

Anche Monaco è illuminata per il Ramadan, a poche settimane dall’attacco islamista. A Monaco l’illuminazione serve a promuovere la “normalizzazione delle festività islamiche”, secondo la città.

Lo dicono apertamente.

Per la prima volta a Berlino, nel quartiere Mitte, installate le luci del Ramadan. Lo ha annunciato il sindaco Stefanie Remlinger (Verdi). Anche il municipio di Tiergarten è illuminato a festa. Prevista una rottura del digiuno in Leopoldplatz.

E nell'Unione Cristiano Democratica (CDU) si discute persino se cancellare la “C”. La nuova Germania è multiculturale. Serve un lifting.

Il filosofo americano Peter Boghossian ha scritto un articolo tra il tragico e l’ironico:

“L’Europa ha un problema esistenziale. I musulmani stanno avendo figli a tassi di gran lunga superiori a quelli dei non musulmani. E il flusso di immigrati, legali e illegali, non accenna a diminuire. Come se non bastasse, i partiti politici e i media hanno costantemente mentito sulla natura e la portata del problema, creando narrazioni secondo cui qualsiasi preoccupazione su queste questioni è ‘di estrema destra’. Ciò ha complicato la situazione e reso quasi impossibile offrire soluzioni di compromesso. Dati i trend demografici, l'obiettivo dichiarato degli islamisti, il traffico illegale di esseri umani e il ruolo dell'influenza straniera, la situazione non è semplicemente insostenibile. È destinata a finire nel sangue. Vorrei offrire una soluzione pragmatica: la resa. L'Europa occidentale, nella sua forma attuale, è finita. Una significativa riforma dell'immigrazione non si è dimostrata fattibile (in base alle decisioni di voto). Istruzione, formazione professionale e dialogo interreligioso hanno mostrato scarsi risultati. La popolazione e le élite non tollereranno deportazioni di massa. Né gli europei continentali accetteranno di smembrare l'UE e tornare a zone doganali per rendere più difficile l’immigrazione. Tuttavia, una resa anticipata negoziata può limitare lo spargimento di sangue, salvare vite di ebrei e di altri e produrre condizioni più favorevoli dopo la resa. Il problema dell'Europa è che anche se le tendenze demografiche si bloccano nel prossimo decennio, in un periodo molto breve (le stime variano ampiamente, dal 2030 al 2050), quasi tutta l'Europa avrà a che fare con popolazioni musulmane a due cifre. L'Europa dovrà affrontare rivolte di massa e, anche se i cittadini avessero la volontà politica, non avrebbero la polizia e il potere militare per gestire una rivolta violenta e su larga scala. Se le nazioni europee non si arrendono, ecco cosa prevedo a breve termine: un lento aumento del malcontento civile, rivolte di massa, una spesa radicalmente aumentata per misure antiterrorismo, l'ascesa dell'estrema destra (effettiva) e dell'etnonazionalismo, reti di sicurezza e servizi sociali sempre più tesi (assistenza sanitaria, polizia, prigioni), alienazione di ampie fasce della popolazione ospitante, crescente carenza di alloggi che alienerà ulteriormente i giovani e le classi medie e basse, più terrorismo, ulteriore erosione della fiducia nelle istituzioni pubbliche, l'assassinio di ebrei, una politica di ‘non intervento’ nei confronti di Israele, per citarne alcuni. A lungo termine, guerra civile e spargimento di sangue. Tuttavia, se la popolazione nativa si arrende ora, questi aspetti negativi possono essere in gran parte evitati. Ci sono questioni logistiche che dovranno essere risolte, come a chi si arrenderanno, forse uno stato straniero come l'Arabia Saudita o forse i leader all'interno delle loro comunità islamiche. Ciò che è essenziale e non negoziabile è la sicurezza degli ebrei. Deve essere loro consentito di fuggire dal paese. Questo non è soggetto a compromessi. L'altro vantaggio di arrendersi ora piuttosto che dopo è che la jizya, la tassa imposta ai sudditi non musulmani (noti come dhimmi) secondo la legge islamica, potrebbe essere negoziata. Direi che è nell'interesse dei cittadini dell'UE sostenere una modesta jizya in cambio della sicurezza. Più a lungo l'UE aspetta, più alta sarà la tassa quando si arrenderanno. E non fraintendete: la resa è inevitabile”.

Spero che Boghossian si sbagli. Ma qualcosa continua a dirmi che potrebbe avere ragione e le luminarie di Ramadan, come i soldi a Hamas, sono una forma di jizya.

Christian Thielemann

Perché aveva ragione Christian Thielemann, il grande direttore d’orchestra che avrebbe dovuto essere nominato alla guida dei Berliner Philharmoniker, primo tedesco sessant’anni dopo Wilhelm Furtwängler, ma l’accusa di essere “islamofobo” gli è costata il posto. Alla domanda se l'Islam appartenesse alla Germania, Thielemann aveva detto: “Forse un giorno la Cristianità riapparterrà alla Turchia e l’Ebraismo al mondo arabo. Ma fino ad allora dobbiamo poter rispondere di no, senza passare per fascistoidi”.

Così è parlare e pensare. Ma ce ne vuole di coraggio. Meglio aggregarsi alla festa degli sciocchi multiculturali.

Il 30 gennaio è stato ucciso a colpi di pistola nella sua “casa sicura” di Södertälje, un sobborgo di Stoccolma, Salwan Momika, rifugiato cristiano iracheno, mentre stava registrando una diretta social in cui difendeva il diritto di insultare il Corano nel nome della libertà d’espressione.

Il filosofo e artista svedese Alexander Bard dice a Le Point: “L’omicidio di Salwan Momika è una vergogna assoluta. Era l’obiettivo più ovvio del Paese: un cristiano fuggito dall'Iraq dopo essere sopravvissuto allo Stato Islamico, eppure nessuno lo proteggeva. Il suo gesto di bruciare il Corano, perfettamente legale in Svezia, aveva lo scopo di richiamare l'attenzione su un problema fondamentale. Oggi mi vergogno, mi vergogno profondamente di essere svedese. Questo assassinio rivela l'estrema debolezza della nostra cultura. La cosa peggiore è che Salwan Momika non è un caso isolato. Ora sono proprio le persone del mondo arabo a sentirsi maggiormente minacciate in Occidente. Prendiamo Luai Ahmed, uno yemenita, apertamente gay e totalmente contrario all’Islam. Ha dovuto fuggire dal suo paese, ma nemmeno in Svezia è al sicuro. Ecco perché la nostra crisi attuale è così grave”.

Stoccolma

Bard parla di una crisi spirituale. “La Svezia è affascinante perché è molto, molto coerente nella sua ideologia. Qui il cristianesimo è letteralmente morto. Non avevamo nemmeno bisogno dei pedofili per uccidere il cristianesimo. È morto. Puff, sparito. Le chiese, se ancora esistono, sono completamente vuote. Ciò significa che l'ideologia di Stato è diventata l'unica ideologia in Svezia. La Svezia sta affrontando una schizofrenia culturale con l'arrivo di una popolazione che oggi conta da uno a due milioni di persone, ovvero il 20 per cento del totale. In proporzione, la Svezia è probabilmente il paese al mondo con il rapporto più alto tra immigrazione e popolazione. Tuttavia, di questi 10 milioni di abitanti, 2 milioni non aderiscono affatto all'ideologia ufficiale, ma ne approfittano. La Francia, la Svezia, qualsiasi paese europeo può esplodere da un momento all'altro, proprio perché non sappiamo nulla di queste sottoculture. L'Europa farebbe bene a trarre insegnamento dall'attuale situazione in Svezia. Ciò che sta accadendo lì è un avvertimento per il resto del continente. Questo è il pericolo più grande che l'Europa deve affrontare oggi. In Svezia non fu solo Salwan Momika a dover fuggire, ma anche molti altri. Negli ultimi anni anche gli ebrei hanno lasciato il paese in gran numero, proprio perché non si sentono più al sicuro. Per la prima volta da molto tempo ci si può chiedere se i principi dell'Illuminismo non siano davvero in pericolo. L'ultima volta che furono minacciati fu negli anni '40, con l'ascesa del fascismo. Oggi la minaccia assume un'altra forma. Quello dell'islamismo”.

Nel Corano è scritto “che chi dissacra le sue parole e si prende gioco della fede non resterà impunito, o in questo mondo o nell’altro” e ora è reato nei paesi occidentali che hanno espulso il sacro dalla sfera pubblica.

Solo il 3 per cento degli svedesi ritiene che essere cristiani sia una parte importante dell'identità nazionale, mentre il 91 per cento degli iracheni, uno dei gruppi più grandi di migranti in Svezia, sostiene la legge islamica. La cosa sorprendente di un recente sondaggio Gallup è il modo in cui presenta il contrasto tra le nazioni del primo mondo e quelle del terzo sulla teocrazia. E avrà un certo peso, visto che tra qualche anno un terzo della Svezia sarà islamica.

Le autorità di Växjö, 60.000 abitanti del sud del paese, hanno dato il permesso alla moschea di installare altoparlanti sui minareti e intonare la chiamata alla preghiera, ma alle parrocchie cattoliche hanno proibito di suonare la campana la domenica e in occasione dei funerali. Il quotidiano Helsingborgs Dagblad ha pubblicato la notizia che una pittura murale raffigurante Gesù, dipinta 70 anni fa, è stata coperta quando la casa parrocchiale è stata trasformata in una casa per studenti. Il quotidiano locale ha riportato che molte persone si sono arrabbiate per il provvedimento e hanno chiesto: “I Talebani sono arrivati in città?".

“Nel confronto tra le richieste della visione del mondo dei teo-terroristi jihadisti e i valori dello stato di diritto democratico e libero, si vede che i jihadisti si rivelano sempre in possesso delle carte più potenti” scrive l’accademico olandese Paul Cliteur. “L’omicidio di Salwan Momika dimostra che i teo-terroristi jihadisti si stanno spingendo oltre in Occidente. Che si voglia ammetterlo o no, i jihadisti emergono sempre vittoriosi. L'ordine legale democratico reagisce apaticamente. Le persone preferiscono non parlare del problema. I politici e le forze dell'ordine guardano dall'altra parte, oppure le persone si impegnano nell'appeasement: assecondando i jihadisti su questioni apparentemente minori. Quindi, niente più romanzi alla Rushdie, niente più vignette su Maometto, niente più attenzione a loro in classe e certamente niente più roghi del Corano, nemmeno se ciò è consentito dalla legge nel paese in questione e protetto dal principio di libertà di espressione. Forse è per questo che è così scioccante”.

Ma mettetevi comodi: Ikea, il colosso svedese, ha appena lanciato la linea per il Ramadan.

La nostra libertà si sta riducendo a scegliere quale divano comprare.

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