Attacco terroristico a Haifa Cronaca di Maurizio Stefanini
Testata: Libero Data: 04 marzo 2025 Pagina: 14 Autore: Maurizio Stefanini Titolo: «Sangue contro la tregua. Attacco terroristico a Haifa»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 04/03/2025, a pag. 14, con il titolo "Sangue contro la tregua. Attacco terroristico a Haifa" la cronaca di Maurizio Stefanini.
Maurizio Stefanini
Attentato alla stazione dei bus a Haifa, un altro attacco terroristico che viola la tregua di Gaza.
Un uomo di circa 70 anni è stato ucciso in un attacco terroristico sferrato ieri alla stazione centrale degli autobus di Hamifratz a Haifa, e c’è un quindicenne tra i quattro feriti, di cui tre in gravi condizioni: lo stesso adolescente, e un uomo e una donna intorno ai trent’anni. Una donna di settant’anni ha invece riportato ferite più lievi.
Secondo una testimone, attorno alle 9,30 un assalitore è sceso da un bus con un coltello, gridando «Allah Akbar» e iniziando a colpire i passanti in modo indiscriminato. Secondo un vigilante, l’uomo ucciso è stato colpito da una coltellata al collo. Ma sono in corso indagini per colpire se sia morto a causa dell’accoltellamento odi uno dei colpi di pistola rivolti verso l’aggressore, poi ucciso dalle forze di sicurezza.
L’IMMIGRATO
Si tratta di Yitro Shaheen, un ventenne arabo israeliano di etnia drusa e con cittadinanza tedesca. Originario di Shefaram, in Galilea, viveva all’estero ed era tornato in Israele appena un mese fa. Secondo fonti della sicurezza citate da Haaretz, il nonno del giovane aveva lasciato il Libano negli anni Sessanta e si era alla fine stabilito in Germania. Poi, il padre dell'assalitore aveva cercato di tornare a Shfaram con la famiglia ma era tornato in Germania perché non era riuscito a sistemarsi. Ma anche l’ucciso, di nome Hassan Dahamshe, era un arabo israeliano.
«L’attacco con il coltello ad Haifa a opera di un druso non rappresenta la comunità leale allo Stato d'Israele», ha dichiarato il parlamentare druso Hamed Amar, del partito di opposizione di destra Yisrael Beitenu. Un plauso è invece arrivato da Hamas: «La resistenza continua». Ma la famiglia dell’attentatore parla di «problemi mentali».
Intanto, secondo l'agenzia di stampa palestinese, questa mattina due civili sono stati uccisi e altri tre feriti dalle forze israeliane nel centro di Rafah, a sud della Striscia di Gaza.
Israele ha intanto fermato gli aiuti umanitari in risposta al no di Hamas per il piano Witkoff sul cessate il fuoco temporaneo di 50 giorni per Ramadan e Pasqua ebraica., incassando l’appoggio Usa. «Ci stiamo preparando per le prossime fasi della guerra della rinascita, su sette fronti», avverte Netanyahu. «Non ci fermeremo finché non avremo raggiunto tutti gli obiettivi della vittoria: il ritorno di tutti gli ostaggi, la distruzione della capacità militare di Hamas e la garanzia che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele». Nel suo discorso al plenum della Knesset ha affermato che se «Hamas non rilascia gli ostaggi, pagherà un prezzo che non può immaginare», anche perché si il moviento di resistenza islamico è «trincerato nella sua posizione di rifiuto dopo che Israele ha adottato lo schema Witkoff». L’avvertimento è chiaro: «Abbiamo la possibilità di tornare a combattere a partire dal 42mo giorno dell'accordo se abbiamo l'impressione che i negoziati siano inutili».
Hamas ha «abbastanza cibo per alimentare un'epidemia di obesità», ha aggiunto il portavoce del governo israeliano, David Mencer, rispondendo alle accuse di affamare i palestinesi di Gaza. Secondo lui il gruppo palestinese sta accumulando rifornimenti per i suoi militanti «da mesi e mesi». «Nessuno soffre la fame all'interno di Hamas», «i rifornimenti ci sono, ma Hamas non li condivide». Sempre su Gaza, al Cairo i ministri degli Esteri dei Paesi della Lega araba si sono incontrati per discutere di un piano egiziano, alternativo alla proposta di Trump, per la ricostruzione di Gaza, devastata dalla guerra.
LE ACCUSE
Migliaia di persone hanno partecipato al funerale di Itzik Elgarat, preso in ostaggio il 7 ottobre dal kibbutz Nir Oz e i cui resti sono stati riconsegnati da Hamas dopo oltre 16 mesi di prigionia a Gaza. Alla cerimonia, il fratello Dani ha puntato il dito contro il premier israeliano Benjamin Netanyahu, accusato di aver sabotato l'accordo per il rilascio degli ostaggi e averne causato la morte. Ed è degenerata in una vera e propria rissa, con spintoni e gente finita per terra, il tentativo di un gruppo di familiari di ostaggi e vittime del 7 ottobre di assistere ai lavori alla Knesset dalla tribuna ospiti.
Le guardie interne li hanno bloccati mentre tentavano di salire nella zona riservata e hanno cercato di allontanarli in malo modo. In agenda c'era la sessione plenaria speciale durante la quale Netanyahu era chiamato a rispondere alle richieste dei deputati di istituire una commissione d'inchiesta statale sul 7 ottobre. Dopo l'incidente, che ha scatenato dure polemiche, alla maggior parte del gruppo di parenti è stato permesso di salire nella tribuna ospiti. In segno di protesta, alcuni di loro si sono girati di schiena, mentre altri hanno mostrato le fotografie dei loro cari nelle mani di Hamas. Il presidente del Parlamento, Amir Ohana, li ha esortati a mostrare rispetto senza tuttavia farli allontanare. Un deputato ha letto un duro messaggio di Yarden Bibas, ex ostaggio e padre dei due piccoli Bibas, morti insieme alla madre Shiri mentre erano nelle mani di Hamas. «Signor primo ministro, lei e il suo governo non vi siete ancora assunti la responsabilità».
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