mercoledi` 26 marzo 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Free Palestine è uno slogan sionista 21/03/2025


Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
03.03.2025 Il colloqio-imboscata alla Casa Bianca merita una reazione più forte da parte italiana
Analisi di Claudio Scajola

Testata: Il Foglio
Data: 03 marzo 2025
Pagina: III
Autore: Claudio Scajola
Titolo: «Il colloquio-imboscata alla Casa Bianca merita una reazione più forte da parte italiana»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 03/03/2025, a pagina III, il commento di Giulio Meotti dal titolo: "Il colloquio-imboscata alla Casa Bianca merita una reazione più forte da parte italiana".

claudio-scajola - Il Foglio
Claudio Scajola
La trappola di Trump per Zelensky, l'ignominioso teatro messo in scena alla  Casa Bianca - La Stampa
Trump vuole riscrivere le regole della diplomazia, abbandonando l'Ucraina con modi e tempi da alleato della Russia. L'Europa reagisca, l'Ucraina non può essere lasciata in pasto a Putin, che vuole dividerla a suo piacimento!

Per natura, accolgo il cambiamento sempre con spirito aperto, pronto ad abbracciare le opportunità che ogni novità porta con sé. Non muovo mai da preconcetti e non ne nutrivo, o quantomeno non di eccessivamente allarmanti, nemmeno nei confronti di Donald Trump. Tuttavia, ciò che ho osservato nel primo mese della sua amministrazione impone con forza una riflessione lucida e coraggiosa. Troppi atti, troppe dichiarazioni e troppi atteggiamenti stanno riscrivendo le regole della convivenza istituzionale così come le abbiamo conosciute.

Di fronte a un’America che, con questa presidenza, ha imboccato una traiettoria di radicale trasformazione, diviene impossibile continuare a concepire la postura atlantista come interpretata sino ad oggi. Trump, giorno dopo giorno, ci sta facendo intendere di voler fare a meno di noi. Lo scacchiere geopolitico si sta stravolgendo, con tutti i suoi architravi. E’ tempo di agire di conseguenza.

Non si tratta di recidere un legame storico – ipotesi che nessuno può augurarsi – ma di ridefinirlo in termini di maggiore equilibrio, rivendicando e difendendo con orgoglio tanti nostri primati, a partire proprio dalle minacciate esportazioni europee verso gli Usa misurate oggi in 502 miliardi di euro a fronte dei 340 di importazioni verso il nostro continente. Anche per questo il rapporto con gli Stati Uniti deve poggiare su un’Europa coesa, autorevole e consapevole del proprio ruolo, capace di interloquire con i grandi del pianeta da pari a pari. Non per adottare sterili posture muscolari, ma per garantire un assetto geopolitico che preservi la stabilità e la pace senza mai cedere alla logica del più forte.

Le democrazie liberali, così come le abbiamo conosciute, rischiano di dissolversi se l’Europa non dimostra di essere all’altezza del momento storico. Se non si erge, come la sua storia impone, a baluardo della civiltà e dei diritti. L’Italia, in questo scenario, ha il dovere di essere protagonista di un nuovo slancio europeo, senza tentennamenti né ambiguità.

Nonostante i segnali di questo cambiamento epocale fossero da tempo sotto gli occhi di tutti, i partiti politici si sono persi in dibattiti sterili, asserviti alla logica dei sondaggi quotidiani, del consenso a breve termine. Hanno smarrito la loro missione primaria: elaborare visioni di lungo periodo per il bene comune. Finite le ideologie, esaurite le idee, le forze politiche – da destra a sinistra – hanno trovato nell’individuazione di un nemico il solo collante capace di tenere unite le proprie fila, tra l’altro sempre più esigue. Così facendo, hanno offerto il fianco al più becero populismo, che ha potuto giocare la partita a lui 

più consona.

Io sono un europeista convinto. Credo nel sogno degli Stati Uniti d’Europa, fondato sull’unione autentica dei popoli e non sulla mera sommatoria di stati. Già oggi esistono euro-regioni che incarnano questa visione, che rappresentano bacini di vita condivisa e di cooperazione concreta. Ma occorre un passo ulteriore: servono corpi intermedi europei, vero antidoto contro ogni deriva populista e garanzia di un’Europa più vicina ai cittadini. Oggi, invece, le istituzioni comunitarie appaiono distanti, spesso incomprese, facile obiettivo di chi vuole screditarle.

All’Europa non manca nulla per essere protagonista sulla scena globale. Ma dobbiamo fare sistema e assumerci la responsabilità di noi stessi, anche in tema di difesa comune. Ricordo il progetto della Comunità europea di Difesa, promosso dai grandi leader del secondo Dopoguerra, a partire da De Gasperi, e naufragato nel 1954 per il ripensamento del governo francese, oggi di altro avviso. Da allora si è parlato di questo tema per decenni, è tempo di tradurre le parole in azioni concrete e di essere all’altezza della visione che ebbero i nostri padri.

Nutro grande stima per la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. La conosco, ne ho sempre apprezzato le capacità, e ho sempre ritenuto che possa compiere un ulteriore salto di qualità, diventando una vera leader europea ed europeista. Conosco ancora meglio Antonio Tajani, amico di lunga data e figura che più di ogni altra ha rappresentato a lungo l’Italia in Europa con serietà e competenza. E proprio per questo, con il massimo rispetto, ritengo che la reazione del governo italiano al colloquio-imboscata tra Trump e Zelensky debba essere più forte.

Mostrarsi deboli, o peggio ancora remissivi, di fronte a un interlocutore non accresce il rispetto né rafforza la propria posizione. Al contrario, la storia insegna che persino le strategie più spregiudicate mutano quando si confrontano con interlocutori all’altezza. Non escludo che lo stesso Trump, dinanzi a una controparte capace di esprimere fermezza e determinazione, possa convincersi a rivedere il suo approccio.

Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT