Hamas consegnerà i corpi di 5 ostaggi morti Cronaca di Mirko Molteni
Testata: Libero Data: 18 febbraio 2025 Pagina: 6 Autore: Mirko Molteni Titolo: «Hamas consegnerà giovedì i corpi di 5 ostaggi morti»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 18/02/2025, a pag. 6 con il titolo "Hamas consegnerà giovedì i corpi di 5 ostaggi morti" la cronaca di Mirko Molteni.
Mirko Molteni
Inizia fra poco la seconda fase della tregua fra Hamas e Israele, il gruppo terrorista restituirà giovedì i corpi di 5 ostaggi che ha ucciso.
La tensione s’affetta nell’aria, ma proseguono le trattative fra Israele e Hamas per la seconda fase della tregua, mentre ieri il conflitto scatenato il 7 ottobre 2023 dagli attacchi terroristici palestinesi ai kibbutz ebraici ha passato il giro di boa dei 500 giorni.
È arrivata al Cairo una delegazione israeliana per ulteriori colloqui, mentre il premier Benjamin Netanyahu ha negato d’aver subìto pressioni dal segretario di stato americano Marco Rubio sulla seconda fase.
E oggi scade la tregua fra Israele e gli sciiti libanesi filoiraniani Hezbollah.
Fonti governative israeliane hanno diramato che giovedì Hamas restituirà i corpi di alcuni ostaggi deceduti, quattro secondo Times of Israel, cinque secondo Kan TV. Solo giovedì mattina, all’ultimo momento, i palestinesi daranno le generalità dei cadaveri. I corpi verranno caricati su ambulanze dell’esercito ebraico presso l’istituto forense di Abu Kabir, in cambio della scarcerazione di donne e minori di 19 anni palestinesi arrestati dall’inizio del conflitto.
Frattanto i negoziatori israeliani hanno chiesto ad Hamas di rilasciare sabato sei ostaggi vivi, anziché i tre inizialmente concordati. Netanyahu ha ribadito ieri che il piano concordato col presidente Usa Donald Trump dovrebbe essere «non una pulizia etnica, ma un’emigrazione volontaria dalla Striscia di Gaza», affermando inoltre che «nè Hamas, né l’Autorità Nazionale Palestinese governeranno Gaza» e lasciando intendere un ritorno del controllo ebraico sulla Striscia, come era fino al 2005.
Le guarnigioni israeliane restano all’erta. Ieri un drone dell’esercito ha compiuto un attacco dimostrativo per impedire a un «veicolo sospetto» di percorrere una strada vietata verso il Nord della Striscia, essendo permesso il transito solo sulla via Salah-Ad-Din, sorvegliata da militari ebraici e mercenari americani.
Times of Israel ha reso noto che la 162° Divisione israeliana, schierata da 15 mesi nella zona cuscinetto nel Nord di Gaza, ha passato le consegne alla fresca 252° Divisione. Gli uomini della 162° sono stati tra i soldati più impegnati, soffrendo 265 caduti sul campo e distruggendo decine di gallerie e rifugi di Hamas. Indiscrezioni della tv Kan rilanciano che Netanyahu vorrebbe far dimettere il capo del servizio di sicurezza Shin Bet, Ronen Bar, per il fallimento nel prevenire i massacri del 7 ottobre. Si attende anche sul fronte settentrionale, dove oggi scade la tregua Israele-Hezbollah che, prevista dal 27 novembre al 27 gennaio, era stata prorogata fino al 18 febbraio. Un funzionario ebraico ha dichiarato a Times of Israel che oggi «le nostre truppe si ritireranno dal Sud del Libano, ma manterranno presidi in 5 punti strategici».
E ieri, un attacco aereo israeliano su Sidone ha ucciso il capo della divisione libanese di Hamas, Muhammad Shaheen. Sul fatto che il ritiro israeliano dal Libano sia incompleto, un preoccupato presidente libanese Joseph Aoun ha ammonito: «Se gli israeliani non si ritireranno, procederemo per via diplomatica».
Frattanto il mondo arabo è alla finestra, tanto che sono stati rinviati a data da definire, sia il vertice di cinque nazioni previsto a Riad, in Arabia Saudita, il 20 febbraio, sia il vertice straordinario della Lega Araba in programma per il 27 febbraio al Cairo.
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