Zelensky: Attenti a Mosca, il discorso a Monaco Discorso di Volodymyr Zelensky
Testata: Il Foglio Data: 17 febbraio 2025 Pagina: III Autore: Volodymyr Zelensky Titolo: «Se non è Bruxelles, allora è Mosca»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi,17/02/2025, a pag. III, il discorso di Volodymyr Zelensky dal titolo: "Se non è Bruxelles, allora è Mosca".
Il discorso di Zelensky a Monaco per costruire le Forze armate d’Europa. Un appello all’unità, ricordando a tutti che l'Ucraina in questo momento è la frontiera della libertà europea
All’inizio della Conferenza sulla sicurezza di Monaco, ogni paese condivide la propria posizione e le proprie priorità, lo fa in modo ufficiale e pubblico o con colloqui informali con giornalisti e partner. Quest’anno, un paese che non era nemmeno stato invitato ha comunque fatto sentire la sua presenza. Un paese di cui qui tutti parlano, non in modo positivo.
La notte prima dell’inizio della Conferenza di Monaco, un drone russo ha colpito l’involucro protettivo del reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl. Era un drone Shahed modificato – un drone russo, con la tecnologia che l’Iran ha trasferito alla Russia. La sua testata trasportava almeno 50 chilogrammi di esplosivo.
Per noi è un gesto profondamente simbolico da parte della Russia, da parte di Putin. Proprio di recente, in Ucraina, abbiamo discusso del ruolo cruciale dell’energia nucleare nel mantenere in funzione il paese, nonostante gli attacchi costanti della Russia alla nostra infrastruttura energetica. Stiamo preparando un progetto per espandere la nostra centrale nucleare di Khmelnytskyi – ero lì il giorno prima di arrivare a Monaco – con il coinvolgimento di aziende americane, tra cui Westinghouse. Il progetto rafforzerà la sicurezza energetica non solo dell’Ucraina, ma di tutta la nostra regione in Europa. Di recente abbiamo anche parlato con il presidente Trump e il suo team dell’energia nucleare e della più grande centrale nucleare d’Europa – la nostra centrale di Zaporizhizhia, attualmente occupata dalla Russia. Mosca ha risposto inviando un drone contro lo scudo protettivo di Chernobyl, che trattiene polveri e detriti radioattivi.
Questa non è soltanto follia. Questa è la posizione della Russia: un paese che lancia tali attacchi non vuole la pace. No. Non la vuole. Non sta preparando un dialogo. Quasi ogni giorno, la Russia lancia fino a cento, a volte anche più, droni Shahed contro di noi. Ogni giorno. E lancia attacchi regolari con missili balistici. Ec’è un aumento costante degli attacchi con bombe aeree. Ma non è tutto. Quest’anno, Mosca prevede di creare 15 nuove divisioni, aggiungendo fino a 150 mila soldati – più dell’esercito nazionale della maggior parte dei paesi europei. La Russia apre nuovi centri di reclutamento ogni settimana. Putin può permetterselo: il prezzo del petrolio è ancora abbastanza alto da consentirgli di ignorare il mondo. Abbiamo anche informazioni precise sul fatto che questa estate la Russia prevede di inviare truppe in Bielorussia con il pretesto di “esercitazioni”. Ma è esattamente così che Mosca aveva ammassato le forze prima dell’invasione su larga scala dell’Ucraina, tre anni fa. Questa forza russa in Bielorussia è destinata ad attaccare l’Ucraina? Forse. O forse no. O forse… è destinata a voi.
Vi ricordo: la Bielorussia confina con tre paesi della Nato. E’ diventata di fatto una base operativa per le operazioni militari russe. Secondo Putin e Lukashenka, la Bielorussia ora ospita armi vietate – missili a medio raggio e persino armi nucleari. Putin ormai considera chiaramente la Bielorussia un’altra provincia russa. E dobbiamo essere realisti: se qualcuno sta preparando una base militare, dobbiamo chiederci: cosa dobbiamo fare? E, cosa ancora più importante: cosa possiamo fare prima del prossimo attacco, prima della prossima invasione? Ricordate, ci sono già state provocazioni ai confini tra la Bielorussia, la Polonia e la Lituania: crisi migratorie organizzate dai servizi segreti russi per seminare caos in Europa. Ma se la prossima volta non fossero migranti? Se fossero truppe russe? O truppe nordcoreane? Non fate errori di valutazione: i nordcoreani non sono deboli. Stanno imparando a combattere ora, a combattere una guerra moderna. E i vostri eserciti? Sono pronti? E se la Russia lanciasse un’operazione clandestina o attaccasse direttamente dalla Bielorussia, senza insegne, proprio come ha fatto in Crimea nel 2014, quanto velocemente risponderebbero gli alleati? Anzi: risponderebbero?
Ieri, qui a Monaco, il vicepresidente degli Stati Uniti è stato chiaro: ha detto che decenni di antica relazione tra Europa e America volgono al termine. Da ora in poi, le cose saranno diverse e l’Europa dovrà adattarsi.
Io credo nell’Europa. E sono sicuro che anche voi ci crediate. Vi esorto ad agire, per il vostro bene, per il bene dell’Europa, per i popoli d’Europa, per le vostre nazioni, per le vostre case, per i vostri figli e per il nostro futuro condiviso. Perché l’Europa deve diventare autosufficiente – unita da una forza comune, ucraina ed europea. In questo momento, l’esercito ucraino, con il sostegno degli aiuti globali – grazie di cuore – sta trattenendo la Russia. Ma se non lo facciamo noi, chi la fermerà? Diciamocelo chiaramente: non possiamo più escludere che l’America possa dire “no” all’Europa su questioni che la minacciano. Molti leader hanno parlato di un’Europa che ha bisogno di un proprio esercito.
E io credo davvero che sia giunto il momento. Devono nascere le Forze armate d’Europa. Farlo non è più difficile che resistere agli attacchi russi – come abbiamo già fatto. Ma non si tratta solo di aumentare la spesa per la difesa rispetto al pil. Servono soldi, certo – ma i soldi da soli non fermano un attacco nemico. Le persone e le armi non sono gratuite, ma ancora una volta non è solo una questione di bilanci. E’ una questione di persone che capiscono la necessità di difendere la propria casa. Senza l’esercito ucraino, gli eserciti europei non saranno sufficienti a fermare la Russia. E’ questa la realtà di oggi. Solo il nostro esercito in Europa ha un’esperienza reale e moderna sul campo di battaglia. Ma nemmeno il nostro esercito basta da solo. Abbiamo bisogno di ciò che voi potete fornire. Armi. Addestramento. Sanzioni. Finanziamenti. Pressione politica. E unità.
Tre anni di guerra su larga scala hanno dimostrato che abbiamo già le basi per una forza militare europea unita. E ora, mentre combattiamo questa guerra e gettiamo le fondamenta per la pace e la sicurezza, dobbiamo costruire le Forze armate d’Europa. Così il futuro dell’Europa dipenderà soltanto dagli europei e le decisioni sull’Europa verranno prese in Europa. Ecco perché stiamo parlando con i leader europei e con gli Stati Uniti di contingenti militari che possano garantire la pace, non solo in Ucraina, main tutta Europa. Ed ecco perché stiamo sviluppando una produzione congiunta di armamenti, in particolare droni. Soprattutto droni. Il modello danese, per esempio, di investimenti congiunti nella produzione di armi nel nostro paese sta già funzionando molto bene, con grande, grandissimo successo. Solo lo scorso anno, grazie agli sforzi dell’Ucraina e dei nostri partner, abbiamo prodotto oltre 1,5 milioni di droni di vario tipo. L’Ucraina è ora il leader mondiale nella guerra con i droni. E’un successo nostro, ma anche vostro, e tutto ciò che costruiamo per la nostra difesa in Ucraina rafforza anche la vostra sicurezza. Lo stesso dovrebbe valere per l’artiglieria, la difesa aerea, le tecnologie e i veicoli corazzati. Tutto quel che serve per proteggere vite, in una guerra moderna, dovrebbe essere prodotto interamente in Europa. L’Europa ha tutto ciò che serve, deve solo unirsi e agire in modo che nessuno possa dirle di no, comandarla o trattarla come un soggetto debole. Non si tratta solo di accumulare armi, si tratta di posti di lavoro, di leadership tecnologica e di forza economica.
Lo scorso autunno, nel mio “piano per la vittoria”, ho proposto di sostituire parte della presenza militare americana in Europa con forze ucraine – naturalmente, se l’Ucraina fosse nella Nato. Se gli americani stessi decidessero di ridurre la loro presenza – non sarebbe una buona cosa, anzi sarebbe molto pericoloso – tutti noi in Europa dobbiamo essere pronti. E ho iniziato a discutere di questo già prima delle elezioni americane, perché vedevo dove stava andando la politica statunitense. Ma l’America deve anche vedere dove sta andando l’Europa. E questa direzione non deve solo sembrare promettente – deve rendere l’America desiderosa di stare al fianco di un’Europa forte. Questo è assolutamente possibile. Ne sono certo.
Dobbiamo essere noi a plasmare questo percorso; l’Europa deve decidere il proprio futuro. Abbiamo bisogno di fiducia nella nostra forza, affinché gli altri non abbiano scelta se non rispettare la potenza dell’Europa. E senza un esercito europeo, questo è impossibile. Di nuovo: l’Europa ha bisogno delle proprie Forze armate. E lo so, lo so che Mark Rutte, il mio caro amico, mi sta ascoltando in questo momento. Mark, amico mio, questo non riguarda la sostituzione dell’Alleanza. Si tratta di rendere il contributo dell’Europa alla nostra partnership pari a quello dell’America. E abbiamo bisogno dello stesso approccio anche nella diplomazia: lavorare insieme per la pace.
L’Ucraina non accetterà mai accordi fatti alle nostre spalle senza il nostro coinvolgimento. E la stessa regola dovrebbe valere per tutta l’Europa. Nessuna decisione sull’Ucraina senza l’Ucraina. Nessuna decisione sull’Europa senza l’Europa. L’Europa deve avere un posto al tavolo quando si prendono decisioni sull’Europa. Il resto sta a zero. Se siamo esclusi dai negoziati sul nostro stesso futuro, allora perdiamo tutti. Guardate cosa sta cercando di fare Putin adesso. Questo è il suo gioco: Putin vuole colloqui diretti con l’America – proprio come prima della guerra, quando si incontravano in Svizzera per dividersi il mondo. Il passo successivo sarà cercare di portare il presidente degli Stati Uniti sulla Piazza Rossa il 9 maggio, non come un leader rispettato, ma come una comparsa nella sceneggiata russa.
Noi non abbiamo bisogno di questo. Abbiamo bisogno di un successo concreto. Abbiamo bisogno di una pace concreta. Alcuni in Europa potrebbero non comprendere pienamente ciò che sta accadendo a Washington in questo momento. Ma concentriamoci su noi stessi – qui, in Europa.
Dobbiamo dare forza all’Europa prima di tutto. L’America ha bisogno dell’Europa? Come mercato – sì. Ma come alleato? Non lo so. Perché la risposta sia “sì”, l’Europa deve avere una voce unica – non una decina di voci diverse. Anche i leader che vanno regolarmente a Mar-a-Lago devono far parte di un’Europa forte – perché il presidente Trump non ama gli amici deboli. Lui rispetta la forza.
Alcuni in Europa potrebbero essere frustrati da Bruxelles. Ma chiariamolo – se non Bruxelles, allora Mosca. E’ questa la vostra scelta. Questa è la geopolitica. Questa è la storia. Mosca farà a pezzi l’Europa se noi, come europei, non ci fidiamo l’uno dell’altro.
Qualche giorno fa, Trump mi ha parlato della sua conversazione con Putin: non ha mai detto che l’America ha bisogno dell’Europa a quel tavolo. Questo dice molto. I vecchi tempi sono finiti – i tempi in cui l’America sosteneva l’Europa solo perché l’aveva sempre fatto. Ma Trump una volta ha detto: “Ciò che conta non è la famiglia in cui sei nato, ma quella che costruisci”. Dobbiamo costruire il rapporto più stretto possibile con l’America, e un nuovo rapporto, ma da europei, non solo come nazioni separate. Ecco perché abbiamo bisogno di una politica estera unitaria, di una diplomazia coordinata: la politica estera di un’Europa comune. E la fine di questa guerra deve essere il nostro primo successo condiviso in questa nuova realtà.
Stiamo già lavorando affinché il 24 febbraio, terzo anniversario dell’invasione su larga scala della Russia, possiamo riunirci a Kyiv e online. Tutti i leader europei. Tutti i partner chiave che difendono la nostra sicurezza. Dalla Spagna alla Finlandia. Dalla Gran Bretagna alla Polonia. Da Washington a Tokyo. Questo incontro deve fornire una visione chiara dei nostri prossimi passi – sulla pace, sulle garanzie di sicurezza e sul futuro della nostra politica comune. E non credo alle garanzie di sicurezza senza l’America: sarebbero deboli. Ma l’America non offrirà garanzie se le garanzie europee non saranno forti.
Non metterò mai in discussione la necessità che l’Ucraina entri nella Nato. Ma oggi, il membro più influente della Nato sembra essere Putin – perché i suoi capricci hanno il potere di bloccare le decisioni della Nato. E questo nonostante il fatto che sia stato l’esercito ucraino a fermare la Russia – non un paese della Nato, non le truppe della Nato, ma solo il nostro popolo e il nostro esercito. Putin ha già perso quasi 250 mila soldati in questa guerra. Oltre 610 mila sono stati feriti. Soltanto nella battaglia di Kursk, le nostre truppe hanno eliminato quasi 20 mila soldati russi. Abbiamo completamente distrutto le unità nordcoreane che Putin ha dovuto portare perché le sue forze non erano sufficienti a fermare la nostra controffensiva.
Sono orgoglioso dell’Ucraina. Sono orgoglioso del nostro popolo. Ma ora vi chiedo – a ognuno di voi – di rispondere onestamente a questa domanda: se la Russia venisse per voi, il vostro esercito sarebbe in grado di combattere allo stesso modo? Non voglio che nessuno debba mai scoprirlo. Ma ecco perché crediamo che il fondamento di qualsiasi garanzia di sicurezza per l’Ucraina debba essere l’adesione alla Nato. Perché a un certo punto, si dovrà tracciare un confine tra guerra e pace. E dove verrà tracciato quel confine, e quanto sarà forte, dipenderà da noi. L’Europa ha bisogno di un nuovo anno di forza, di unità e di pace. Pace per l’Ucraina. Pace per l’Europa. Pace per il mondo intero. Per le vostre famiglie. Grazie mille! Gloria all’Ucraina!
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