Il soufflé dell’Eliseo è già sgonfio Editoriale di Daniele Capezzone
Testata: Libero Data: 17 febbraio 2025 Pagina: 1 Autore: Daniele Capezzone Titolo: «L’Italia sarà presente, ma il soufflé dello chef Emmanuel è destinato ad afflosciarsi...»
Riprendiamo da LIBERO di oggi 17/02/2025, a pag. 1, con il titolo "L’Italia sarà presente, ma il soufflé dello chef Emmanuel è destinato ad afflosciarsi... ", l'editoriale di Daniele Capezzone.
Daniele Capezzone
Emmanuel Macron invita i leader europei, fra cui Giorgia Meloni, a fare una Nato solo europea, per continuare a combattere per la difesa dell'Ucraina anche senza gli Usa di Trump. Ma si tratta di un'alleanza fragile, fondata su leadership traballanti. E anche la scelta del formato atipico (solo sette governi invitati, fra cui Starmer che è fuori dall'Ue) dimostra che Macron pensa solo ai suoi giochi di potere.
Il soufflé preparato dallo chef Emmanuel Macron è molto probabilmente destinato ad afflosciarsi, e quello che era stato pomposamente annunciato come un “supervertice sulla sicurezza europea” – oggi a Parigi – è già stato ridimensionato dallo stesso Ministro degli Esteri francese Jean -Noël Barrot a “riunione di lavoro”, anzi a non meglio precisati “colloqui”.
Inutile girarci intorno: ma chi è Macron? Intendiamo dire: chi è per ergersi a capotavola dei leader europei o a loro guida completamente autoproclamata?
Se infatti si trattasse di riunire formalmente i capi di stato e di governo dell’Unione, esisterebbe il Consiglio Ue. E invece stavolta, con criteri assai discutibili, saranno presenti sette paesi su ventisette.
Quanto agli altri partecipanti extra Ue (il Regno Unito e il segretario generale della Nato), è impensabile che desiderino uno scontro al calor bianco con Washington.
La realtà è che Macron ha obiettivi tattici di corto respiro, come sempre, soprattutto quando invece finge di essere portatore di una strategia di lungo periodo. Per un verso, sul piano interno, cerca più che altro di coprire la sua impopolarità in Francia e la fragilità politico-istituzionale del governo che ha messo in piedi, tentando di supplire con l’attivismo e la retorica in politica estera. E per altro verso, sul piano internazionale, cerca di proporsi, se non come anti-Trump, per lo meno come interlocutore forte, come soggetto col quale – non si comprende perché – Washington dovrebbe relazionarsi prioritariamente.
E così, dopo le sberle rimediate a Monaco dal fronte franco-tedesco, il Presidente francese si offre come aggregatore e portavoce degli schiaffeggiati, come loro convocatore e organizzatore. Peccato che – a partire dalla delicatissima questione della guerra tra Russia e Ucraina – nessuno comprenda a che titolo Macron assuma questa iniziativa e soprattutto con quali obiettivi concreti, al di là della generica lamentazione sull’Europa «che non può essere esclusa dal tavolo delle trattative». E però il rischio è il solito: e cioè che alla gran pompa formale corrisponda l’ennesima prova di debolezza e di impotenza sostanziale.
Tra l’altro, fa abbastanza sorridere che ora Macron si erga a campione della collaborazione tra le due sponde dell’Atlantico in ambito Nato: quando invece fu proprio lui, con scarsa lungimiranza, a fine 2019, a proclamare la Nato «in stato di morte cerebrale». Dopo quella indimenticabile gaffe, non si vede chi possa credergli: non lo faranno né gli scettici rispetto all’Alleanza Atlantica, né tantomeno (per fortuna) i più convinti sostenitori dell’Alleanza.
L’altro obiettivo di Macron è sempre il solito: far valere la forza nucleare francese e la presenza di Parigi nel Consiglio di sicurezza Onu come premesse di una scontata leadership transalpina dell’eventuale futuro esercito europeo. Una ragione di più – come Libero ha scritto più volte – per diffidare di eventuali accelerazioni eccessive nella difesa comune europea. Occorre certamente più difesa in Ue: cioè da parte dei singoli stati e sotto l’ombrello Nato. Ma non necessariamente più difesa dell’Ue in quanto tale: eventualità che incoraggerebbe Parigi verso la sua costante tentazione, e cioè quella di privilegiare i propri interessi rispetto a quelli italiani. E non occorre lavorare troppo di fantasia – pensando ad esempio al Mediterraneo e al Nord Africa – per capire quanto gli interessi francesi e quelli italiani, dall’energia all’immigrazione, siano oggettivamente in competizione tra loro.
Più in generale, resta da sottolineare come il vecchio establishment politico europeo applichi verso gli Usa di Trump la stessa reazione che adotta verso i propri avversari interni di destra o di centrodestra. È quello che gli psicologi chiamerebbero un “pattern emotivo”, cioè uno schema ricorrente: fascistizzazione, invettiva morale, velleitarismo e sostanziale impotenza concreta.
Una ragione di più – dal punto di vista del governo italiano – per non farsi trascinare da Macron verso un approccio polemico nei confronti di Washington dal quale l’Italia avrebbe ben poco da guadagnare.
Giorgia Meloni, per evidenti ragioni, parteciperà alla riunione di oggi: ma è ragionevole immaginare che i suoi toni e i suoi argomenti saranno piuttosto differenti dalle dichiarazioni fiammeggianti che prevedibilmente Macron indirizzerà contro Trump e Vance.
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