Studente ucciso a Teheran Cronaca di Gabriella Colarusso
Testata: La Repubblica Data: 16 febbraio 2025 Pagina: 10 Autore: Gabriella Colarusso Titolo: «Studente ucciso a Teheran torna la protesta degli atenei in piazza scontri e arresti»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 16/02/2025, a pag. 10, con il titolo "Studente ucciso a Teheran torna la protesta degli atenei in piazza scontri e arresti", il commento di Gabriella Colarusso.
E Gabriella Colarusso
L'omicidio di uno studente, all'università di Teheran, riaccende la rabbia dei giovani. La protesta nasce per chiedere più sicurezza, ma diventa un atto di accusa contro il regime islamico che lascia a spasso i criminali, mentre continua ad impiccare pacifici dissidenti. E l'Occidente continua a ignorare l'Iran!
Gli studenti dell’università di Teheran tornano a protestare contro le autorità dell’ateneo e contro il governo, accusato di preoccuparsi più della repressione che non della loro sicurezza. La rabbia è stata scatenata dall’omicidio di uno studente, mercoledì, all’ingresso del campus. Era già sera quando Amir Mohammad Khaleqi, 19 anni, è stato avvicinato da un gruppo di uomini mentre rientrava al dormitorio maschile. Gli aggressori l’hanno malmenato e rapinato, Khaleqi ha tentato di non farsi portare via lo zaino ma è stato ucciso.
Subito, i suoi compagni hanno allertato il preside che ha negato che l’ateneo avesse responsabilità perché l’omicidio era avvenuto appena fuori dall’ingresso del campus. La reazione del manager, in un Paese in cui le università sono sorvegliate a vista e presidiate dalle telecamere e dai basiji, la milizia usata dai pasdaran per la repressione di piazza, ha acceso ulteriormente gli animi e centinaia di giovani si sono riuniti in sit-in nel cortile.
La protesta, iniziata venerdì, è continuata anche ieri, con momenti di tensione durante il corteo interno al campus che hanno portato a scontri con gli agenti in borghese disposti all’interno dell’università. Alcuni di loro avevano cominciato a filmare i ragazzi, un modo per tenere traccia di potenziali leader o “agitatori”. Quattro studenti sono stati arrestati e uno è stato ferito al naso. Il presidente Masoud Pezeshkian, che è consideratoun riformista, è stato lui stesso docente e preside dell’ateneo di Tabriz: conosce bene la forza sociale e politica delle università iraniane. Ha immediatamente spedito il ministro della scienza, Hossein Simaei Sarraf, a tentare di placare gli animi con il mandato di «dare rapidamente seguito al caso e alle proteste che ne sono seguite in modo che non si estendano oltre l’università». Ha anche parlato di “forze canaglia” cui dovrebbe essere impedito di entrare nell’ateneo, apparentemente riferendosi agli agenti di sicurezza in borghese che spadroneggiano nei campus. Nonostante sia stata aperta un’indagine sull’omicidio, però, la tensione resta alta e attraversa la giovane società iraniana messa a dura prova dalla crisi economica e dalla repressione. Le università in Iran sono storicamente un presidio di dissidenza e di resistenza all’autoritarismo, sono state protagoniste anche dell’ultimo grande movimento pro-democrazia, Donna, Vita, Libertà. Durante le proteste seguite alla morte di Mahsa Amini mentre era in custodia della polizia morale, migliaia di studenti sono stati arrestati, molti sono rimasti in carcere per mesi subendo maltrattamenti e in alcuni casi denunciando torture, tanti sono stati sospesi e allontanati dall’università. Lo stesso destino è toccato ai docenti che si sono schierati a fianco dei giovani in rivolta. In campagna elettorale Pezeshkian aveva assicurato che li avrebbe fatti reintegrare ed è stata una delle poche promesse che il professore di Tabriz finora è riuscito a mantenere.
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