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Libero Rassegna Stampa
16.02.2025 Yasmeen, araba e cristiana salva vite con la stella di David
Commento di David Zebuloni

Testata: Libero
Data: 16 febbraio 2025
Pagina: 11
Autore: David Zebuloni
Titolo: «Anche Yasmeen, araba e cristiana, salva vite con la Stella di David»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 16/02/2025, a pag. 11 con il titolo "Anche Yasmeen, araba e cristiana, salva vite con la Stella di David" il commento di David Zebuloni.

Inseguire il sogno di Israele, tra realtà e illusioni | Kolòt-Voci
David Zebuloni

Yasmeen Mazzawi, araba cristiana, volontaria della Stella di David Rossa (MDA), ha salvato vite durante il pogrom del 7 ottobre.

Sin dalla prima infanzia i miei genitori mi hanno insegnato ad amare e rispettare il prossimo, a prescindere dal suo credo politico e religioso». Questa è la storia di Yasmeen Mazzawi, paramedica arabo-israeliana di Nazareth che da cinque anni ormai presta il proprio servizio di volontariato per MDA, la Croce Rossa israeliana. «I miei genitori mi hanno anche insegnato a lasciare il segno ovunque io andassi. Così, in età adolescenziale, quando il tema dell'inclusione era diventato particolarmente presente nella mia vita, loro mi hanno spronata a esplorare la realtà che mi circondava», racconta Yasmeen in un’intervista esclusiva a Libero. «D’altronde, noi arabi israeliani ci lamentiamo spesso del muro invisibile, del vetro che ci divide dal resto della popolazione, ma di fatto non facciamo nulla per infrangerlo. Se vogliamo essere davvero parte della società israeliana, non possiamo limitarci a lamentarci. Dobbiamo agire».
Yasmeen, infatti, ha deciso di agire. All’età di appena quindici anni si è iscritta al volontario di MDA, superando con successo il corso di primo soccorso. «A MDA ho ritrovato esattamente gli stessi valori che mi erano statti trasmessi in casa», puntualizza Yasmeen. «Il rispetto per il prossimo, l’amore incondizionato per tutti gli esseri umani. A MDA, d’altronde, tutti hanno lo stesso obiettivo: salvare la vita del paziente. Non importa quale sia la sua nazionalità, o in quale Dio lui creda. Quando indossiamo le divise di MDA, tutti sono uguali ai nostri occhi. Non chiediamo mai “Scusa, sei ebreo, cristiano o musulmano? Israeliano o arabo?”. No, sono tutti essere umani. Questa è l’unica cosa che conta davvero».
Yasmeen oggi ha vent’anni, lavora come analista aziendale, si prepara per il dottorato, ma non rinuncia alla sua vocazione, al suo impegno civile di paramedico.
"Non potrò mai dimenticare il mio 7 di ottobre", confessa con una lieve piega nella voce. «In quel periodo stavo finendo il mio Master in Germania ed ero tornata in Israele per una breve vacanza. Proprio quella sera, la sera del 7 ottobre, dovevo tornare in Germania per consegnare la tesi al mio relatore. Ovviamente non ho preso quell’aereo. Come potevo lasciare tutto e tornare? Io faccio parte di questo Paese. Questo popolo è il mio popolo. Questa casa è la mia casa. Come potevo abbandonarla nel momento del bisogno? Ho immediatamente indossato la divisa di MDA con la Stella di Davide rossa e sono corsa alla stazione di pronto soccorso più vicina».
Così, durante tutto il periodo successivo al 7 ottobre, un periodo difficile di guerra acuta su diversi fronti, Yasmeen ha continuato ad operare come paramedico volontario al confine con il Libano. «Spesso ho avuto paura, non lo nego, ma poi guardavo i nostri soldati, i soldati dell'IDF, così giovani e coraggiosi, e ho trovato la forza di continuare», rivela la giovane. «Quando ci trovavamo al confine e suonavano le sirene, dovevamo scendere dall’ambulanza, mettere il casco e sdraiarci a terra.
Così tanti pensieri mi passavano per la mente durante quegli attimi infiniti. Dovevo occuparmi di me stessa, del mio team, del paziente. E pensavo ai miei genitori, che mi aspettavano a casa terrorizzati. Tuttavia, l’esperienza, il senso di responsabilità e l'adrenalina mi hanno aiutata a ragionare e ad agire con grande lucidità. E poi, a dire il vero, non sono mai stata sola. Nemmeno per un istante. MDA è la mia famiglia. Siamo sempre insieme, anche negli istati più difficili ci sosteniamo a vicenda. Ci diamo forza a vicenda. Io, araba e cristiana, loro israeliani ed ebrei. Siamo una famiglia».
Proprio così, nonostante la diversità, a MDA tutti i volontari riescono a coesistere alla perfezione. "Ebrei, cristiani, musulmani, israeliani, arabi, drusi, beduini, laici, tradizionalisti e ortodossi: è davvero straordinario vedere dall’interno questo microcosmo che ingrana alla perfezione. Tutti uniti dall’amore per Israele e dal desiderio di salvare la vita di chi ci abita», afferma Yasmeen. «Io stessa, quando opero in ambulanza, sono sempre accompagnata da un volontario ebreo ultraortodosso. Io e lui, siamo una squadra vincente».
Il 2024 è stato il 94° annodi attività del MDA durante il quale si è impegnato a rispondere a 3.644.612 chiamate, di routine o di emergenza, ed è scattato per missioni importanti ben 1.444.924 volte, con una media di intervento ogni 21.8 secondi. Il tempo medio di risposta ad ogni chiamata è di appena tre secondi.
MDA opera grazie a 37.500 volontari e dipendenti, inclusi 15.000 giovani di ogni religione e appartenenza politica. Il volontario più piccolo ha 14 anni, il più anziano 91. Tutto ciò è possibile anche e soprattutto grazie alle donazioni provenienti dall'estero. Motivo per il quale la sede italiana, il Magen David Adom Italia, si impegna quotidianamente nella raccolta fondi da destinare all'operato sociale e medico di MDA, tramite il suo sito internet www.amdaitalia.org e le sue innumerevoli iniziative.
«Durante i miei anni di volontariato ho imparato che si vive una volta sola, ed è un vero spreco vivere una vita di odio», conclude Yasmeen. «Anche se fuori c’è la tempesta, dentro l’ambulanza israeliana sembra di essere su un’isola di pace, di uguaglianza e di condivisione. Vorrei tanto che quest’isola superasse i confini di MDA, e toccasse il mondo intero».

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