Hamas cede alla minaccia Cronaca di Matteo Legnani
Testata: Libero Data: 16 febbraio 2025 Pagina: 11 Autore: Matteo Legnani Titolo: «Hamas cede alla minaccia e libera altri tre ostaggi»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 16/02/2025, a pag. 11, con il titolo "Hamas cede alla minaccia e libera altri tre ostaggi" la cronaca di Matteo Legnani.
Solita sceneggiata per la liberazione degli ultimi tre ostaggi: Hamas ostenta vittoria. Ma in realtà, stavolta, ha subito una sconfitta, perché non avrebbe voluto liberarli sabato, ma dopo le minacce di Trump e Netanyahu ha dovuto farlo.
È stata la solita sceneggiata, che si ripete da quando, un mese fa, è scattata la tregua tra Israele e Hamas: una esibizione di armi e bandiere con proclami sul palco, del tutto priva di rispetto per la dignità degli ostaggi.
Così come avevano fatto nelle cinque precedenti occasioni, ieri i terroristi palestinesi hanno riconsegnato alle loro famiglie e alla libertà dopo 16 mesi di prigionia tre altri ostaggi rapiti il 7 ottobre 2023: l’israelo-americano Sagui Dekel-Chen, il russo-israeliano Alexander Trufanov e Yair Horn, che ha doppia cittadinanza anche lui, israeliana e argentina.
Una consegna, quella avvenuta ieri mattina, rimasta in dubbio fino a giovedì sera, dopo che a inizio settimana Hamas aveva annunciato che ieri non avrebbe proceduto alla prevista liberazione dei tre ostaggi, lamentando violazioni da parte di Israele di una parte degli accordi stipulati un mese fa, tra cui la mancata consegna di migliaia di tende nella Striscia.
Accuse che il governo di Gerusalemme aveva respinto, ribattendo che, qualora Hamas non avesse rilasciato i tre, la tregua sarebbe terminata e le truppe israeliane sarebbero rientrate nella Striscia. Così aveva deciso il gabinetto di guerra convocato mercoledì dal premier Benjamin Netanyahu. All'ultimatum di Gerusalemme si era aggiunto quello di Washington, con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump che era tornato a minacciare di scatenare «l’inferno» a Gaza qualora Hamas non avesse rispettato gli impegni.
E ieri il primo ministro israeliano ha voluto esplicitamente ringraziare il suo più stretto alleato, riconoscendo come decisivo il suo intervento. «Anche questa settimana Hamas ha cercato di violare l'accordo e creare una crisi con false accuse. Grazie alle nostre forze dentro e intorno a Gaza e grazie alla dichiarazione inequivocabile del presidente Trump, Hamas ha fatto marcia indietro e il rilascio dei rapiti è proseguito. Stiamo agendo in piena coordinazione con gli Usa per liberare tutti i rapiti, vivi e deceduti, nel più breve tempo», ha dichiarato Netanyahu.
L'allerta in Israele resta alta, in vista della prossima consegna di ostaggi, tra una settimana: Netanyahu, ieri sera, ha nuovamente convocato il gabinetto di guerra per nuove consultazioni sulla sicurezza e sulla fase due della tregua, mentre il capo dell'esercito israeliano, il generale Herzi Halevi, ha reso noto che le forze armate stanno «preparando piani offensivi».
Durante la prima fase della tregua, la cui durata è stata prevista di sei settimane, Hamas si era impegnata a rilasciare in tutto 33 ostaggi, a fronte della liberazione dalle carceri israeliane di migliaia di detenuti palestinesi (solo ieri ne sono stati fatti uscire più di trecento). Contando i tre riconsegnati ieri, il conto dei rilasciati è salito a 19 persone, con 14 ancora da liberare secondo gli accordi stipulati per il cessate il fuoco, inclusi gli 8 che Hamas ha già detto essere deceduti durante la prigionia.
Ma nelle mani di Hamas, a oggi, resterebbero in tutto ancora 73 prigionieri. L’altro giorno, minacciando di scatenare l’inferno a Gaza, Trump aveva esplicitamente chiesto ad Hamas l’immediata riconsegna di «tutti gli ostaggi».
Concetto che il presidente americano è tornato a ribadire ieri con un post su Truth nel quale, pur rallegrandosi per la liberazione dei tre, ha sollecitato Israele a decidere cosa fare in merito «alla scadenza delle 12 di oggi (ieri, ndr) imposta ad Hamas per il rilascio di tutti gli ostaggi», pur aggiungendo che «gli Stati Uniti sosterranno qualsiasi decisione Israele intenda prendere a riguardo».
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