Ucraina: Trump attento, Putin è un terrorista! Cronaca di Carlo Nicolato
Testata: Libero Data: 13 febbraio 2025 Pagina: 6 Autore: Carlo Nicolato Titolo: «Putin e Trump, piani di pace «Ci incontriamo in Arabia»»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 13/02/2025, pag. 6, con il titolo "Putin e Trump, piani di pace «Ci incontriamo in Arabia»", la cronaca di Carlo Nicolato.
Carlo Nicolato
Con la prima telefonata ufficiale fra Trump e Putin inizia la trattativa per l'Ucraina. Ma Trump deve stare attento, perché sta trattando coi guanti il dittatore russo. Il quale non vede l'ora di avere a che fare con un interlocutore disposto a concessioni, per prendersi tutto. Attento Trump, non fidarti di Putin! Perché è un terrorista e mente sempre, come Stalin
È la prima telefonata certa tra Trump e Putin, quella in seguito alla quale il presidente americano ha potuto annunciare sui social di aver concordato con il presidente russo della necessità «di lavorare insieme, molto da vicino, anche visitando le rispettive nazioni» e «di far iniziare immediatamente i negoziati» per porre fine alla strage in Ucraina secondo un principio che entrambi hanno definito di «common sense. A breve ci sarà un cessate il fuoco».
Trump ha riferito che non si è discusso solo di Ucraina, ma anche di Medio Oriente, energia, intelligenza artificiale, del potere del dollaro e «vari altri argomenti», e ha assicurato che avrebbe chiamato subito il presidente ucraino Zelensky per riferirgli contenuti più precisi. Il Cremlino ha confermato tutto, compreso il fatto che Putin ha invitato Trump a Mosca per una visita ufficiale. Che probabilmente ci sarà, ma intanto, colpo di scena di ieri sera, Donald e Vlad si vedranno «in Arabia Saudita». Lo dichiara lo stesso numero uno della Casa Bianca parlando con i giornalisti. Una sede, quella saudita, che mostra il posto acquisito sullo scacchiere internazionale dal principe Bin Salman.
LO SCAMBIO
La telefonata sembra essere il prodromo di una nuova era di distensione tra le due potenze, tanto più che è arrivata dopo l’accordo che ha permesso il rilascio dell’insegnante americano Marc Fogel da parte delle autorità di Mosca in cambio della liberazione del cybercriminale russo Alexander Vinnik da parte di Washington. E dopo che lo stesso Trump aveva auspicato che tale scambio rappresentasse un primo passo per negoziare la fine dell’invasione russa dell’Ucraina. Ieri, la Casa Bianca ha annunciato il rilascio di un altro cittadino americano e di tre persone detenute in Bielorussia.
Nel successivo preannunciato contatto anche Zelensky ha assicurato a Trump di volere la pace. Il presidente ucraino ha detto di aver avuto una «conversazione significativa» e che «insieme agli Stati Uniti, stiamo definendo le nostre prossime mosse per fermare l’aggressione russa e garantire una pace duratura e affidabile».
Della delegazione americana che condurrà i negoziati con la Russia sull’Ucraina, ha rivelato la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt, faranno parte il segretario di Stato Marco Rubio, il direttore della Cia John Ratcliffe, il consigliere alla sicurezza nazionale della Casa Bianca Michael Waltz, oltre all’inviato speciale per l’Ucraina il generale Keith Kellogg.
Tutti d’accordo? Ovviamente no. Putin e Zelensky rimangono per il momento su posizioni inconciliabili e il primo discorso alla Nato del segretario alla Difesa Usa Pete Hegseth in cui ha sostenuto sostanzialmente che gli Usa hanno problemi più importanti dell’Ucraina a cui pensare, come la Cina, e che a Kiev deve pensarci l’Europa, ma al di fuori dell’Alleanza, non può essere una buona notizia per il presidente ucraino. Hegseth ha spiegato che «porre fine ai combattimenti e raggiungere una pace duratura è una priorità assoluta» sarà possibile «solo unendo la forza degli alleati a una valutazione realistica del campo di battaglia». Questo significa che «tornare ai confini dell’Ucraina pre-2014», condizione posta da Zelensky, «è un obiettivo irrealistico». E «inseguire questo obiettivo illusorio», ha continuato Hegseth, «non farà che prolungare la guerra e causare più sofferenza». Quindi verosimilmente secondo gli Usa l’Ucraina dovrà rinunciare oltre alla Crimea anche al Donbass. Oltre al fatto che Donald già avvisa: «Prima o poi saranno necessarie nuove elezioni a Kiev».
Il secondo punto cardine del discorso riguarda l’adesione dell’Ucraina alla Nato che gli Usa non credono «sia un risultato realistico di un accordo negoziato». Hegseth sfila di fatto l’Alleanza Atlantica dalla posta in gioco della guerra e sottolinea che «al contrario, qualsiasi garanzia di sicurezza deve essere sostenuta da truppe europee e non europee capaci».
«Se queste truppe vengono schierate come peacekeeper in Ucraina in qualsiasi momento, dovrebbero essere schierate come parte di una missione non Nato e non dovrebbero essere coperte dall’articolo cinque», ha aggiunto smontando tre anni di scontro aperto tra Russia e Alleanza. Un colpo durissimo per Kiev e gli alleati, specie perché Hegseth ha anche chiarito che in nessun caso «come parte di qualsiasi garanzia di sicurezza, verranno schierate truppe Usa in Ucraina».
IL DISIMPEGNO
Insomma da questo momento in poi è soprattutto l’Europa che deve pensare al futuro dell’Ucraina e deve fornire «una quota schiacciante di futuri aiuti letali e non letali all'Ucraina». E le motivazioni sono quelle accennate all’inizio, ovvero le «dure realtà strategiche» della competizione con la Cina nell’Indo-Pacifico, sommate all’attenzione sulla sicurezza dei propri confini nazionali, che «impediscono agli Stati Uniti d’America di concentrarsi principalmente sulla sicurezza dell’Europa». Di conseguenza l’Europa deve «spendere di più per la difesa», anche più della soglia stabilita del 2% del Pil che «non è più sufficiente». «Il presidente Trump ha chiesto il 5% e sono d'accordo», ha aggiunto Hegseth, avvertendo con una certa durezza che sebbene gli Usa «restino impegnati nell’alleanza Nato e nella partnership con l’Europa» non possono più tollerare «una relazione sbilanciata che incoraggiala dipendenza».
Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante